La Lega di Salvini vuol fermare gli incendi con pene più pesanti per i piromani: oggi rischiano fino a 10 anni
Salvini contro i piromani: pene più pesanti e droni per scovarli sul modello calabrese. Intanto la Sicilia fa la prima drammatica conta dei danni dopo gli incendi
La Lega mette i piromani nel mirino come risposta agli incendi che, come ogni estate, tornano puntualmente a devastare ampie zone del territorio italiano: previsti nuovi strumenti e pene più severe.
- Matteo Salvini contro i piromani
- Pene più severe per chi appicca gli incendi
- I devastanti incendi in Sicilia
Matteo Salvini contro i piromani
Una nota diffusa dalla Lega fa sapere che il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari sono al lavoro per presentare un testo che si muova su due binari.
Il primo è quello della prevenzione: Salvini e Ostellari hanno in mente di estendere il modello calabrese, adottato anche dalla Sicilia, che vede l’utilizzo dei droni nel controllo del territorio.
Di particolare efficacia i droni dotati di termocamera che possono individuare i roghi sul nascere.
Pene più severe per chi appicca gli incendi
Il secondo binario riguarda l’inasprimento delle pene introducendo una aggravante per chi provoca incendi per ottenere vantaggi economici.
Attualmente l’incendio doloso boschivo è punito a norma dell’articolo 423 bis del codice penale che prevede una pena da 4 a 10 anni di reclusione, con una serie di aggravanti e di attenuanti a seconda della circostanza.
“Mi sto occupando di incendi e aeroporti. Sono in contatto con i sindaci, hanno chiesto lo stato di emergenza”.
“Sono assolutamente a favore e stiamo lavorando per il ritorno alla normalità di Catania”.
“E per quanto riguarda i piromani stiamo lavorando al progetto dei droni e sull’inasprimento delle pene”.
Così aveva anticipato Salvini in giornata, incalzato dai giornalisti.
Scovare i piromani è un’attività particolarmente difficile e lo dimostra il fatto che di anno in anno gli arresti, a fronte di centinaia di roghi e di migliaia di ettari andati in fumo, sono relativamente pochi.
Per questo motivo uno degli strumenti più efficaci, oltre ai già citati droni, è quello delle fototrappole disseminate nei boschi e lungo i margini delle strade che costeggiano le aree boschive o i campi pieni di sterpaglie.
I devastanti incendi in Sicilia
Intanto la Sicilia, dove i roghi continuano a bruciare, fa la prima dolorosa conta dei danni.
Centinaia gli ettari inceneriti, centinaia gli edifici distrutti o danneggiati, migliaia gli evacuati, tre persone decedute di cui due morte carbonizzate a casa loro oltre a un’anziana bisognosa di cure mediche che non è stata raggiunta dall’ambulanza perché la strada era bloccata dai roghi.
A Palermo è andata distrutta la quattrocentesca chiesa del convento di Santa Maria di Gesù. Salve le reliquie di San Benedetto.
Un concessionario di Bmw è andato in cenere alle porte del capoluogo riempiendo l’aria di fumo nero e diossina.
Oltre 80 roghi sono stati segnalati in tutta l’Isola. Le prime stime parlano di danni per oltre 60 milioni di euro.