Vola il prezzo del gas: quanto costa e perché la Russia vuole farlo pagare in rubli
Il presidente del Cremlino punta a rafforzare il rublo dopo la grave crisi economica innescata dalle sanzioni del blocco occidentale contro Mosca
Vladimir Putin ha firmato il 31 marzo un decreto che stabilisce che i Paesi “ostili” dovranno iniziare a pagare le forniture di gas in rubli attraverso un conto bancario della Gazprombank. Al contrario la Russia chiuderà i rubinetti. Il prezzo del gas è tornato alle stelle, a 132 euro al megawattora in apertura del Ttf di Amsterdam il giorno successivo. In un discorso in tv il presidente russo ha spiegato i motivi dietro la drastica decisione che rischia di lasciare l’Europa senza corrente.
- Vladimir Putin contro l'Occidente: "Non faremo la carità"
- Perché i pagamenti in rubli rafforzeranno la moneta russa
- I rischi dei pagamenti in rubli per l'Europa e gli Usa
Vladimir Putin contro l’Occidente: “Non faremo la carità”
Il presidente ha parlato delle sanzioni che il mondo occidentale ha imposto alla Russia, isolando il Paese a livello commerciale e danneggiando gravemente l’economia di Mosca.
“Nessuno ci vende niente gratis, e noi non faremo la carità. Per questo i contratti esistenti saranno terminati”, ha dichiarato in tv. Se i pagamenti non saranno effettuati in rubli, si tratterà di “un’inadempienza da parte degli acquirenti”, con pesanti conseguenze.
Perché i pagamenti in rubli rafforzeranno la moneta russa
Al Cremlino si parla di una strategia per rafforzare la sovranità della Russia e le misure saranno attuate su carta entro 10 giorni dalla firma del decreto. In realtà potrebbe passare più tempo, e c’è chi parla di inizio maggio per l’effettiva attuazione del documento.
Accettare solo i pagamenti in rubli per il gas significa rafforzare la valuta e costringere i Paesi europei a trattare indirettamente con la banca centrale russa, aggirando le loro stesse sanzioni. Il decreto è stato pensato per rivalutare il rublo, che dopo il calo record è tornato ai valori del 23 febbraio, il giorno prima dell’invasione dell’Ucraina. E ora si teme che le sanzioni possano ripercuotersi proprio sugli stati che le hanno decise.
Tassi di scambio del rublo rispetto al dollaro e all’euro.
I rischi dei pagamenti in rubli per l’Europa e gli Usa
Un rapporti di Goldman Sachs riportato dal Corriere della Sera fa sapere che “la maggiore frequenza dell’uso delle sanzioni finanziarie da parte degli Stati Uniti come strumento di politica estera sta probabilmente creando un incentivo per i Paesi terzi a diversificarsi da una percepita eccessiva dipendenza dal commercio denominato in dollari”.
Il dollaro potrebbe perdere il ruolo di valuta di riserva globale, custodita nelle banche centrali per fare fronte a crisi economiche e all’aumento del debito e per regolare il commercio internazionale. Stessa cosa che viene fatta, in parte, anche con l’euro. Se dovessero perdere questo ruolo, le due monete dell’Occidente si indebolirebbero, pesando sul potere d’acquisto del Paese, facendo aumentare ulteriormente l’inflazione e i tassi di interesse.
E quindi gravando anche sulle tasche dei cittadini europei e americani. Le nostre. Ma il pagamento in rubli è un’arma a doppio taglio. I leader Ue hanno già dichiarato che si opporranno all’ultimatum di Vladimir Putin, magari affidandosi a fornitori alternativi. La Russia perderebbe così, in parte o totalmente, i 350 milioni di dollari che arrivano dall’esportazione del gas all’eurozona.
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