Perché Oriana Fallaci piace così tanto a Salvini e Meloni e cosa scriveva davvero sulla destra italiana
Oriana Fallaci, da molti, è vista come intellettuale e simbolo di destra, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni in testa: chi era davvero la giornalista
Oriana Fallaci, dal 2001, è stata più volte elogiata dai partiti e dai leader di destra – Matteo Salvini e Giorgia Meloni in testa – soprattutto per le sue dichiarazioni critiche sull’Islam e sul fondamentalismo. Per il resto, i punti in comune sono pochi: durante il Fascismo era stata una giovanissima partigiana, si professava atea e ha combattuto in prima linea per il diritto all’aborto, sostenendo il Partito radicale. Ma allora perché viene percepita come intellettuale simbolo di una precisa parte politica? Chi era davvero Oriana Fallaci.
- Oriana Fallaci, l'intellettuale simbolo della destra
- Chi era davvero Oriana Fallaci, la partigiana di Firenze
- Il discorso sull'aborto in diretta sulla Rai nel 1976
- Il cancro e l'11 settembre 2001
- Cos'ha scritto Oriana Fallaci sullo scontro tra Destra e Sinistra
- La critica di Gasparri
- I post di Matteo Salvini e lo scontro col nipote di Oriana Fallaci
- I post di Giorgia Meloni su Oriana Fallaci
Oriana Fallaci, l’intellettuale simbolo della destra
Nell’immaginario generale, dagli inizi del 2000, Oriana Fallaci è l’intellettuale-simbolo della destra.
Anche per questa convinzione, nel giugno 2023 ha fatto scalpore la decisione del Ministero dell’Istruzione – guidato dal leghista Giuseppe Valditara – di dedicare una traccia a un testo estratto da Intervista con la storia della giornalista, con tanto di polemiche esplose sui social.
In realtà la sua figura è molto più complessa e affonda le radici dall’opposizione al Fascismo, suo e della sua famiglia, sin dalla giovanissima età.
Chi era davvero Oriana Fallaci, la partigiana di Firenze
Oriana Fallaci era nata il 29 giugno 1929 a Firenze, primogenita di Edoardo Fallaci e Tosca Cantini, che in tutto ebbero 4 figlie (Neera, Paola ed Elisabetta, quest’ultima adottata).
Dei suo genitori ha scritto questo in La vita di Oriana narrata da Oriana stessa per i lettori dell’Europeo:
“Ho avuto la fortuna di essere stata educata da due genitori molto coraggiosi. Coraggiosi fisicamente e moralmente. Mio padre, si sa, era un eroe della Resistenza e mia madre non gli è stata da meno”.
Il padre, iscritto al Partito socialista italiano, era un attivo antifascista e coinvolse Oriana, la più grande, direttamente nella Resistenza: divenne una giovanissima partigiana, faceva la staffetta. A soli 14 anni, quindi, aveva il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate e tra le formazioni e il centro direttivo, ma anche i contatti fra i partigiani e le loro famiglie.
Il nome di battaglia di Oriana Fallaci era Emilia.
Finita la guerra, si iscrisse all’Università di Firenze, prima a Lettere e poi a Medicina, abbandonando però gli studi per dedicarsi al giornalismo e alla scrittura: prima al Mattino dell’Italia centrale, poi a Epoca, quindi a L’Europeo.
Negli anni Sessanta realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che diventò un libro pubblicato da Rizzoli, Il sesso inutile. Poi il suo primo romanzo, Penelope alla guerra, seguito da Se il sole muore.
Fece la corrispondente di guerra in Vietnam nel 1967, tornando nel Paese per ben 12 volte in sette anni per raccontare e criticare sia i Vietcong (e i comunisti) sia gli americani. Dal fronte seguì anche i confiliti tra India e Pakistan, in Sudamerica e in Medioriente.
Nel 1973 conobbe Alexandros Panagulis, leader dell’opposizione greca al regime dei Colonnelli, che era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo: i due avviarono una relazione terminata con la morte di lui, il 1° maggio 1976, in un misterioso incidente stradale.
Nel 1975, insieme, collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia.
