Covid, 'Mauro da Mantova': grave il no vax della 'Zanzara'. I medici: "Dovevamo intubarlo prima, si è opposto"
Sono sempre più gravi le condizioni di 'Mauro da Mantova', noto 'interventista' no vax del programma radiofonico 'La Zanzara'
‘Mauro da Mantova’, al secolo Maurizio Buratti, assiduo ascoltatore e ‘interventista’ de ‘La Zanzara’, programma condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio24, versa in condizioni sempre più gravi. Al momento è ricoverato a Verona e lotta tra la vita e la morte a causa dell’infezione Covid che lo ha colpito.
A informare sulle drammatiche condizioni di vita del 61enne, carrozziere di Curtatone convinto no vax, è stato Giuseppe Cruciani, durante le dirette in radio. Il Corriere della Sera ha raggiunto l’Ospedale di Borgo Trento (Verona), i cui medici hanno confermato che Buratti sta molto male.
‘Mauro da Mantova’, l’ascoltatore no vax de ‘La Zanzara’ è grave: parlano i medici
“Sta male, non risponde alle cure”, ha spiegato pochi giorni fa Cruciani. I sanitari veronesi hanno aggiunto che la salute di ‘Mauro da Mantova’ è peggiorata anche per via del fattore tempo e di quello relativo alla testardaggine dell’uomo.
“Lo dovevamo intubare prima — ha riferito alcuni medici dell’ospedale di Borgo Trento — ma per un’intera giornata si è opposto con caparbietà: solo quando le cose sono peggiorate ha cambiato idea”.
Dopo le prime ore in terapia semi-intensiva, supportato dal casco, mentre la saturazione di ossigeno scendeva sempre più in basso (anche meno del 60%), il non prorogabile trasferimento nel reparto che ospita i pazienti più gravi.
‘Mauro da Mantova’, quando si vantava di fare “l’untore”
Circa una settimana fa l’uomo, a ‘La Zanzara’, si vantava di essere andato in un supermercato con la febbre a 38, inorgoglito dal fatto di “aver fatto l’untore” (parole uscite dalla bocca di Buratti). Al telefono sembrava in buone condizioni di salute; dopo poco, però, la situazione è precipitata ed ora è in fin di vita.
Fonte foto: ANSA
Nel fine settimana scorso, Buratti ha visto la febbre salire, con il respiro che si è fatto via via più corto. Le sue teorie ‘mediche’ hanno influito anche sulla decisione relativa al nosocomio in cui farsi ricoverare: ha scelto Verona e non Mantova. Motivo? “A Mantova non mi fido, lì ci sono i comunisti”.
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