Funivia Mottarone, nuove rivelazioni dai verbali dei dipendenti
Dai verbali dei dipendenti della funivia Stresa-Mottarone emergono nuove rivelazioni sul crollo della cabina
Dai verbali dei racconti dei dipendenti della funivia Stresa-Mottarone, teatro della tragedia del 23 maggio scorso che ha causato la morte di 14 persone e il ferimento del piccolo Eitan, emergono nuovi dettagli sul tragico crollo della cabina della funivia.
Funivia Mottarone, i racconti dei dipendenti
Massimo Ogadri ha raccontato: “Mi ha chiamato al telefono il mio collega Emanuele Rossi e mi ha detto di correre alla stazione Mottarone. La cabina non era dove doveva essere, cioè all’ingresso della stazione. Ho guardato a valle e ho visto del fumo salire in cielo. Ho comunicato al caposervizio ‘La fune portante fuori dalla scarpa d’ingresso, non c’è la traente e non vedo neanche la cabina’. Mi sono recato da solo al pilone 3 e ho visto la vettura disintegrata contro gli alberi”.
Il suo racconto, riportato da ‘La Repubblica’, è proseguito così: “Mentre mi avvicinavo lentamente al luogo dell’incidente ho trovato il primo cadavere, una trentina di metri a monte del pilone, dove a terra vi erano i segni del primo impatto della cabina con il suolo. Intanto stavano arrivando tre escursionisti che hanno chiamato il 118 e ho chiesto che mandassero più elicotteri e tutto il personale che potevano mandare”.
Ancora Ogadri: “Ho cercato di portare soccorso ai feriti, sono entrato nella cabina dove ho trovato un superstite con cui ho parlato per qualche attimo prima che morisse davanti a me”.
Per una decina di minuti Fabrizio Coppi ha continuato il servizio alla seggiovia fino a quando una telefonata di Massimo Ogadri gli ha detto “di chiudere l’impianto”, ha raccontato. “Tarizzo mi ha detto che la fune traente si era rotta e gli aveva sfiorato la faccia. Massimo alla radio diceva che c’erano morti e feriti, lo ha dovuto ripetere più volte e ho capito che era inutile prendere la cesta di soccorso. Allora l’ho raggiunto di corsa e abbiamo prestato i primi soccorsi in attesa del personale specializzato. Ricordo che, mentre gli altri si occupavano dei bambini, io mi sono avvicinato alla cabina dove c’era un ragazzo che era ancora vivo e con cui ho parlato finché non è morto tra le mie mani“.