A Panagulis, Fallaci dedicherà il libro Un uomo. Di lui rimase anche incinta, ma dopo un litigio con lo stesso Panagulis ebbe un aborto spontaneo (il secondo o il terzo della sua vita, anche se secondo il nipote Edoardo Perazzi il libro fu scritto nel 1967 e quindi il figlio abortito non era di Panagulis, o perlomeno la storia raccontata non si riferirebbe al periodo della relazione con lui, ma probabilmente a quella con uno statunitense nel 1965). Dalla vicenda della maternità mancata trasse il libro Lettera a un bambino mai nato, il primo non nato da un’inchiesta giornalistica. Un grande successo editoriale, 4,5 milioni di copie in tutto il mondo.
Le sue interviste divennero famose, decisamente innovative e apprezzate anche fuori dall’Italia: 26 furono raccolte in Intervista con la storia, pubblicato da Rizzoli nel 1974. Oltre all’intervista a Panagulis ci sono, per esempio, quelle a Giulio Andreotti e l’ayatollah Khomeini.
Il discorso sull’aborto in diretta sulla Rai nel 1976
Nel 1976 aveva sostenuto le liste del Partito radicale, anche per le loro campagne femministe.
In quell’anno, durante una trasmissione sull’aborto (punita allora penalmente, lo sarà fino al 1978 con la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza) andata in onda sulla Rai, Oriana Fallaci venne invitata come ospite.
In diretta, manifestò tutto il suo dissenso:
“Come al solito, il dibattito è cominciato con tre uomini, in particolare con due politici. Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi, uno: che l’aborto non è un gioco politico. Io fo un compromesso con te e tu fai un compromesso con me. Tu chiudi un occhio su questo, io chiudo un occhio su quest’altro. Due: che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo, abortendo o non abortendo, siamo noi donne. E che la scelta dunque tocca a noi (…) che a voi piaccia o meno. Tanto, se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Continueremo a farlo. Abbiamo sfidato le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora”.
Sull’aborto, negli ultimi anni, sia Giorgia Meloni sia Matteo Salvini hanno rilasciato dichiarazioni fortemente contrarie, tanto che la premier stessa è stata costretta a sottolineare di non voler abolire né modificare la legge 194: “Se oggi ci sono donne che si trovano costrette ad abortire, per esempio perché non hanno soldi per crescere quel bambino, o perché si sentono sole, voglio dare loro la possibilità di fare una scelta diversa, senza nulla togliere a chi vuole fare la scelta dell’aborto”, aveva dichiarato a Non è l’Arena su La7 nel settembre 2022.
Il cancro e l’11 settembre 2001
Nel 1992 Oriana Fallaci scoprì di avere il cancro e ne parlò in un’intervista alla Rai:
“Io non capisco questo pudore, questa avversione per la parola cancro. Non è neanche una malattia infettiva, non è neanche una malattia contagiosa. Bisogna fare come si fa qui in America, bisogna dirla questa parola. Serenamente, apertamente, disinvoltamente. Io-ho-il-cancro. Dirlo come si direbbe io ho l’epatite, io ho la polmonite, io ho una gamba rotta. Io ho fatto così, io faccio così e a far così mi sembra di esorcizzarlo”.
Ma la percezione di lei, anche in Italia, cambia con l’11 settembre 2001, quando Oriana Fallaci – che si era isolata a New York dagli anni Novanta – viene investita dall’attentato delle Torri Gemelle.
I libri e articoli sull’attentato si concentrano su quella che descrive come la minaccia del fondamentalismo islamico.
Parla di pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell’Occidente (cosiddetta teoria di Eurabia), basato su quelle che a suo parere erano le strutture portanti del Corano.
Lo fa soprattutto nell’articolo La rabbia e l’orgoglio pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre dello tesso anno, in cui accusò l’Occidente e l’Europa di non avere avuto abbastanza coraggio nei confronti dell’Islam.
Nel marzo 2005 Libero Quotidiano lanciò una raccolta di firme affinché il presidente della Repubblica – Carlo Azeglio Ciampi – le conferisse il titolo di senatrice a vita. Vennero raccolte oltre 75 mila firme.
L’ultima intervista la rilasciò al New Yorker, il 30 maggio 2006, in cui attaccò nuovamente l’Islam, ma anche Silvio Berlusconi e Romano Prodi, definiti – senza mezzi termini – due “fottuti idioti“.
