Covid, numero di morti in salita: la previsione del matematico
Secondo una stima del ricercatore del Cnr Giovanni Sebastiani, nei prossimi giorni è previsto un aumento dei decessi da Covid-19
Le vittime del Covid-19 in Italia sono destinate a crescere. Intervistato da Adnkronos, il matematico Giovanni Sebastiani, dell’istituto applicazioni calcolo del Centro nazionale delle ricerche, sostiene che i morti per effetto dell’epidemia saliranno dai circa 280 a una media di 340 decessi quotidiani in un arco di tempo che va dai dieci di giorni alle prossime due settimane.
“La curva dei decessi è la cosa più facile da prevedere, perché in qualche modo i numeri sono già ‘scritti’, essendo eventi finali di fatti che sono già accaduti – spiega Sebastiani – dalla mia analisi si può prevedere con un grado di affidabilità piuttosto alto che in questi giorni la curva media dei decessi a livello nazionale tornerà a salire, perché è quello che sta facendo ora la curva delle terapie intensive. Ovviamente, la curva risalirà nella sua fase iniziale al minimo, in modo estremamente lento ma inesorabile”.
Entrando nel dettaglio dei numeri in terapia intensiva, il matematico ha calcolato le tendenze dei ricoveri in ogni regione.
Secondo i suoi dati l’Abruzzo registra un andamento lineare con un aumento a settimana del 25% di posti letti occupati in rianimazione, la Basilicata del 135%, la Provincia Autonoma di Bolzano invece è in discesa.
I ricoveri gravi in Calabria si aggirano attorno a valori costanti, mentre per la Campania è previsto un andamento esponenziale, con numeri delle terapie intensive che raddoppiano ogni settimana.
In Emilia-Romagna il tempo di raddoppio è pari a 6 giorni, il Friuli-Venezia Giulia si avvia in modo incerto verso un calo, e se il Lazio e la Liguria mostrano una tendenza in discesa, la Lombardia registra un aumento esponenziale con tempo di raddoppio di 5 giorni.
Ancora, le Marche riportano valori in rianimazione costanti, il Molise è in aumento esponenziale con 6 giorni di tempo di raddoppio, il Piemonte mostra un andamento lineare con aumento del 25% ogni sette giorni, la Puglia è considerata in stasi.
Infine Sardegna e Sicilia sono in discesa, la Toscana ha un aumento lineare del 20% a settimana, a Trento del 45%, l’Umbria resta stabile ma su valori alti, la Valle d’Aosta fissa su cifre basse, il Veneto mostra un aumento esponenziale con un tempo di raddoppio di 5 giorni.
Tendenze dei ricoveri per casi gravi di Covid-19 che sono strettamente associate alle morti. Lo scienziato spiega infatti che “c’è un modello matematico che lega la curva delle terapie intensive a quella dell’incidenza dei decessi: c’è una relazione matematica che in prima approssimazione si può schematizzare come lineare, una retta con un ‘ritardo’, compreso in genere fra una e due settimane.”
“La differenza – aggiunge – la potranno fare i ritmi della vaccinazione: a ‘effetto zero’, si possono prevedere i decessi in base alle terapie intensive. Anche le varianti del virus e la loro diffusione possono far variare le previsioni sul rapporto fra contagi, terapie intensive e decessi”.
Secondo le stime del matematico “si vede che attorno al 10 febbraio eravamo ritornati allo stesso punto in cui ci trovavamo attorno al 20 ottobre: siamo stati miopi perché, se non avessimo aperto le scuole e avessimo messo in atto le stesse misure prese tra il Natale e l’Epifania, adesso ci troveremmo al 3% di positivi sui tamponi molecolari e avremmo ripreso il controllo dei tracciamenti, consentendoci di stare per un lungo periodo con misure restrittive meno rigide. Abbiamo deciso troppo tardi e le simulazioni lo dimostrano: il punto è convincere l’opinione pubblica del beneficio delle misure restrittive messe in atto tempestivamente”.
Sebastiani indica allora quali sarebbero le misure da attuare: “Agire selettivamente è giusto, ma bisognerebbe abolire la zona gialla, non è efficace: le regioni che se la sono vista assegnata a novembre, poi hanno avuto le terapie intensive in crescita o al massimo stabili a gennaio; il che è accaduto assai meno per le altre regioni assegnate alla zona arancione oppure rossa. E ancora: chiudere tutte le scuole, anche le elementari, nonché le università”.