Un altro suicidio nel carcere di Montorio dove sono detenuti Turetta e Neumair: è il terzo in 28 giorni
Terzo suicidio in un mese nel carcere di Montorio, a Verona, dove sono detenuti Filippo Turetta e Benno Neumair, il quarto da agosto
Venerdì 8 dicembre, il detenuto Oussama Hatim si è tolto la vita nella cella di isolamento nella quale si trovava. È il terzo suicidio in 28 giorni che si consuma nel carcere di Verona, lo stesso in cui è detenuto Filippo Turetta, incarcerato per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
- Il quarto suicidio nel carcere di Verona
- I dubbi sulla morte di Oussama Hatim
- La Camera penale pronta ad azioni forti
Il quarto suicidio nel carcere di Verona
Il carcere di Montorio a Verona è tra i più sovraffollati della regione, con oltre 153% di detenuti (superato solo da Treviso con più 154%). Attualmente, l’istituto di detenzione ospita oltre 500 detenuti per 350 posti. Si consuma così l’ennesima tragedia, il quarto suicidio in carcere, il terzo nel giro di appena un mese.
Fonte foto: ANSA
La prima tragedia si è consumata lo scorso 9 agosto, quando presumibilmente vittima di una overdose di farmaci, si tolse la vita Christian Mazzin, veronese di 44 anni. Il 9 novembre si è impiccato in cella Farhady Mortaza, 30enne con status di rifugiato affetto da disturbi psichiatrici.
Morto impiccato in cella, domenica 19 novembre, anche Giovanni Polin, 34 anni. L’ultimo a togliersi la vita, nel giorno dell’Immacolata, è stato il trentenne di origini marocchine Oussama Hatim, che sarebbe stato rilasciato tra 90 giorni.
I dubbi sulla morte di Oussama Hatim
Filippo Turetta, a seguito dal rientro in Italia dalla Germania, è stato inserito nella sesta-sezione infermiera con una specie di compagno “tutor”, per evitare possibili gesti autolesionistici. Lo stesso trattamento non è stato concesso al detenuto Oussama Hatim.
L’uomo all’inizio della sua detenzione, tre anni fa, si era già fatto del male. Ultimamente sembrava aver ritrovato la serenità e si preparava a tornare in libertà tra tre mesi. Sono molti i dubbi della famiglia, fratello e cugina hanno dichiarato al Corriere del Veneto:
Ci dicono che avesse problemi psichiatrici, ma allora perché non gli è data assistenza specifica? Se venerdì ha avuto una crisi e gridava di volersi ammazzare, perché è stato messo in cella d’isolamento anziché sorvegliarlo?
La Camera penale pronta ad azioni forti
“È giunto il momento di alzare la voce e gridare basta: siamo pronti anche a deliberare lo stato di agitazione e proclamare l’astensione dall’attività di udienza” fanno sapere dalla Camera penale di Verona.
Mentre il movimento Sbarre di zucchero ha deciso di interpellare “in merito alla situazione di detenuti tossicodipendenti e affetti da disagio psichico” il deputato ed ex sindaco di Verona Flavio Tosi.
Sulla questione si è espressa anche la senatrice del Pd Ilaria Cucchi, sorella di Stefano ucciso a Roma nel 2009 mentre si trovava in custodia cautelare: “Le strutture penitenziarie sono in condizioni disastrose. Il governo non ha soluzioni al crescente malessere e disagio sociale, alla povertà, alle dipendenze”.
Per Cucchi, il carcere di Montorio, dove oltre a Turetta sono detenuti Benno Neumair, condannato all’ergastolo per l’omocidio dei genitori, e l’ex guardia giurata Massimo Zen, “diventerà un simbolo di ingiustizia”.
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