Nell’estate 2006, gravemente malata, volle tornare a Firenze dove morì il 15 settembre.
Fonte foto: IPA
Cos’ha scritto Oriana Fallaci sullo scontro tra Destra e Sinistra
Dopo il 2001, di fatto, Oriana Fallaci è stata spesso presa d’esempio e osannata dai leader dei partiti di destra, più che altro per le sue posizioni sull’Islam.
Per il resto, infatti, la giornalista era stata spesso critica sia nei confronti della sinistra sia nei confronti della destra:
“Quando dico Destra e Sinistra non mi riferisco a due entità opposte e nemiche, l’una simbolo di regresso e l’altra di progresso. Mi riferisco ai due schieramenti che come due squadre di calcio in lotta per lo scudetto rincorrono la palla del Potere. Che tra pedate, gomitate, stincate, perfidie d’ogni genere, se la contendono. E che per questo sembran davvero entità opposte e nemiche. Se le guardi bene, però, t’accorgi che nonostante il colore diverso delle mutande e delle magliette non sono nemmeno due entità distinte. Sono un blocco omogeneo, un’unica squadra che combatte se stessa. Sai perché? Perché in Occidente la Destra non esiste più. La Destra simbolo di regresso, intendo dire. La Destra laida, reazionaria, ottusa, feudale. Come concetto, quella Destra svanì con la Rivoluzione Francese anzi con la Rivoluzione Americana che trasformando la plebe in Popolo fissò il principio della Libertà sposata all’Uguaglianza. Come realtà, si estinse con l’affermarsi della Destra sorta da queste due rivoluzioni. Cioè la Destra illuminata, liberale, civile, che viene definita Destra Storica. E per capire quanto ciò sia vero basta dare un’occhiata al mappamondo, cercarvi i paesi più retrogradi e disgraziati. A parte il grosso dell’America Latina dove la civiltà occidentale è un sogno mai realizzato, neanche inseguito, quei paesi sono tutti paesi del Medioriente e dell’Estremo Oriente e dell’Africa. Paesi mussulmani. Paesi soggiogati da secoli e secoli dall’Islam. La Destra laida, reazionaria, ottusa, feudale, oggi la trovi soltanto in Islam. È l’Islam. Quanto alla Destra Storica, è ormai un ricordo cancellato anche nella coscienza dei cittadini. Fu una Destra gloriosa. Secondo me, una Destra per modo di dire. Aristocratica, sì, ma rivoluzionaria. Specialmente in Italia. Coi suoi sovrani, i suoi conti, i suoi marchesi, guidò il Risorgimento. Guidò le Guerre d’Indipendenza e perfino Mazzini, a un certo punto, si rivolse a lei”.
E ancora, in Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci:
“Io non potrei mai schierarmi con la squadra di calcio che ha nome Destra. Tale idea non mi sfiora nemmeno quando lo sdegno per la squadra di calcio che ha nome Sinistra tocca lo spasimo”.
Su Benito Mussolini, Silvio Berlusconi e Alleanza Nazionale, in La forza della ragione:
“Mussolini non era un uomo di Destra. Veniva dal partito socialista, dalla Settimana Rossa. Era stato in carcere con Nenni, aveva diretto l’Avanti!, elogiato la presa del Palais d’Hiver, ammirato Lenin e Trotzkij. Il suo Partito Nazional Fascista non era un partito di destra. Come il Partito Nazional Socialista di Hitler era o voleva essere o diceva d’essere un partito rivoluzionario. Le sue Camiciacce Nere non erano aristocratici alla Federico Confalonieri o alla Massimo d’Azeglío o alla Cavour. Erano proletari e borghesi, sovversivi nati dalla Sinistra becera e violenta che è sempre stata la rovina d’Italia. (…). E tantomeno era di destra quella Democrazia Cristiana che caduto il fascismo prese in mano l’Italia e la tenne in pugno per quarant’anni. Era un partito popolare, populista e popolare, il partito democristiano. Quanto al partito liberale, nel dopoguerra era ormai un fantasma e basta. Un club di sconfitti che avrebbero potuto riunirsi, dicevano i loro oppositori, in una cabina telefonica. Ed oggi la parola Destra suona come una parolaccia. Una specie di bestemmia, di insulto, che lo stesso Cavaliere (Silvio Berusconi, ndr) pronuncia con parsimonia e cautela. Infatti la riscatta sempre col rassicurante termine Centro, lo stesso dietro il quale anche la Sinistra si ripara senza pudore, e appena può cita De Gasperi o don Sturzo (…) Ergo dimmi: chi è di Destra, oggi, in Italia? Chi usa a cuor leggero la parola che suona come una parolaccia, una bestemmia, un insulto? Chi si identifica con la già gloriosa signora morta disonorata, disprezzata, dimentica delle nobili cose che ci aveva insegnato? Non certo quelli che chiamano il loro partito Alleanza Nazionale: storicamente e ideologicamente, avanzi d’un Msi che a sua volta era un avanzo della mussoliniana Repubblica Sociale. Quindi interpreti d’una Destra che dalla Sinistra si distingue proprio per ciò che negli stadi distingue una squadra di calcio dalla squadra di calcio avversaria: il colore delle magliette e delle mutande, il modo di giocare, il numero dei gol”.
