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Gilet Arancioni, chi sono e perché protestano

La nascita del movimento e la storia del suo leader, Antonio Pappalardo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

I Gilet Arancioni sono scesi in piazza nei giorni scorsi, in barba agli assembramenti e all’obbligo della mascherina, fomentati dal capopopolo Antonio Pappalardo. Ma chi sono i gilet arancioni, e perché protestano?

La loro storia si intreccia a quella del suo leader e affonda le radici nel movimento dei Forconi del 2006 e nella rivolta dei Tir del 2011.

Formalmente, quella dei Gilet Arancioni è un’organizzazione politica nata alla fine del 2018. Evidente il richiamo ai Gilet Gialli francesi, movimento di protesta contro l’aumento dei prezzi del carburante e l’elevato costo della vita.

I primi a indossare dei gilet arancioni sono stati dei cittadini pugliesi, nel dicembre 2018, in piena emergenza Xylella: “Li indossiamo perché l’arancione è il colore dell’allerta meteo e l’agricoltura pugliese è in un uno stato di allerta perenne e noi vogliamo che la Regione e il Consiglio si facciano protezione civile per salvare il settore trainante della nostra economia”. Parole di Danilo Lolatte, direttore regionale di Cia Puglia.

Da allora, una escalation: dalle proteste con i trattori alla presentazione della lista in vista delle elezioni Europee (esclusa dall’Ufficio elettorale della Corte d’Appello di Venezia), capeggiata ovviamente da Antonio Pappalardo.

Il suo programma è semplice: “Ridare il potere al popolo sovrano”. I toni sono forti contro la politica e “i suoi mestieranti”.

Gilet Arancioni, chi è Antonio Pappalardo

Antonio Pappalardo è nato a Palermo nel 1946. Figlio di un brigadiere dei carabinieri, ha seguito le orme del padre entrando nell’Arma e scalandone i gradi. Inoltre, è laureato in Giurisprudenza.

Nel 1981, da tenente colonnello, è entrato nel Cocer, il sindacato delle Forze Armate, diventandone presidente nel 1991.

Un anno dopo si affaccia in politica, eletto come deputato indipendente nelle liste del Psdi. Quindi fonda un suo movimento, Solidarietà democratica, con cui si candida senza successo come sindaco di Pomezia nel marzo 1993.

Pochi mesi dopo, il 6 maggio, Carlo Azeglio Ciampi lo nomina sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana. Non dura nemmeno una settimana: l′11 maggio il tribunale militare lo condanna a 8 mesi di reclusione per diffamazione ai danni del Comandante generale dei Carabinieri.

Cerca quindi di restare in politica candidandosi a Roma e poi alle Europee del 1994, ma con scarso successo.

Si rivede nel 2006, come leader dei Forconi.

Nel 2011, invece, è uno degli artefici della Rivolta dei tir che paralizza le strade a lunga percorrenza italiane.

Nello stesso anno si candida a sindaco di Palermo 2011 con il ‘Melograno mediterraneo’.

Nel 2016 fonda il Movimento Liberazione Italia, che guida nel 2017 a Roma in una marcia indetta per chiedere lo scioglimento del Parlamento ritenuto “abusivo”.

Qualche decina di persone, non ne risultano di più, ma agguerrite e chiassose, salite agli onori delle cronache per aver cacciato in malo modo Alessandro Di Battista che provava ad aizzarli contro il Palazzo, prima di essere costretto a ripiegare.

Nel 2019 Pappalardo torna in piazza chiedendo aiuti per gli olivicoltori pugliesi colpiti dalla Xylella.

Il movimento si è anche presentato alle elezioni regionali in Umbria, con candidato presidente proprio Pappalardo nel 2019, raccogliendo appena 587 voti (pari allo 0,13%).

Gilet arancioni a Roma, le immagini della manifestazione Fonte foto: Ansa
Gilet arancioni a Roma, le immagini della manifestazione
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