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Covid, variante inglese diffusa in tutta Italia: i dati dell'Iss

Il report rivela una prevalenza vicina al 90% del ceppo britannico del Sars-CoV-2 nel nostro Paese

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il coronavirus in Italia è per quasi la totalità “inglese”. Lo rivela uno studio dell’Istituto superiore di Sanità, riportato dal Corriere della Sera, che ha analizzato le sequenze genomiche del Sars-CoV-2 nel nostro Paese registrando una prevalenza della variante britannica vicina al 90% su tutto il territorio italiano.

Covid, variante inglese diffusa in tutta Italia: l’indagine

L’indagine, compiuta da Iss, ministero della Salute e Fondazione Bruno Kessler, ha rilevato, fino al 18 marzo, una crescita della diffusione della variante “inglese” dal 54% del precedente report all’86,7%, con un intervallo di valori nelle regioni tra il 63,3% e il 100%.

In calo invece la presenza degli altri ceppi: minimo per quello “brasiliano” che passa dallo 4,3% dello scorso 18 febbraio al 4% attuale, in diminuzione anche la variante “sudafricana“, allo 0,1% dal precedente 0,4%, mentre fa la sua apparizione nel report la “nigeriana“, presente quasi esclusivamente nella provincia autonoma di Bolzano, che è allo 0,6%.

Lo studio sottolinea con una vaccinazione che in Italia “sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate. Mentre la variante inglese è ormai ampiamente predominante, particolare attenzione va riservata alla variante brasiliana anche a causa di un possibile parziale ‘immune escape'”.

Covid, variante inglese diffusa in tutta Italia: gli studi sulla variante inglese

La variante B.1.1.1.7 predominante nel nostro Paese, identificata nel Regno Unito per la prima volta nel settembre del 2020, è considerata dal report il 37% più trasmissibile rispetto alla versione originaria del Sars-CoV-2.

Altre ricerche, come un recente studio pubblicato su Nature, attribuiscono al ceppo inglese una capacità di diffusione superiore del 100%, fino a un minimo del 50-60%.

Inoltre alcuni studi avrebbero dimostrato, dall’aumento della sua diffusione, anche un maggior rischio di ospedalizzazione e del 40 al 60% di letalità in più. Ma la stessa letteratura scientifica in merito ha escluso una mancanza di efficacia da parte dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca nei confronti della variante inglese.

“A oggi le varianti che destano più preoccupazione restano le solite tre: l’inglese, che si trasmette più facilmente, la sudafricana e la brasiliana, perché i vaccini in uso sembrano avere una minore efficacia. Tuttavia siamo ancora in una fase iniziale della vaccinazione di massa a livello globale e serviranno almeno sei mesi per avere maggiori certezze” ha spiegato Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiana.

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laboratorio, variante Fonte foto: ANSA
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