Su chi comanda in Italia, in La forza della ragione:
“Chi non c’è non comanda. Ergo, chi comanda in Italia non è la Destra. È la Sinistra. In tutte le sue forme e colori e travestimenti e compromessi storici e alleanze note o clandestine. Perché, col governo o senza governo, con l’olio di ricino o col terrorismo intellettuale, da noi la Sinistra comanda da almeno ottant’anni. Cioè da quando Mussolini andò al potere esibendo il frac e la bombetta. E perché, caduto lui (…) i fascisti neri s’accorsero d’essere sempre stati fascisti rossi, i fascisti rossi capirono d’essere sempre stati fascisti neri, e il loro oscuro legame riprese come se non fosse successo nulla di quel che era successo. (…) Oh sì: comanda da almeno ottant’anni questa Sinistra che partorì Mussolini, che coi Fratelli-in-CamiciaNera mantenne sempre l’oscuro legame, e bando alle ipocrisie: negli ultimi cinquant’anni ha continuato a darci un mucchio di dispiaceri. Ci ha dato anche due o tre cose buone, lo ammetto. La prima è quella d’aver contribuito in maniera determinante a vincere il referendum sulla Repubblica. (…) La seconda è quella d’averci aiutato in maniera altrettanto determinante a vincere il referendum sul divorzio. (…. La terza è quella d’aver capito (meglio tardi che mai) che se l’Italia fosse diventata un satellite dell’Urss nei gulag ci sarebbero finiti anche loro. Quindi, d’averci lasciato entrar nella Nato“.
La critica di Gasparri
Maurizio Gasparri, oggi capogruppo di Forza Italia al Senato, il 21 marzo 2020 ha firmato su un articolo per il Secolo d’Italia in cui ha sottolineato la sua avversione nei confronti di Oriana Fallaci.
Subito, all’inizio del pezzo, Gasparri parla di Salvini:
“Oriana Fallaci è una delle più elogiate scrittrici e giornaliste italiane. In molti ne citano opere e gesta. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Matteo Salvini. In effetti, la Fallaci prima di morire scrisse opere che fecero scalpore, come la sua invettiva contro il fondamentalismo islamico dura e certamente più che condivisibile. Eppure, io non mi sono mai unito al coro degli elogi, forse perché condizionato dal tempo e dalla memoria”.
A cosa si riferisce Gasparri? Il suo giudizio su Oriana Fallaci:
“Oriana Fallaci era una delle più implacabili accusatrici della destra, in ogni momento ed occasione. Io non ho dimenticato quella Fallaci lì, perciò non ho mai espresso parole di elogio e di plauso nei confronti di una scrittrice diventata post mortem quasi un simbolo di quella cultura occidentale. Non posso cancellare la Fallaci fidanzata del comunista greco Panagulis (in realtà Panagulis, proprio a Oriana Fallaci, in Intervista con la storia, aveva dichiarato di non essere comunista, ndr), la Fallaci che perseguitava con i suoi articoli la destra. (…) Non elogerò né ora né mai Oriana Fallaci. Anzi, mi indigno ancora per tutte le cose che aveva scritto negli anni ’70-80. Nulla si cancella. Nulla si dimentica“.
