Vaccino AstraZeneca "più sicuro dell'aspirina": parla Remuzzi
Il professor Giuseppe Remuzzi del Mario Negri ha spiegato che il vaccino AstraZeneca è più sicuro di molti farmaci di uso quotidiano
Il vaccino AstraZeneca sarebbe più sicuro di molti farmaci. Lo ha dichiarato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricera Mario Negri, all’Adnkronos. L’esperto ha sottolineato che tra le persone c’è “la tendenza ad associare al vaccino ogni decesso avvenuto nei giorni seguenti” la somministrazione del farmaco. “In Italia ogni giorno muoiono all’incirca 1.800 persone. Se anche vaccinassimo di colpo tutti gli italiani morirebbero 1.800 persone, i cui decessi non sono attribuibili al vaccino. In questo momento non c’è nessuna evidenza che i vaccini causino più morti di quelle aspettate per qualunque causa, incluse le trombosi”.
“Guardiamo ai dati. In Gran Bretagna l’8 gennaio viaggiavano al ritmo di 59 mila contagi da coronavirus Sars-Cov-2 e 1.241 decessi, il 7 aprile sono a una media settimanale di 3.072 contagi e 31 decessi. In Italia l’8 gennaio eravamo a 16.666 contagi con 760 decessi e al 7 aprile siamo a 16.499 contagi e 433 decessi. Questo dà l’idea di quanto è importante aver avuto i vaccini, di quanto salvano migliaia di vite. E poi ci sono gli effetti collaterali dei preparati. In generale non c’è un aumento né di morti né di trombosi, né di altro legato alla vaccinazione. Le morti sospette legate al vaccino AstraZeneca in Italia sono 10 su 2 milioni, è questo il valore medio. Sono dunque lo 0,0005% del totale”.
Secondo il dottor Remuzzi “è giusto che la gente sappia delle rare forme di trombosi osservate. Ma anche che sia consapevole del fatto che la frequenza di eventi di questo tipo legati al vaccino è più rara di qualunque altra complicazione legata a qualunque farmaco. Il vaccino è più sicuro dell’aspirina, di qualunque antibiotico, di antiaritmici, antipertensivi. Per i farmaci di tutte queste categorie c’è un rischio di morte più alto di quanto non ci sia con il vaccino AstraZeneca. Però nessuno di coloro che prendono un antiaritmico smette perché può morire a causa del farmaco, perché la morte per aritmia è così frequente che è meglio usare le terapie disponibili per contrastarla”.
Remuzzi: i benefici del vaccino AstraZeneca superano i rischi legati a trombosi
Bisogna tenere a mente “il fatto quasi miracoloso che in pochissimo tempo abbiamo quattro vaccini già pronti per essere somministrati e poi che la campagna vaccinale è già cominciata in tutto il mondo. Sono vaccini che proteggono al 100% dalla malattia grave e il Regno Unito ha mostrato che con una sola dose si riesce a immunizzare rapidamente una parte sostanziale della popolazione, e questo porta a una riduzione drammatica della necessità di occupare posti in ospedale e riduce il numero dei morti a poche decine, anche a zero in alcuni giorni”.
“In Italia, dove siamo riusciti a immunizzare solo una piccola parte della popolazione, siamo ancora al numero di morti che avevamo prima. Quindi dobbiamo usarli i vaccini e nella vita reale sono estremamente efficaci nel combattere la malattia. Non dimentichiamoci che ancora oggi il migliore vaccino è quello che riesci ad avere, perché i vantaggi sono così grandi e gli eventi avversi così rari che il beneficio supera i rischi“, ha sottolineato il medico all’Adnkronos.
Vaccino AstraZeneca e trombosi: potrebbero esserci problemi anche con altri sieri
“Oggi si parla di questo problema con il vaccino AstraZeneca, che non sappiamo se ci potrà essere anche con altri vaccini a vettore virale e che non è emerso al momento con certezza negli altri vaccini. È una condizione estremamente rara che in Germania è stata definita piastrinopenia immune indotta da vaccino. Si abbassa il numero di piastrine nel sangue e si verificano trombosi del seno venoso cerebrale e trombosi della circolazione venosa splancnica, dell’intestino”, ha spiegato ancora l’esperto del Mario Negri.
In Europa “si parla di 169 casi della prima manifestazione e 53 della seconda su 34 milioni di persone vaccinate. È un evento rarissimo e si è verificato con la prima dose. Per adesso non ci sono evidenze che si possa manifestare con la seconda dose. Quindi tutti quelli che hanno ricevuto senza problemi la prima dose con AstraZeneca devono prendere anche la seconda dose con questo vaccino, indipendentemente dall’età”, ha chiarito.
Vaccino AstraZeneca e trombosi: chi sembrerebbe più a rischio e perché
Questi eventi avversi “si sono visti soprattutto nei giovani, e vari Paesi del mondo hanno deciso di vaccinare preferenzialmente i giovani con Pfizer e Moderna e le persone più anziane con AstraZeneca. Il problema in realtà in Italia non si pone, perché ora dobbiamo vaccinare gli over 70 con tutto quello che abbiamo a disposizione. Dobbiamo completare al più presto questa vaccinazione come in Gran Bretagna e va benissimo decidere di offrire AstraZeneca agli over 70. Farlo ci porterà fuori da questo disastro”.
Tuttavia “alla gente va detta sempre la verità. La fiducia nei vaccini si costruisce dicendo le cose come stanno sempre”, ha sottolineato. Grazie alle segnalazioni “abbiamo capito cosa succede. È qualcosa che somiglia a un’altra malattia rara, ma molto più frequente, indotta da eparina. Si formano anticorpi che si legano anche alle piastrine e causano un fenomeno rarissimo. È importante che la gente sappia che se ha determinati sintomi tra i quattro e i dieci giorni dopo la vaccinazione, come lividi, ematomi, mal di testa forte, dolori addominali inspiegabili, si può fare questa diagnosi in modo facile”.
Vaccino AstraZeneca e trombosi: una cura è già disponibile in tutti gli ospedali
“C”è una cura, probabilmente basata su immunoglobuline ad alte dosi, come si fa per il rigetto del trapianto. Una cura disponibile in tutti gli ospedali. Quindi è giusto che la gente sappia. C’è un lavoro della Johns Hopkins University che ha mostrato come le trombosi del seno venoso cerebrale succedono normalmente in una persona su 200 mila di tutte le età, non è che non accadano a chi non fa il vaccino e sono più frequenti”, ha ribadito il medico.
“Ma quelle da vaccino sembrava fossero in una particolare classe d’età, soprattutto donne giovani. Oggi questo dato si mette un po’ in discussione. Ed ecco quindi di nuovo perché è bene che la comunità scientifica se ne occupi. Perché se sapessimo anche i fattori che predispongono a questi eventi rari potremmo evitare di somministrare il vaccino AstraZeneca selettivamente a quelle persone con una rarissima predisposizione alle trombosi“, ha concluso Giuseppe Remuzzi.