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Elezioni politiche, la differenza tra collegi uninominali e collegi plurinominali: come funzionano

L'attuale legge elettorale prevede un sistema misto: un terzo dei seggi sarà assegnato tramite l'uninominale e due terzi tramite il plurinominale

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il nuovo Parlamento che emergerà dalle elezioni politiche del 25 settembre sarà formato da 600 parlamentari, 400 alla Camera dei deputati e 200 al Senato.

Gli italiani voteranno con il Rosatellum, la legge elettorale già utilizzata in occasione delle elezioni di quattro anni fa.

Cosa si intende per collegio elettorale

Il Rosatellum, o Legge Rosato, prevede che il territorio nazionale venga suddiviso in una serie di zone definite collegi elettorali. I vari collegi sono stati creati tenendo presenti le caratteristiche demografiche del territorio quindi può capitare che alcuni collegi siano territorialmente più grandi e che altri collegi siano molto più piccoli.

Il discrimine è dunque la densità della popolazione: meno una zona è popolata e più grande è il collegio, più una zona è popolata e più piccolo è il collegio.

Gli accorpamenti di collegi poi vanno a creare le circoscrizioni elettorali: ce ne sono 28 per la Camera e 20 per il Senato (che corrispondono alle 20 regioni italiane).

Differenza tra collegi uninominali e collegi plurinominali

Esiste una differenza sostanziale fra collegi uninominali e collegi plurinominali.

Compenso scrutatori alle elezioni politiche.Fonte foto: ANSA

In linea generale il collegio uninominale è in vigore nei sistemi di voto maggioritari, ovvero in quei sistemi elettorali in cui i seggi vengono assegnati ai candidati che hanno ottenuto la maggioranza dei voti nei collegi in cui si sono presentati.

Il collegio plurinominale invece è adottato nei sistemi elettorali proporzionali, cioè in quei sistemi in cui il numero delle preferenze viene diviso per il numero dei seggi da assegnare e poi si opera un’assegnazione per proporzione: più voti ha preso un partito e più seggi gli si assegnano proporzionalmente.

La differenza fra i due sistemi sta anche nella nomenclatura: nei collegi uninominali i cittadini eleggono un solo rappresentate, mentre nei collegi plurinominali se ne elegge più di uno.

Ma c’è anche un’altra differenza, evidenziata dagli osservatori politici: i sistemi maggioritari favoriscono la governabilità, mentre i sistemi proporzionali favoriscono la rappresentatività.

Nel maggioritario i voti degli elettori vengono assorbiti in maggioranza dai grandi partiti e dunque il parlamento tende ad essere formato da pochi partiti sostenuti da molti voti.

Nel proporzionale, invece, il voto è eterogeneo e frastagliato perché tende ad essere lo specchio delle scelte dei cittadini per cui se alle elezioni si presentano molti partiti, il parlamento sarà di conseguenza formato da molti partiti, in proporzione ai voti presi.

Questo sistema costringe a creare delle alleanze di governo e favorisce dunque la litigiosità fra le forze politiche.

Rosatellum: collegi uninominali e collegi plurinominali

Come detto, alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 si voterà con il Rosatellum.

Il Rosatellum prevede un sistema misto: sia per la Camera che per il Senato circa un terzo dei seggi (per l’esattezza il 37% del totale) è assegnato con un sistema maggioritario in cui il candidato che prende più voti vince e va in Parlamento, mentre circa due terzi dei seggi (il 61% del totale) sono assegnati con un sistema proporzionale che funziona attraverso le cosiddette liste “bloccate”.

Col sistema dei listini bloccati sono le segreterie dei partiti a nominare gli eletti: chi è più in alto nella lista ha maggiori possibilità di venire eletto. Essere alle prime posizioni della lista di un grande partito è di fatto la garanzia che si otterrà un seggio sicuro.

Dopo il recente referendum che ha ridimensionato il parlamento, i seggi in totale sono 600: 400 alla Camera e 200 al Senato.
E saranno distribuiti in questo modo:
sistema proporzionale, 367 su 600 di cui 245 alla Camera e 122 al Senato;
sistema maggioritario 221 su 600 di cui 147 alla Camera e 74 al Senato;
le circoscrizioni estere esprimono un totale di 12 parlamentari;

Ai 600 parlamentari eletti si sommano poi i 6 senatori a vita, già attualmente in Parlamento.

Il sistema di voto è uguale in tutte le regioni, con due sole eccezioni: la Valle d’Aosta non elegge candidati per la parte proporzionale e il Trentino-Alto Adige non elegge senatori col sistema proporzionale.

 

 

 

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