In vita, tra le altre cose, Oriana Fallaci aveva spesso scritto contro Silvio Berlusconi. Tanto alcuni giorni prima delle elezioni politiche 2006 (l’anno in cui morì), era circolata in rete una dichiarazione di voto firmata col nome Oriana Fallaci si dichiarava il proprio sostegno a Silvio Berlusconi: la giornalista smentì d’esserne l’autrice, attaccando chi “vigliaccamente” aveva usato il suo nome.
Berlusconi criticato in Oriana intervista Oriana, con frasi del tipo: “Ha un concetto frivolo del potere… per lui il potere significa stare su un trono”.
I post di Matteo Salvini e lo scontro col nipote di Oriana Fallaci
E in effetti in prima fila tra i citazionisti di Oriana Fallaci c’è indubbiamente Matteo Salvini, con la sua Lega, nonostante (come scritto da La Stampa due anni dopo la sua morte) Oriana Fallaci non avesse piacere che il suo nome venisse associato al Carroccio già ai tempi della Lega Nord.
Nel settembre 2014, in occasione del decimo anno dalla morte della giornalista, ospite a L’aria che tira su La7, il segretario del Carroccio aveva dichiarato:
“Oggi è l’anniversario della morte di Oriana Fallaci, ho chiesto agli amministratori della Lega, in tutti i comuni, di intitolare vie, piazze, scuole o giardini a una grande giornalista che aveva visto più avanti di tanti di noi 20 anni fa. Io penso che l’Islam non sia solo una religione, non abbiamo mai avuto problemi con ebrei, buddisti, valdesi, protestanti, Hare Krishna. Purtroppo molti, troppi, usano per imporre un modo di vivere incompatibile con le nostre libertà. Soprattutto dal punto di vista dei diritti della donna”.
Per esempio, nell’ottobre 2023 aveva condiviso questo post, sul terrorismo:
Nel 2023, in occasione del lancio della manifestazione del 4 novembre a Milano, Matteo Salvini aveva usato l’immagine di Oriana Fallaci:
In tutta risposta il nipote della giornalista, Edoardo Domenico Perazzi, si era scagliato contro Salvini e la Lega.
In qualità di “erede universale della medesima e curatore del suo patrimonio materiale e immateriale, tutelandone peraltro l’immagine e la reputazione”, aveva diffidato il leghista dall’usare il nome e l’immagine della zia.
Matteo Salvini da allora non ha comunque cambiato. Un esempio è la dedica del libro di Oriana Fallaci, Un uomo, a Elly Schlein, lo scorso dicembre 2024:
I post di Giorgia Meloni su Oriana Fallaci
Anche Giorgia Meloni ha pubblicato diversi post su Oriana Fallaci.
Nel giugno 2022, in piena campagna elettorale pre-elezioni che l’hanno fatta diventare la prima donna premier in Italia, in occasione di quello che sarebbe stato il 93° compleanno della giornalista, la leader di FdI aveva pubblicato questo:
La premier, nel suo primo discorso del 25 ottobre 2022, tra le 16 donne citate in Parlamento aveva fatto anche il nome di Oriana Fallaci, ringraziandole (tutte e 16) “per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io”.
Nel luglio 2023, parlando al Congresso Usa, aveva citato la giornalista:
“Una grande scrittrice e giornalista italiana, Oriana Fallaci, una volta ha riassunto in poche parole perché gli italiani amano questa nazione. Permettetemi questa citazione: ‘L’America è una nazione speciale. Un paese da invidiare, per cose che non hanno nulla a che fare con la ricchezza, il potere, la supremazia militare e così via. E sai perché? Perché è nato dal bisogno dell’anima, dal bisogno di avere una patria e dall’idea più sublime che l’uomo abbia mai concepito: l’idea di libertà, ancora meglio, di libertà sposata con l’idea di uguaglianza’. Questo è il motivo per cui credo che l’America sia così forte. Ha una forte identità radicata negli ideali di libertà e democrazia. Nella sua Costituzione è sancita la ricerca della felicità per tutti i suoi cittadini. Questo è ciò che rende l’America un leader naturale nel mondo. E il Congresso degli Stati Uniti è il principale custode di questi principi”.
