Open Arms, Salvini contro Toninelli: la prova dei "non ricordo"
La testimonianza dell'ex ministro Danilo Toninelli sul caso Gregoretti verrà impugnata in aula da Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini
Diventeranno una prova le risposte che l’ex ministro Danilo Toninelli ha fornito al pm che lo ha interrogato durante l’udienza preliminare nel processo contro Matteo Salvini per il caso Gregoretti. L’avvocato Giulia Bongiorno, legale del leader della Lega, porterà in tribunale il verbale della testimonianza del politico pentastellato per il processo per sequestro di persona che riguarda la vicenda della ong Open Arms, che si è aperto il 9 gennaio a Palermo. Ne dà notizia Repubblica.
Secondo quanto dichiarato da Danilo Toninelli, il primo governo Conte non avrebbe avuto alcuna responsabilità nella gestione dell’emergenza migranti operata dal Viminale. Tuttavia le incertezze e i “vuoti” della testimonianza potrebbero costituire una prova decisiva per spostare la responsabilità del reato dal solo Matteo Salvini a tutto il primo governo Conte.
Caso Gregoretti: 42 “non so” e “non ricordo” di Toninelli
Sono ben 42 i “non ricordo” e i “non so” che avrebbe dichiarato Danilo Toninelli nelle due ore in cui è stato interrogato dal pubblico ministero. Lo rende noto Repubblica, pubblicando stralci del verbale che riguardano il processo per il caso Gregoretti. “Il Consiglio dei ministri non trattò l’argomento. La scelta di quando fare sbarcare è esclusiva competenza del ministero dell’Interno”.
L’estraneità del governo gialloverde nella gestione dei migranti avrebbe riguardato, secondo quanto riferito da Toninelli in aula, il dibattito politico, nel “tentativo di far interessare i Paesi europei alla questione migratoria”. Per il “contesto giuridico” nel quale si svolsero le azioni dell’esecutivo, “ognuno ha le proprie responsabilità”.
Il giudice Nunzio Sarpietro ha chiesto in tribunale a Danilo Toninelli se il contratto di governo prevedesse una politica comune per Movimento 5 Stelle e Lega riguardo gli sbarchi sulle coste italiane. L’ex ministro dei Trasporti, riporta Repubblica, avrebbe risposto: “Non ricordo, non fu una parte di mia competenza. So che aveva come principio politico la lotta all’immigrazione clandestina, ma nel rispetto delle convenzioni internazionali, nel tentativo di cambiare il regolamento di Dublino“.
“Non ricordo“, avrebbe ribadito Danilo Toninelli riguardo le modalità con cui il governo Conte aveva intenzione di cambiare il regolamento. “Nessuno” l’indirizzo politico per superare il patto di Dublino, “non se ne parlò mai”. L’ex ministro avrebbe ammesso in tribunale di non aver “mai letto” il codice Minniti per le navi umanitarie.
Nonostante il suo coinvolgimento nella vicenda, insieme al suo omologo spagnolo, Danilo Toninelli avrebbe inoltre dichiarato, secondo quanto rivela Repubblica, di non ricordare come e chi mise fine alla vicenda Open Arms. Ricordando però che la collega del ministero della Difesa Elisabetta Trenta si rifiutò di firmare per la seconda volta il decreto di interdizione all’ingresso in acque italiane per la Open Arms dopo l’annullamento del Tar del Lazio: “Le condizioni e il contesto erano gli stessi, sarebbe stato bocciato di nuovo“.
Toninelli: la verità sui “non ricordo” in tribunale
“Eccovi la verità sul ‘non ricordo’ di cui sono stato ingiustamente accusato a reti unificate. Era tutto falso! Lo potete leggere nella trascrizione integrale della mia testimonianza al Tribunale di Catania. Un verbale di oltre 40 pagine. Alla faccia di chi diceva che non ricordassi nulla! Sul caso Open Arms, ho risposto “Sì, ricordo” sia al giudice che all’avvocato Giulia Bongiorno, ex ministro del Conte I”, ha dichiarato Danilo Toninelli su Facebook.
“A causa delle falsità che sono state dette ovunque sul mio conto ho ricevuto minacce e insulti di ogni tipo. Questa è l’Italia in cui viviamo. Ma non possiamo mollare!”, ha concluso l’ex ministro, pubblicando alcune fotografie del verbale in cui si leggono frasi come “sì, ricordo“.