Draghi, chiusure e riaperture: a metà aprile nuovo check
Draghi 'de-politicizza' il tema riaperture e resiste alle pressioni di Salvini: il retroscena
Draghi e Salvini, botta e risposta con il primo che non si è lasciato cogliere impreparato dalle pressioni del secondo. Alla fine, per il momento, l’ha spuntata il premier, che però non ha del tutto chiuso al pressing del leader della Lega il quale, quando ha saputo dell’idea dell’esecutivo di escludere la zona gialla per qualsivoglia regione fino a inizio maggio, ha cominciato ad avere il ‘mal di pancia’.
Per evitare che lo scontro avesse strascichi nel governo, Draghi, come rende noto l’AdnKronos, avrebbe placato le proposte salviniane stabilendo un check a metà aprile. Vale a dire che per il momento, numeri alla mano, è probabile che l’Italia resti arancione e rossa ancora per almeno 30 giorni, ma che per fugare ogni dubbio sull’assennatezza di tale decisione, dieci giorni dopo Pasqua, in cabina di regia, le forze di maggioranza e i vertici del Cts verificheranno approfonditamente se c’è spazio per le riaperture mirate di quelle attività che attualmente devono tenere le serrande abbassate, vedi bar e ristoranti.
Insomma, il presidente del Consiglio, per non osservare l’aggravarsi delle tensioni interne alla maggioranza, che vede ‘rigoristi’ e ‘aperturisti’ su fronti distanti, ha risolto diplomaticamente la questione, appellandosi ai numeri, da economo quale è. D’altra parte il pragmatismo del premier è noto. “Noi faremo un decreto sui dati disponibili oggi e continueremo a seguirli, io non escludo cambiamenti in corso. La situazione è così complessa che va monitorata giorno per giorno, settimana per settimana”, ha dichiarato Draghi che per l’ennesima volta ha ‘de-politicizzato’ il dibattito, invitando i partiti e i suoi leader a guardare dati e numeri per prendere decisioni corrette e non avventate.
“Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude – fanno trapelare fonti del Carroccio nel tardo pomeriggio – con contagi bassi e ospedali a posto si apre. Semplice. Siamo perfettamente d’accordo. Diciamo solo che non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici”.
Salvini, secondo quanto riporta La Repubblica, nell’apprendere che probabilmente nessuna regione diverrà gialla nel mese di marzo, avrebbe persino minacciato una plateale diserzione dei ministri leghisti dal Consiglio chiamato ad approvare il nuovo testo. Draghi avrebbe però tenuto testa, con la sua classica e lucida tranquillità. “Guardiamo ai numeri giorno per giorno, si può virare rotta in qualsiasi momento”, previo controllo che i numeri della pandemia dicano che si possa riaprire, ha ripetuto il premier. Discorso chiuso, per il momento.