Caso Cospito, la Corte di Cassazione respinge il ricorso della difesa: l'anarchico resta al 41 bis
La Corte di Cassazione ha deciso che Alfredo Cospito deve restare in regime in carcere duro, rigettando il ricorso contro il 41 bis
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Alfredo Cospito contro il 41 bis. L’anarchico in sciopero della fame da tre mesi resta quindi in regime di carcere duro, disposto nei suoi confronti quasi un anno fa e confermato lo scorso dicembre dal tribunale di sorveglianza.
Cospito, la Corte di Cassazione respinge il ricorso
La decisione è arrivata nel pomeriggio di oggi, venerdì 24 febbraio, al termine della camera di consiglio della prima sezione penale della Corte di Cassazione.
La Suprema Corte era stata chiamata a valutare il ricorso presentato dalla difesa di Alfredo Cospito contro il provvedimento del tribunale di Sorveglianza che aveva rigettato la richiesta di annullamento del carcere duro.
La protesta in piazza degli anarchici
All’esterno della Cassazione, in piazza Cavour a Roma, gli anarchici hanno inscenato un sit in in solidarietà ad Alfredo Cospito. Per tutta la giornata i manifestanti, circa una ventina, hanno esposto diversi striscioni, da “Il carcere uccide” a “Lo Stato democratico tortura con il 41 bis”.
Manifestazione che si è volta con un dispositivo di sicurezza rafforzato attorno al “Palazzaccio”, con schierati blindati della polizia e numerosi agenti anche in borghese.
Come riporta Ansa, appresa la notizia della sentenza della Cassazione, gli anarchici hanno urlato “Assassini, assassini”.
Un gruppo di anarchici manifesta davanti alla Cassazione in solidarietà ad Alfredo Cospito
La decisione della Cassazione
Con la decisione della Cassazione dunque Alfredo Cospito resta in regime di carcere duro, il 41 bis ordinato nei suoi confronti quasi un anno fa dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia e confermato di recente dal suo successore Carlo Nordio.
Oltre a respingere o accogliere il ricorso della difesa di Cospito, i supremi giudici potevano anche annullare con rinvio il provvedimento della Sorveglianza, rimandando gli atti al Tribunale per una nuova valutazione sul caso.
Quest’ultima era stata la richiesta avanzata dalla Procura generale della Cassazione che aveva condiviso in parte alcune delle critiche espresse dal difensore di Cospito.