Lockdown a Milano e in Lombardia: quando potrebbe iniziare
Arriva la stretta voluta dal Governo per i troppi contagi a Milano e in tutta la regione, ma ci sono pareri discordanti
L’ombra del lockdown si staglia su Milano. Dopo il vertice tra le Regioni e i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, titolari dei dicasteri della Sanità e degli Affari Regionali, il governatore lombardo Attilio Fontana incontrerà i sindaci per valutare la proposta dell’esecutivo di rendere zona rossa il capoluogo e l’hinterland. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la stretta potrebbe già arrivare nei primi giorni della settimana, ma rimangono contrapposte le posizioni dei rappresentanti delle attività produttive e della scuola, preoccupati per l’arrivo delle chiusure, e quelle degli amministratori, che temono il collasso delle strutture ospedaliere.
Lockdown a Milano: Confcommercio contro la stretta
A Milano “si produce il 10% del Pil nazionale”. Un lockdown “sarebbe come spegnere il motore di una macchina e sperare che vada avanti spingendola. Ci vogliono almeno altri due o tre giorni per valutare l’efficacia dei provvedimenti presi su scala regionale alla fine della scorsa settimana. È chiaro, d’altra parte, che il numero dei contagi è sempre più preoccupante, ma è altrettanto vero che a livello economico noi ci troviamo già così in grande difficoltà, figuriamoci con ulteriori blocchi”, ha spiegato Marco Barbieri, presidente di Confcommercio Milano.
Lockdown in Lombardia: il no alla didattica a distanza
“Toglieteci tutto ma non le lezioni in classe“, è invece lo slogan del comitato nazionale Priorità alla scuola, che annuncia scioperi e mobilitazioni in ogni città se dovesse passare l’obbligo della didattica a distanza. L’associazione propone di seguire “l’esempio della Germania e si chiuda il necessario per limitare i contatti. Questa volta vanno mantenuti aperti solo i negozi di alimentari, le farmacie, gli asili e le scuole. Ne va del futuro di questo Paese”.
Lockdown in Lombardia: i sindaci schierati a favore
Ma i sindaci non la pensano così. Dario Allevi, primo cittadino di Monza attualmente in quarantena per un familiare positivo, ha lanciato un appello tramite il Corriere della Sera: “Il nostro ospedale sta per implodere e all’incontro con il governatore Attilio Fontana chiederò ai territori meno colpiti da questa seconda ondata di avere la stessa solidarietà che abbiamo mostrato noi tra marzo e maggio quando abbiamo curato 600 pazienti da fuori territorio”.
“Ascolterò il parere degli esperti” riguardo il lockdown “perché è una decisione delicata, ma è chiaro che bisogna sempre mettere la salute al primo posto e se si deve chiudere è meglio farlo subito, sperando di poter riaprire a dicembre e salvare il Natale”.
Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Mario Landriscina, sindaco di Como, che ha spiegato che “la posta in gioco è altissima. Bisognerà trovare un equilibrio tra una visione nell’interesse della salute e una nell’interesse di lavoro ed economia. Dovremo fare in modo che chi deve andare al lavoro possa continuare a muoversi e insieme tutelare le esigenze e i diritti delle persone più anziane e fragili”.
D’accordo anche Davide Galimberti, sindaco di Varese, che ha aggiunto: “Mi aspetto, qualora dovessero venir decise misure nell’immediato, che i sindaci vengano coinvolti per tempo. Per il momento, però, non ho sentore che questo provvedimento sia imminente”.