Covid, effetto Natale sui contagi: come ha influito secondo Gimbe
Grazie al decreto Natale i contagi sono in calo secondo il presidente della fondazione Gimbe, ma bisogna fare attenzione alle nuove riaperture
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe dell’emergenza coronavirus nella settimana compresa tra il 13 e il 19 gennaio 2021 evidenzia un calo importante dei nuovi contagi. Sono il 20% in meno rispetto alla settimana precedente. Si registrano inoltre una minor pressione sugli ospedali e la diminuzione del numero dei decessi, del 4,4%.
“Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che riflettevano gli allentamenti pre natalizi si cominciano a vedere gli effetti del decreto Natale, che ha di fatto colorato di rosso l’intero Paese”, ha spiegato al Corriere della Sera il presidente della fondazione Nino Cartabellotta. “Bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse come quelle di Natale sono la vera arma per piegare la curva del contagio”.
Curva che sarebbe “destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove varianti”.
Covid, Gimbe: numeri in calo, ma ospedali saturi in molte regioni
Il rapporto Gimbe rileva che tra il 13 e il 19 gennaio sono diminuiti i nuovi casi e c’è stato un significativo calo del rapporto tra i positivi e i casi testati, dovuto in parte al nuovo metodo di conteggio, che include anche i tamponi rapidi.
“Dal 15 gennaio il bollettino del Ministero della Salute include anche i tamponi antigenici rapidi. In tal senso, il crollo del rapporto tra positivi e persone testate è di difficile interpretazione e non confrontabile con la settimana precedente, dove il calcolo era effettuato solo sui tamponi molecolari”, si legge nel report.
Diminuiscono i casi attualmente positivi, che passano da 570.040 a 535.524 e i decessi, da 3.490 a 3.338. I posti letto in terapia intensiva e i ricoveri in reparti ordinari subiscono una flessione, rispettiamente, del 5,7% e del 4,3%, anche se in 7 regioni viene superata la soglia critica del 40% in area medica e in 11 regioni quella del 30% fissata per le rianimazioni.
Covid, Gimbe: troppi ritardi, vaccino a rischio inefficacia
Secondo gli approfondimenti della Fondazione Gimbe, l’Italia dispone già sulla carta di 102,3 milioni di dosi di vaccino: 37,7 milioni con tempi di consegna già definiti e 64,6 milioni con tempi di consegna non ancora noti. Nella previsione, tuttavia, non sono incluse quelle che arriveranno con il contratto aggiuntivo stipulato dalla Commissione europea con Pfizer l’8 gennaio per la fornitura di 40,3 milioni di dosi e quelle opzionali già previste dai contratti con Pfizer e Moderna.
Astrazeneca si è impegnata a fornire altre 53,8 milioni di dosi, con tempi di consegna noti per 40,4 milioni di queste, previa l’autorizzazione dell’Agenzia europea del farmaco. Dovrebbero arrivare poi altre 202,6 milioni di dosi da parte di altre società, come Johnson & Johnson.
Al 20 gennaio sono state consegnate alle Regioni poco più di 1 milione e mezzo di dosi e somministrate 1.250.903 (l’80,3%). Solo 9.160 hanno completato il ciclo vaccinale con il richiamo, anche se sarebbero dovute essere 13.534.
“Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose. La campagna vaccinale non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, garanzia di efficacia del 94% o 95% nel prevenire la malattia Covid sintomatica”, ha precisato Nino Cartabellotta al Corriere della Sera.
Riguardo le nuove linee guida della Commissione europea per la lotta alla pandemia, il medico della fondazione Renata Gili ha spiegato: “Gli obiettivi delineati sulle coperture vaccinali prevedono entro la fine di marzo la vaccinazione dell’80% degli operatori sanitari, sociosanitari e delle persone over 80 , ed entro la fine dell’estate il 70% degli adulti“.
Per questo è richiesta “un’accelerazione che, con le attuali criticità, sembra ardua da raggiungere, pur rimanendo l’obiettivo prioritario una volta risolti i problemi di fornitura dei vaccini”.
Covid, Gimbe: il nodo sull’identificazione delle varianti del coronavirus
“A fronte dei ritardi di consegna dei vaccini e delle incognite legate alle varianti del virus“, ha spiegato ancora il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, “se da un lato è urgente tarare il piano delle somministrazioni su quello delle consegne effettive per garantire nei tempi corretti la seconda dose, dall’altro è indispensabile potenziare l’attività di sequenziamento virale (ora allo 0,034%), visto che la Commissione europea raccomanda un target tra il 5% e 10% dei tamponi molecolari positivi”.