Covid, rallenta la terza ondata e il picco è in arrivo: l'ipotesi
Secondo le stime di alcuni esperti lombardi il picco della curva dei contagi dovrebbe arrivare in circa una settimana
La crescita dei contagi da coronavirus in Italia starebbe rallentando ed il picco della terza ondata è stimato tra circa una settimana. È la previsione che fanno al Corriere della Sera, l’epidemiologo e docente di Statistica medica all’università Statale di Milano, Carlo La Vecchia e l’ingegnere Alberto Gerli. Secondo alcuni studi sette delle otto regioni che domani passeranno in zona rossa sarebbero vicine alla cima della curva di questa ultima fase di casi di Covid-19.
“I dati mostrano segnali di livellamento. Che la velocità di crescita sia in decremento è ormai un fatto assodato“, ha spiegato il professor La Vecchia. Tra circa una settimana l’indice Rt dovrebbe dunque tornare ad uno e iniziare insieme al numero di nuovi positivi la sua discesa.
Covid, rallenta la terza ondata e il picco è in arrivo: il modello
L’ipotesi si basa su un modello matematico elaborato dall’ingegnere Alberto Gerli che, sul suo lavoro, è riuscito ad ottenere riscontri puntuali dall’evoluzione dell’epidemia, dimostrando una efficacia predittiva aderente alla realtà.
Tramite il suo sistema Gerli ha ideato un modo alternativo per calcolare l’Rt: si considerano i casi delle ultime due settimane e si confrontano con quelli di due settimane precedenti. “Un calcolo che ci restituisce l’andamento, e messo insieme all’incidenza dei casi per 100 mila abitanti dice quanto sia grave la situazione” spiega l’ingegnere al Corriere.
“Il momento di intervenire sarebbe quello in cui gli indici iniziano a salire. Ormai sappiamo che le curve dell’epidemia durano 40 giorni, e che se si vuole contenere la crescita bisogna farlo nei primi 17 giorni. Altrimenti, le ‘curve’ seguiranno il loro corso ‘naturale'” dice ancora Gerli.
Covid, rallenta la terza ondata e il picco è in arrivo: il picco
Il ragionamento parte dal presupposto che i dati rilevati oggi rispecchiano uno scenario in realtà vecchio di circa 10-15 giorni, cioè il momento del contagio. Secondo questa logica quindi intorno al 20 marzo si raggiungerà l’apice della curva, con circa 35-40 mila casi giornalieri, per poi cominciare una decrescita fisiologica dei contagi, indipendentemente dalle nuove chiusure previste fino a Pasqua.
Sulla stessa linea il pensiero del professore La Vecchia: “Ancora una volta i provvedimenti vengono presi tardi, quando la crescita dell’epidemia ormai si sta livellando da sola. Si tratta di constatazioni senza polemica, perché gestire un’epidemia è estremamente difficile. Ma sembra che solo quando il numero di casi è molto alto, e molte persone si ritrovano magari con un amico o un parente malato, si possa accettare che la situazione richieda interventi.”
“E poi si ha l’impressione che questi provvedimenti abbiano impatto, mentre invece probabilmente l’andamento è già predefinito. Ad esempio a Brescia e Bolzano, due delle zone più colpite in questa fase, vediamo dei forti rallentamenti, segno che probabilmente si è arrivati a una saturazione dei soggetti suscettibili. Siamo ancora in una situazione seria, ma non bisogna dimenticare che non è assolutamente paragonabile a quella drammatica della scorsa primavera” conclude l’epidemiologo.