I funerali di Vanessa Ballan a Castelfranco Veneto, il vescovo Tomasi: "Non scendiamo a patti con il male"
Nel pomeriggio di venerdì 29 dicembre sono iniziati i funerali di Vanessa Ballan: la rabbia dei colleghi, i fiocchi rossi e le parole del vescovo
Ai funerali di Vanessa Ballan presso il Duomo di Castelfranco Veneto (Treviso) regnano il dolore e la rabbia. Lo si evince nelle parole del vescovo di Treviso Michele Tomasi che durante l’omelia si è fatto portavoce della paura e dello strazio, ma non senza un pensiero contro la violenza. La salma della commessa 27enne è stata trasportata all’interno di una bara bianca. Il compagno Nicola Scapinello è stato sorretto da due persone. A porgere l’ultimo saluto alla donna e al bambino che portava nel grembo c’era anche il Presidente della Regione Luca Zaia.
- I funerali di Vanessa Ballan
- Il vescovo: "Non possiamo scendere a patti con il male"
- La rabbia dei colleghi
I funerali di Vanessa Ballan
Sono iniziati alle 14:30, i funerali di Vanessa Ballan. All’interno del Duomo di Castelfranco Veneto, oltre al compagno Nicola Scapinello e ai parenti più stretti della donna, c’erano anche i colleghi di lavoro e il governatore Luca Zaia.
Tra i presenti c’è stato chi ha apposto sulla propria giacca un nastrino rosso, un segno di protesta contro il femminicidio che abbiamo già incontrato nel giorno dei funerali di Giulia Cecchettin.
Le esequie si sono concluse intorno alle 16 di venerdì 29 dicembre.
L’uscita del feretro è stata accompagna da applausi che non hanno certamente spento il dolore per la morte di Vanessa Ballan. Il governatore Zaia ha disposto il lutto regionale con le bandiere a mezz’asta.
Il vescovo: “Non possiamo scendere a patti con il male”
Come detto in apertura, il vescovo di Treviso Michele Tomasi si è fatto portavoce della rabbia e del dolore dei presenti.
Durante l’omelia ha parlato di “brutale uccisione” avvenuta “troppo al di fuori di ogni pur pessimistica previsione”, dunque attribuibile puramente al male, un male con il quale “non possiamo, non abbiamo il diritto di venire a patti”.
Dunque, monsignor Tomasi chiede il silenzio “dai clamori e della curiosità”, certamente quello delle “emozioni negative” ma non quello della giustizia “che superi finalmente la follia di voler possedere una persona”, o anche soltanto di volerne condizionare le scelte con il ricorso alla violenza.
La rabbia dei colleghi
All’esterno del Duomo di Castelfranco i giornalisti hanno ascoltato i colleghi di Vanessa Ballan, ovvero gli altri dipendenti dell’Eurospin presso il quale la vittima lavorava come commessa e che spesso hanno assistito agli appostamenti di Bunjar Fandaj, il 40enne di origine kosovara accusato di essere l’assassino della donna.
Una collega, specialmente, descrive Fandaj come “un cliente abituale” che l’ultima volta “la cercava” e del quale “avevamo paura, perché si vedeva dalla faccia“. Per questo la collega parla della “tanta rabbia” oggi condivisa tra i colleghi perché “se lei ci avesse chiesto anche di denunciare, lo avremmo fatto” ma Vanessa Ballan “non ci aveva detto nulla”.
La denuncia dei colleghi sarebbe servita a qualcosa? “Abbiamo tanta rabbia, non doveva succedere. Mi chiedo a cosa servano le leggi“.