Covid, quando saremo come Israele e Inghilterra: parla Crisanti
Il microbiologo dell'Università di Padova, Andrea Crisanti, ha detto la sua sul coprifuoco e sulle riaperture. Poi, ha lanciato una previsione
Tra i sostenitori del mantenimento del coprifuoco alle ore 22 c’è Andrea Crisanti. Il microbiologo dell’università di Padova, intervenuto durante la trasmissione ‘Agorà’ in onda su Rai 3, ha evidenziato i rischi del prolungamento della fascia oraria, così come gli errori – a suo dire – nel riaprire determinate attività.
Covid, quando saremo come Israele e Inghilterra: parla Crisanti
L’unico modo per sconfiggere il Covid e tornare alla normalità è il vaccino: su questo, tutti i virologi sono d’accordo. C’è invece divisione sul tema del coprifuoco: secondo alcuni, Andrea Crisanti in testa, sarebbe opportuno mantenerlo alle ore 22 invece di prolungarlo.
“La trasmissione del virus – ha spiegato – è esclusivamente una questione di probabilità: più ci si incontra, più le probabilità crescono. Il virus circola sia la mattina sia la sera tardi, ma il coprifuoco dà il suo piccolo contributo al controllo dell’indice Rt“.
Impatti sull’Rt derivanti anche dalle riaperture. A tal proposito, Crisanti ha definite quelle di fine aprile troppo premature: “Se avessimo aspettato un paio di settimane in più, non mesi ma 2-3 settimane, probabilmente la dinamica sarebbe stata più favorevole”.
Covid, quando saremo come Israele e Inghilterra: parla Crisanti
Crisanti ha spiegato che se l’obiettivo è raggiungere i livelli di Israele e Inghilterra, a maggior ragione si sarebbe dovuto aspettare ancora un po’ prima di riaprire.
“Noi – ha sottolineato – dobbiamo guardare i dati di Israele e Inghilterra, che ci dicono che con il vaccino se ne può uscire. Allora perché far correre un rischio inutile a persone fragili per non aspettare 2-3 settimane e arrivare in una situazione di sicurezza?”.
Il microbiologo ha poi lanciato una previsione: “Nel giro di 2-3 mesi potremo essere anche noi ai livelli di Israele e Inghilterra“, ma poi la sfida sarà “restare tali” e capire che “se nel mondo centinaia di milioni di persone non vengono vaccinate si creano le condizioni migliori per creare sempre nuove varianti: è nostro interesse che tutti ricevano i vaccini, e questo è possibile o liberalizzando i brevetti o pagandoli di più”.
Lo stop ai brevetti rischia però di essere un autogol: “Ci sono altri 200 vaccini anti Covid in via di sviluppo, bisogna evitare il disincentivo: secondo me la cosa migliore è pagarli di più e chiedere alle case produttrici di dare licenze favorevoli ai Paesi che ne hanno bisogno”.
Anche perché c’è un precedente, ha ricordato Crisanti: “In Africa, l’Aids fece una strage fino a quando non venne fatto un accordo con le grandi società farmaceutiche titolari dei brevetti e i farmaci furono distribuiti anche lì”.