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Omicidio Sofia Stefani ad Anzola, Giampiero Gualandi accusato da un collega: il dettaglio della pistola

Giampiero Gualandi avrebbe maneggiato la pistola almeno quattro giorni prima dell'omicidio di Sofia Stefani. Il dettaglio svelato da un collega

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Un altro collega di Giampiero Gualandi infittisce il mistero della pistola usata dall’ex comandante giovedì 16 maggio, quando da uno degli uffici di piazza Giovanni XXIII, dove ha sede il comando dei vigili, dopo una presunta colluttazione è partito il colpo che ha trasformato il tutto nell’omicidio di Sofia Stefani. Diciamo “un altro” perché sempre un collega recentemente ha fatto notare che Gualandi non era obbligato a portare l’arma, in quanto nella Casa Gialla svolgeva ruoli amministrativi. Come sono andate le cose?

Il dettaglio della pistola di Giampiero Gualandi

Come detto in apertura, un collega aveva riferito a ‘Pomeriggio Cinque’ che Giampiero Gualandi non aveva l’obbligo di portare la pistola. L’ex comandante, infatti, aveva incarichi amministrativi per i quali non era necessaria la pistola.

Pistola che, tra l’altro, non doveva essere pulita da Gualandi in quanto – sempre secondo il collega intervistato dall’inviata di Myrta Merlino – di questa pratica era incaricata una ditta esterna.

omicidio Sofia Stefani Anzola Giampiero Gualandi pistolaFonte foto: ANSA
Giampiero Gualandi avrebbe maneggiato la pistola anche giorni prima dell’omicidio di Sofia Stefani, anche se non aveva l’obbligo di portarla

Come riferisce l’edizione di Bologna del ‘Corriere della sera’, un altro collega ha riferito agli inquirenti che Giampiero Gualandi avrebbe preso la pistola dall’armeria quattro giorni prima dell’omicidio.

“Mi è sembrato strano perché non aveva motivo di prendere l’arma, ma non gli ho chiesto nulla”, ha riferito l’uomo. Riepilogando: non solo Gualandi non aveva l’obbligo di circolare armato, né il dovere di pulire l’arma: l’ex comandante avrebbe preso la pistola dall’armeria nei giorni precedenti all’omicidio.

La perizia balistica

Venerdì 24 maggio il pm Stefano Dambruso e la procuratrice aggiunta Lucia Russo hanno assegnato la perizia balistica ai Ris di Parma, nelle persone del maresciallo maggiore Luigi Desideri e del maresciallo Lorenzo Talamelli.

L’intento, soprattutto, è quello di verificare se sull’arma ci siano anche le impronte di Sofia Stefani. Giampiero Gualandi, infatti, ha riferito che anche la 33enne avrebbe toccato l’arma durante la colluttazione. Se così non fosse, crollerebbe la pista della lite finita in tragedia.

La telefonata prima di arrivare al comando

Un altro elemento al vaglio degli inquirenti sono i dispositivi elettronici. Al telefono di Gualandi, infatti, poco prima del fatto sarebbe arrivata la telefonata dal numero di un signore anziano.

Secondo gli investigatori – aggiunge ‘Corriere della sera’ – Sofia Stefani potrebbe aver incontrato l’anziano per strada mentre raggiungeva il comando per avvertire l’ex comandante del suo arrivo, dal momento che Gualandi non rispondeva alle sue chiamate.

L’autopsia

La mattina di venerdì 24 maggio è iniziato l’esame autoptico da parte della dottoressa Valentina Bugelli, incaricata dalla Procura di Bologna.

La Procura ha stabilito un termine di 90 giorni per la consegna dell’esito dell’autopsia.

omicidio-sofia-stefano-anzola-giampiero-gualandi-pistola-2 Fonte foto: Facebook - Stefani Sofia / ANSA
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