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Decreto anti-Cbd blocca vendita della cannabis light: "Chiuderanno 3 mila negozi, regalo a case farmaceutiche"

Il decreto anti-Cbd inserisce i prodotti a base del principio attivo del cannabidiolo nella tabella dei medicinali, vietando la vendita nei negozi

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L’intera filiera della vendita della cannabis legale è destinata a scomparire con l’entrata in vigore del decreto cosiddetto anti-Cbd. Il provvedimento mette al bando il principio attivo del cannabidiolo inserendolo nella tabella degli stupefacenti, vietando in questo modo la vendita della canapa light nei negozi.

Il decreto

Il decreto contro la cannabis light, firmato lo scorso 21 agosto dal ministro della Salute Oscar Schillaci, non fa altro che revocare la sospensione di un altro provvedimento del 2020, con il quale si inserivano le composizioni per somministrazione ad uso orale di Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe.

I prodotti a base di cannabidiolo a bassa concentrazione sono venduti nei cannabis shop, nelle erboristerie o nei tabaccai ed è utilizzato per favorire il rilassamento, diminuire ansia e lenire dolori.

Decreto anti-Cbd blocca vendita della cannabis light: "Chiuderanno 3 mila negozi, regalo a case farmaceutiche"Fonte foto: ANSA

Una confezione di cannabis light venduta in un canapa shop di Roma

Il divieto in vigore a partire dal 20 settembre non riguarderà le farmacie, nelle quali continueranno ad essere venduti diversi tipi di preparati a base di Cbd a uso galenico (distinto dal Thc che ha invece effetto psicotropo) ma soltanto solo su prescrizione medica e per determinate patologie.

Le proteste

A lanciare l’allarme sulle conseguenze economiche del provvedimento è un distributore di Cbd, Luca Fiorentino, che mette in allerta sulle ripercussioni sulla filiera della canapa legale, che dà lavoro a “12 mila persone, per l’80% under 30”, provocando la chiusura di “3mila negozi” e consegnando “l’intero settore alle case farmaceutiche”.

Contro il provvedimento si sono scatenate anche le proteste di diverse associazioni, a partire dalla ‘Luca Coscioni’. “Considerare stupefacente una molecola al centro di raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha dichiarato l’ex senatore del Partito Radicale, Marco Perduca – perché efficace nel trattamento di diverse condizioni, dall’epilessia minorile a spasmi muscolari, potrà aggiungere ostacoli burocratici allo stigma che purtroppo ancora accompagna l’uso medico della cannabis”.

L’associazione ‘Luca Coscioni’ è tra i co-promotori di un sondaggio di Swg che ha coinvolto 1601 persone che utilizzano oli, estratti o farmaci a base di Cbd: secondo 9 intervistati su 10 la difficoltà di reperimento dei prodotti comporterà un peggioramento della qualità della vita e delle condizioni di salute, inducendo i consumatori di cannabis light a cercare nuovi fonti di approvvigionamento, tramite web o a canali non ufficiali, con il conseguente aumento dei costi.

Il ricorso

In opposizione al decreto anti-Cbd l’avvocato Giuseppe Libutti, rappresentante dell’associazione ‘Canapa Mundi’, sta preparando il ricorso al Tar del Lazio: “Secondo noi la legge ha presupposti antiscientifici e anti giuridici” dice all’Ansa i legale.

“Già una volta – continua Libutti – la Corte di Giustizia Europea si espressa contro il divieto di libera commercializzazione del CBD. Tra l’altro non e’ chiaro se il decreto vieta solo l’olio o tutti i prodotti a base di CBD. Il settore va regolato non confuso ancora di più”.

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cannabis-light Fonte foto: ANSA
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