Caso Saman Abbas, arrestato lo zio a Parigi: i dettagli del blitz
Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, è stato arrestato alla periferia di Parigi nella mattinata del 22 settembre
Lo zio di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane scomparsa ad aprile nelle campagne di Novellara e mai più ritrovata, è stato arrestato nella mattinata di mercoledì 22 settembre a Parigi. Danish Hasnain, come riporta ‘Ansa’, è stato bloccato dalla Polizia francese in una zona periferica della capitale francese, in esecuzione di un mandato di arresto europeo.
L’uomo è stato rintracciato in collaborazione con i Carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia.
Danish Hasnain è uno dei 5 parenti della giovane indagati per l’omicidio della ragazza.
La giovane si era ribellata a un matrimonio forzato in patria ed è scomparsa da Novellara, dove risiedeva con la famiglia, dal 30 aprile.
Caso Saman Abbas, arrestato lo zio a Parigi: l’arresto
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Hasnain sarebbe stato individuato probabilmente dai profili falsi che utilizzava per entrare sui social, come farebbero pensare i dettagli su device e ip contenuti nel mandato di arresto europeo.
Il ricercato è stato arrestato in un appartamento della periferia di Parigi, dove gli agenti hanno fatto irruzione mentre l’uomo si trovava in compagnia di alcuni connazionali, risultati estranei all’accaduto.
In Francia Hasnain sarebbe stato fermato ad un controllo di polizia, nel quale, nonostante fosse senza documenti, sarebbe stato tradito da un neo sul volto che ne ha permesso il riconoscimento.
“Dagli accertamenti che abbiamo fatto ritengo che fosse sicuramente la mente di questo progetto criminoso pazzesco” ha detto così il procuratore capo reggente di Reggio Emilia Isabella Chiesi durante la conferenza stampa.
Un’arresto ritenuto “fondamentale perché ci consente di poter avere una versione dei fatti e delle eventuali indicazioni in merito a dove si trova il corpo di Saman. E avendo già un altro indagato in carcere”, uno dei due cugini della 18enne “potremmo anche mettere a confronto le versioni dei fatti che volessero rendere”, ha detto il pm.
Dichiara di essere “assolutamente soddisfatto dell’arresto di Hasnain che aggiunge il tassello più importante a questa vicenda, l’autore materiale”, Claudio Falleti, avvocato difensore del fidanzato di Saman Abbas, il quale ribadisce però alle autorità “l’appello di portare la famiglia del mio assistito in Italia, famiglia che non dimentichiamo è stata minacciata a domicilio dal clan Abbas, e chi si macchia di un efferato crimine nei confronti di una figlia certamente non ha scrupoli a rinnovare lo stesso gesto nei confronti di terzi”.
Secondo il legale di Hasnain, Lalla Gherpelli “ci vorrà qualche giorno per la fissazione dell’udienza preliminare che poi verrà fatta anche in Italia. Non avevano mai spesso di pensare che fosse in Francia”.
La ricostruzione dei fatti
Lo zio Danish Hasnain, riporta ‘Ansa’, è considerato l’esecutore materiale del delitto.
Il pomeriggio del 30 aprile a casa della famiglia Abbas, a Novellara, ci fu una riunione e si parlò di come far sparire il cadavere di Saman, smembrandolo.
Il dettaglio è emerso dalle dichiarazioni rilasciate durante l’incidente probatorio dal fratellino della ragazza, scomparsa quella sera e che si ritiene sia stata uccisa dai familiari che non accettavano il suo comportamento, iniziato con il rifiuto di un matrimonio combinato in Pakistan.
All’incontro nella casa ci sarebbero stati anche lo zio Danish Hasnain e un altro parente.
Un partecipante, ha raccontato il fratello, “ha detto: io faccio piccoli pezzi e se volete porto anch’io a Guastalla, buttiamo la’ , perché così non va bene”.
Il cadavere di Saman, dopo due mesi di ricerche tra i campi e le serre del Reggiano, non è mai stato trovato. Secondo una lettera anonima, sarebbe nel torrente Bagna.
Gli inquirenti, i Carabinieri e la Procura di Reggio Emilia non hanno dubbi sul fatto che la giovane sia stata uccisa.
Una cruciale testimonianza in tal senso è proprio quella del fratello, che ha accusato lo zio Danish.
Fino a oggi, l’unico indagato a essere stato preso era stato Ikram Ijaz, 28 anni. Cugino di Saman, era stato bloccato a maggio a Nimes, mentre stava andando, a bordo di un pullman, dalla Francia alla Spagna.
Altri 3 familiari sono al momento latitanti: sono un altro cugino e i genitori della ragazza, tornati in Pakistan il 1° maggio.