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Decreto contro la cannabis light sospeso dal Tar: i prodotti possono essere di nuovo venduti nei negozi

Il Tar del Lazio ha bloccato il decreto dello scorso settembre del governo Meloni: mancano i pareri scientifici, la cannabis light torna nei negozi

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La cannabis light può tornare sugli scaffali: è la decisione del Tar del Lazio, che ha bloccato il decreto del governo Meloni dello scorso 22 settembre, con il quale i prodotti a uso orale a base Cbd venivano equiparati a sostanze stupefacenti. Ma per il Tar non ci sono pareri scientifici a sostegno di questa tesi.

La decisione del Tar del Lazio

Dopo i sequestri, le denunce e gli appelli dei commercianti, il Tar del Lazio ha infine bloccato il decreto dello scorso settembre con il quale i prodotti a uso orale a base Cbd venivano equiparati alle sostanze stupefacenti.

Il Tar del Lazio ha quindi accolto la richiesta di sospensione urgente del decreto degli operatori del settore, presentata dall’Ici (Imprenditori Canapa Italia), con il supporto dello studio legale Prestige – Legal & Advisory.

Decreto contro la cannabis light sospeso dal Tar: i prodotti possono essere di nuovo venduti nei negoziFonte foto: ANSA
Una boccetta di olio a base Cbd (Cannabidiolo), prodotto estratto dalla cannabis

E proprio Raffaele Desiante, dal febbraio 2022 presidente dell’Ici e amministratore della Società Agricola Crystalfarm, ha definito il risultato “il migliore che potevamo ottenere. Ora aspettiamo la conferma della Camera di consiglio il 24 ottobre”.

L’assenza di pareri scientifici

“In queste settimane abbiamo subìto diversi sequestri e le conseguenze di una situazione assurda – continua il presidente Desiante – perché era vietata la detenzione ma anche lo smaltimento. Quindi eravamo bloccati in un limbo legislativo. Per prodotti che in realtà sono privi di efficacia drogante”.

Un punto sul quale è tornato anche il Tar del Lazio, che in assenza di pareri scientifici che equiparassero la cannabis light a una sostanza stupefacente, come quello del Consiglio Superiore di Sanità o quello dell’organizzazione Mondiale della Sanità, ha sospeso il decreto.

Il ricorso sottolineava difatti come la giurisprudenza comunitaria avesse escluso che il Cbd (cannabidiolo, la sostanza chimica presente nella pianta della cannabis sativa) potesse essere configurato come sostanza stupefacente.

Il decreto del governo Meloni

Il decreto inseriva “le composizioni per uso orale”, ovvero da ingerire, “a base di cannabidiolo estratti dalla cannabis”, nella tabella dei medicinali sezione B del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, vietandone di fatto la vendita.

Il decreto era stato pubblicato il 21 agosto scorso in Gazzetta ufficiale, a firma del ministro della Salute, Orazio Schillaci, per poi entrare in vigore il successivo 22 settembre. Da quel momento, le forze dell’ordine hanno fatto scattare sequestri in tutta Italia, dato che la vendita dei prodotti era diventata possibile solo in farmacia, previa ricetta medica.

Già il precedente ministro, Roberto Speranza, aveva emanato un simile atto, bloccato però in attesa di approfondimenti scientifici sulla materia, che non sono arrivati o che comunque indicano una direzione opposta rispetto a quella presa dal governo.

cbd Fonte foto: ANSA
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