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Spostamenti tra regioni e movida, l'avvertimento di Lopalco

Pierluigi Lopalco ha fatto il punto della situazione in merito agli spostamenti tra regioni e gli assembramenti osservati nei giorni scorsi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

L’epidemiologo Pierluigi Lopalco ha espresso il suo punto di vista in merito agli spostamenti tra regioni previsti (salvo diversa indicazione del Governo sulla base del monitoraggio dei dati di venerdì) per il 3 giugno. In un’intervista del Messaggero, Lopalco ha dichiarato: “Oggi non sappiamo lo stato dei positivi non rilevati, che possono uscire andare in giro, e vale per tutte le Regioni. Per questo se in Lombardia ci fossero numeri più chiari, staremmo tutti più sereni”.

Coronavirus, Lopalco: “Operazione verità da parte di tecnici, non politici”

L’epidemiologo ha mostrato alcune perplessità in merito ai dati della Lombardia, in quanto ci sarebbero alcuni punti oscuri su cui ha invocato l’intervento degli esperti. “Un’operazione verità, far parlare i numeri e farli dire a un tecnico, non ai politici“, ha detto Lopalco.

Per poter permettere ai cittadini delle regioni in cui continuano a esserci nuovi contagi su base quotidiana, come la Lombardia, Lopalco ha auspicato: “Dovrebbero raccontarci i dati. Della Puglia vi posso raccontare ogni cosa, perché conosco tutti i numeri con luci e ombre”.

Movida e assembramenti, quando si vedranno gli effetti

In merito agli assembramenti osservati nei giorni scorsi, Lopalco ha chiarito alcuni aspetti, diversificando i rischi per zone: “Tra cento ragazzi che fanno l’aperitivo in una zona dove la diffusione virale è bassa, come la Sardegna, è più improbabile che ci sia un portatore asintomatico; diverso ai Navigli di Milano, dove questa probabilità è decisamente più alta”.

L’esperto ha quindi spiegato che gli effetti degli assembramenti della movida giovanile si potranno osservare non prima di un mese, in quanto la sintomatologia nei ragazzi è spesso meno evidente che negli adulti: “Ci vorranno almeno due-tre periodi di incubazione”.

In collegamento con ‘Agorà’ su Rai Tre, Lopalco ha poi chiarito questo punto specifico: “Gli eventuali effetti di queste aggregazioni, se è successo qualcosa, li vedremo più avanti, forse a metà giugno, perché quando il virus circola tra i giovani lo fa in maniera molto subdola. Ce ne accorgiamo quando questi ragazzi trasmetteranno la malattia ai loro genitori”.

Nella stessa occasione, l’esperto ha anche sottolineato che “sui social serpeggia un’informazione negazionista e complottista, che il virus alla fine è tutta un’invenzione. Il virus nei soggetti giovani raramente dà malattia grave ma dà infezione che può essere trasmessa. Bisogna far capire che il virus può colpire tutti quanti”.

Lopalco: “Si può uscire ma evitare esagerazioni”

Per Lopalco, però, la soluzione non è tornare al lockdown. Dopo le riaperture, ha sottolineato l’esperto a ‘Il Messaggero’, sarebbe difficile tornare indietro. Per cui l’unico modo per evitare che la curva dei contagi torni a salire è affidarsi al buon senso e “insistere con campagne di informazione”.

“Si può uscire – ha precisato Lopalco – ma vanno evitate le esagerazioni. Ci possono essere dei nuovi casi, ma ora siamo in grado di riconoscerli e di gestirli per tempo. Questo non significa fare assembramenti di migliaia di persone, essere superficiali”.

Il virologo Guido Silvestri si è espresso in maniera ancor più drastica contro il lockdown, evidenziando sette motivi per cui la chiusura totale non sempre sarebbe utile a contenere il virus.

Lopalco sul bollettino: “Errore clamoroso”

L’epidemiologo ha definito un “errore clamoroso” la scelta di divulgare quotidianamente il bollettino: “Un’epidemia del genere non si può valutare su numeri che in ogni contesto hanno un senso differente. Per poter decidere se la situazione è tranquilla o preoccupante bisogna sapere quei numeri a cosa si riferiscono: a focolai già noti o a nuovi controlli, o se sono casi sporadici di cui non si riesce a ricostruire la catena di contagio”.

Per Lopalco il contesto in cui vengono osservati i dati è parte dell’informazione: “Oggi comunicare l’Rt è dare un numero che da solo non significa nulla in termini di valutazione del rischio sul territorio, che invece va fatta con un’attività di intelligence attraverso parametri che dicono se siamo al sicuro”.

 

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