Manovra, scontro sullo scudo penale per i reati fiscali: la norma salta, esultano Giuseppe Conte e il Pd
Le opposizioni cantano vittoria per l'esclusione dalla Legge di Bilancio della norma che avrebbe dovuto estinguere alcuni reati fiscali
Il Partito democratico e il M5S esultano per l’esclusione dalla Legge di bilancio dello scudo penale per i reati fiscali. “È una grande vittoria, per quanto ci riguarda, che otteniamo rispetto al kit dei furbetti dell’evasione” ha detto il leader pentastellato Giuseppe Conte. La norma, inizialmente prevista nella Manovra in discussione nella Commissione di bilancio alla Camera, non avrebbe più trovato posto. Lo riporta Ansa.
- Salta lo scudo fiscale, esultano Pd e M5s
- Manovra, tensioni tra Governo e opposizione
- Il Bonus cultura
Salta lo scudo fiscale, esultano Pd e M5s
Ad annunciare che nella Manovra non sia incluso “alcun emendamento” su uno scudo penale per i reati fiscali è stato uno dei relatori della Legge di Bilancio, il deputato di Forza Italia Roberto Pella, che ha assicurato come ci sia ” l’impegno a votare tutto con senso di responsabilità, senza lasciare fuori nulla. È la garanzia che mi sento di dare. Dobbiamo votare tutto e arrivare fino in fondo”.
“Vittoria, lo scudo penale non c’è” ha detto la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, uscendo dalla commissione Bilancio a proposito dell’emendamento che sarebbe dovuto entrare in manovra sull’estinzione di alcuni reati tributari.
“Il nostro atteggiamento preventivo di ferma opposizione ha dato i suoi frutti: il relatore ha appena dichiarato che non porteranno questo condono penale come emendamento” ha detto il leader del M5s, Giuseppe Conte.
“Però è chiaro che sorveglieremo perché questo emendamento non ritorni da nessuna parte nel corso dell’iter di approvazione di questa manovra di bilancio” ha promesso.
Il leader del M5s, Giuseppe Conte
Manovra, tensioni tra Governo e opposizione
La tensione in Commissione bilancio tra maggioranza e opposizioni era diventata sempre più alta col passare delle ore per i ritardi imputati dai partiti al Governo sui lavori per la Legge di Bilancio. Tempistiche che avevano fatto temere anche l’esercizio provvisorio, prima delle rassicurazioni della premier Giorgia Meloni.
L’esame della Manovra rimane prevista in Senato tra il 27 e il 29 dicembre in attesa di capire i tempi della Camera.
“Per noi la partita finisce qui“, lo ha detto il capogruppo del Terzo Polo in commissione Bilancio alla Camera, Luigi Marattin, lasciando i lavori della commissione insieme al capogruppo Matteo Richetti.
“Da giovedì a oggi sono stati votati zero emendamenti, zero approvati e 421 sono stati accantonati – ha commentato il leader di Azione, Carlo Calenda – Segno che la maggioranza al suo interno ha difficoltà, non per le opposizioni ma perché Forza Italia vuole una cosa, la Lega un’altra. Il risultato e’ una manovra veramente inguardabile”.
“Partecipare ai lavori della commissione Bilancio è inutile e imbarazzante. Così non si può andare avanti, ci spiace molto” ha aggiunto Calenda.
Il Bonus cultura
Tra gli ultimi motivi di attrito tra il Governo e le opposizioni c’è la modifica al cosiddetto bonus di 500 euro per i 18enni, sul quale l’Esecutivo ha in mente requisiti più stringenti.
Il presidente della commissione Cultura Federico Mollicone, ha annunciato nelle ultime ore che il contributo per i 18enni potrà arrivare anche a mille euro, tramite un meccanismo che entrerà in manovra, combinando due criteri: il tetto Isee fino a 35mila euro e il risultato scolastico alla maturità.
Il bonus arriverà solo a chi rispetta almeno uno dei due criteri e in quel caso sarà pari a 500 euro mentre raddoppierà per chi li soddisfa entrambi.