Russia a rischio default imminente dopo l'annuncio di Fitch: a pesare le scelte di Putin sul debito di Mosca
La decisione del Cremlino di prevedere la possibilità di pagare in rubli gli investitori internazionali ha spinto l'agenzia di rating a declassare
La Russia rischia il “default imminente“: in queste ore l’agenzia Fitch ha declassato ulteriormente il rating di Mosca che, a causa degli sviluppi della guerra in Ucraina e delle conseguenti sanzioni dell’Occidente, passa dalla categoria B alla C: a breve dunque il Cremlino potrebbe non essere più capace di ripagare il proprio debito. Fitch, come le altre agenzie più importanti di rating (Standard&Poors e Moody’s), aveva già classificato la Russia come paese a rischio default a inizio marzo, arrivando a parlare dei bond russi con il termine “junk“, utilizzato in ambito finanziario per definirli letteralmente “spazzatura“.
Debito estero, Mosca sarà in grado di ripagarlo?
L’ulteriore retrocessione a pochi giorni di distanza dalla precedente è conseguente agli “sviluppi che hanno ancor più minato la volontà della Russia di ripagare il proprio debito pubblico“, si legge nella spiegazione dell’istituto americano. Tra questi sviluppi c’è decreto approvato da Mosca il 5 marzo: il testo deliberato dalla Duma (il Parlamento russo) prevede infatti la possibilità per la Banca centrale russa di convertire in valuta locale anche i pagamenti del debito ad oggi in valuta estera, cosa che porterebbe al crollo del loro valore.
La decisione del governo di Mosca che destabilizza gli investitori
A seguito delle pesanti sanzioni nei confronti di Mosca che tutti gli stati occidentali stanno mettendo, il governo russo ha infatti già annunciato che pagherà in rubli i “creditori cattivi”. Se agli investitori esteri cominciassero ad arrivare rubli anche su bond che prevedono il rimborso solo in dollari o in euro, potrebbe essere l’inizio di un vero e proprio terremoto finanziario dalle conseguenze incalcolabili.
Ad esempio, le cedole sulle obbligazioni che scadono il prossimo 16 marzo non prevedono il pagamento in valuta russa: convertirle in rubli sarebbe il primo passo di quello che gli economisti definiscono il “default tecnico”. Nel frattempo il ministero delle Finanze russo ha tentato di correre ai ripari, assicurando qualche giorno fa che “onorerà completamente e nei tempi previsti gli obblighi in materia di servizio e ritiro dei titoli di stato della Federazione Russa” ma il nodo del pagamento in valuta locale e non in dollari resta.
L’analisi dell’Economist sulla situazione della Russia
Una dichiarazione di insolvenza implicherebbe un isolamento finanziario del Paese ancora più grave di quello attuale. Lo status di default viene superato con difficoltà, si tratta di un’etichetta che agli occhi dei mercati rimane impressa nella storia dello Stato per decenni. Come si legge nell’analisi del settimanale britannico Economist, questa deriva finanziaria “danneggerebbe gravemente le prospettive macroeconomiche di medio periodo, la stabilità finanziaria e le condizioni di investimento già deboli della Russia”.