Coronavirus, l'allarme dei medici: 2mila sanitari contagiati
Sindacati e ordini professionali chiedono di tutelare maggiormente gli operatori sanitari impegnati nella lotta contro il coronavirus
Hanno superato quota 2mila gli operatori sanitari, tra medici e infermieri, che sono stati contagiati dal nuovo coronavirus. È “un numero spaventoso e tale situazione mette purtroppo in ulteriore difficoltà le strutture sanitarie”, ha detto all’Ansa Carlo Palermo, segretario nazionale del più grande sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed. La stima, ha precisato, “si riferisce complessivamente a medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri e operatori sanitari”.
A lanciare l’allarme anche il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendo di mettere subito in sicurezza i medici e gli altri operatori sanitari, come strategia primaria nella lotta al coronavirus.
Gli operatori sanitari contagiati, spiega Anelli nella lettera ripresa dall’Ansa, sono “circa un 10% delle nostre potenzialità professionali sanitarie, poste in una situazione di non attività. È una realtà che non possiamo permetterci“.
“Se i dispositivi non sono sufficienti a garantire la sicurezza di tutti i medici, con maschere ffp3, guanti, camici, visiere o occhiali, calzari e copricapo, allora si definiscano le priorità. Sono gli ospedali – scrive Anelli – le strutture sanitarie in cui si concentra la maggiore intensità di cura nei confronti dei malati di Covid19, sul territorio invece si deve gestire la maggiore richiesta di assistenza dell’epidemia e le Autorità e i sanitari devono mettere in atto strategie per ridurre quanto possibile il contagio”.
“È di tutta evidenza – continua – che le protezioni disponibili devono essere fornite prima di tutto ai medici che sono sul fronte, ai colleghi delle strutture ospedaliere che assistono i malati di Covid-19, ai medici dell’emergenza-urgenza e del 118, ai membri delle Unità Speciali di continuità assistenziale e poi a tutti gli altri”.
Secondo Anelli è necessario “tutelare prioritariamente il personale sanitario che opera nelle zone a più alta virulenza, costretto ad affrontare casi di contagio con numeri da bollettini di guerra”.
“Serve – prosegue – effettuare i tamponi al fine di individuare in maniera precoce i medici e i sanitari positivi ed evitare che una volta infettati diffondano il virus soprattutto ai soggetti più fragili. Sono loro le risorse umane da mettere in sicurezza per prime. Sono loro i primi destinatari di tutti i possibili sistemi di protezione”.
“Dobbiamo continuare ad assistere tutti i malati cronici e tutti quelli che ordinariamente chiedono assistenza al SSN. In questa fase – conclude – coerentemente con le misure di contenimento dell’infezione, il personale medico ospedaliero e del territorio dovrebbe utilizzare al meglio i dispositivi telematici, come ad esempio triage telefonici, video consulto, ricette dematerializzate per seguire i pazienti, mantenendo stretto il rapporto con i pazienti sul territorio e proseguendo nella validissima opera di rete sanitaria che è alla base del nostro SSN”.