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Coronavirus, rivolte nelle carceri: evasioni e morti

Proteste in varie carceri d'Italia per le misure relative alla protezione dal coronavirus: 6 morti a Modena

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

L’onda lunga del coronavirus è arrivata nelle carceri italiane, trasformandosi in protesta. Dalla mattinata di lunedì sono 22 le carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza coronavirus. Come riferito dal Sindacato di Polizia Penitenziaria, si registrano gravi disordini nei carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove, oltre a bruciare diversi materassi, alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie.

I disordini sono ancora in corso, come riporta Ansa, a Bari, Palermo Ucciardone, Santa Maria Capua Vetere (con alcuni detenuti che hanno raggiunto il tetto), Velletri, Prato, Milano San Vittore (detenuti sui tetti e manifestazione di anarchici), Matera, Chieti, Ivrea, Caltanissetta ed Enna. A La Spezia, Ferrara, Roma Regina Coeli, Termini Imerese e Trani i disordini sono rientrati. Ingenti sono i danni in tutte le strutture.

L’episodio più grave è accaduto nella giornata di domenica a Modena: stando a quanto appreso da ‘Ansa’ da fonti dell’amministrazione penitenziaria, sono complessivamente 7 i detenuti morti. Tre sono morti nello stesso penitenziario modenese e altri tre dopo i trasferimenti in altre strutture carcerarie, a Parma, Alessandria e Verona. Il settimo è morto lunedì pomeriggio nel carcere di Marino del Tronto. Era uno dei 41 detenuti trasferiti la scorsa notte da quello di Modena dopo i tumulti e il saccheggio dell’infermeria. Causa del decesso dell’uomo, un 40enne, sarebbe stata un’overdose. Un altro dei detenuti giunti da Modena, sarebbe in condizioni gravissime sempre per l’assunzione di oppiacei avvenuta prima dell’arrivo nel carcere ascolano.

A Foggia, secondo una prima stima fornita da fonti investigative e riportata da ‘Ansa’, una ventina di detenuti sarebbe evasa dal carcere nel corso di una rivolta contro le restrizioni ai colloqui con i parenti imposte per l’emergenza coronavirus. Quattro sono stati intercettati e arrestati sulla tangenziale di Bari, uno a Cerignola e uno a Orta Nova. Sarebbero invece 16 i detenuti bloccati nelle immediate vicinanze del carcere, subito dopo il tentativo di fuga. Devastati due reparti e la sala informatica della casa circondariale, infrante numerose vetrate, una quarantina i posti letto inutilizzabili dopo i disordini. I detenuti avrebbero chiesto 72 ore chiedendo di negoziare con il prefetto, rifiutandosi ancora di rientrare nelle sezioni. In molti avanzano atti di clemenza.

Un tentativo di evasione è stato registrato anche al carcere Ucciardone a Palermo: alcuni detenuti, per protesta, hanno tentato di sradicare la recinzione dell’istituto di pena per cercare di fuggire. Il tentativo è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Nel pomeriggio la situazione sembra essersi normalizzata. Davanti al carcere sostano due blindati dei carabinieri e della polizia di Stato mentre pattuglie di vigili urbani girano per le strade limitrofe

Anche nel carcere di San Vittore a Milano le tensioni sono terminate. In mattinata, alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale. Sul posto le volanti di Polizia e il Questore di Milano. Da alcune celle del lato Sud si sono alzate colonne di fumo provenienti dall’interno e causate dall’incendio di alcune masserizie ed oggetti. Urla e suoni indistinti provocati dal battere incessante contro le grate e i muri si odono da dentro il penitenziario.  Tensioni invece tra forze dell’ordine e un gruppo di anarchici. Scontri iniziati quando questi ultimi hanno impedito il passaggio di un pullman della penitenziaria che stava transitando davanti all’ingresso. Gli agenti li hanno invitati a spostarsi e al rifiuto c’è stata una carica di alleggerimento. Il contatto è durato circa un minuto, non si registrano feriti importanti. Solo un anarchico con una ferita alla fronte medicata sul posto con un pezzo di scotch dai suoi compagni.

Sta mano a mano rientrando la rivolta dei detenuti all’interno del carcere di Prato. Dopo una trattativa con un dirigente della polizia e con alcuni uomini del personale di polizia penitenziaria la maggior parte dei carcerati ha smesso di protestare. È in corso il tentativo di farli rientrare nelle celle. Non ci sarebbero feriti né tra il personale né tra i reclusi. Intorno all’ora di pranzo alcune celle erano state date alle fiamme.

Fumo viene segnalato anche all’interno del carcere Regina Coeli a Roma. Sul posto sono intervenuti gli agenti delle forze dell’ordine. I vigili del fuoco sono accorsi anche nell’altro carcere capitolino, Rebibbia, per la segnalazione di roghi nei diversi bracci.

Nel primo pomeriggio di domenica i carcerati si sono barricati nell’istituto penitenziario della città emiliana per protestare contro le misure imposte per prevenire i contagi da coronavirus. Due agenti sono rimasti lievemente feriti nelle fasi più concitate, prima che il personale del carcere – una ventina tra poliziotti e sanitari – fosse fatto uscire.

Sul posto è arrivato anche il prefetto, assieme alle forze di polizia che si sono schierate di fronte alla struttura da cui è stato visto uscire del fumo, probabilmente a causa di un incendio di materassi. Poi, nella tarda serata di domenica, la notizia della morte dei primi tre detenuti.

Secondo fonti dell’amministrazione penitenziaria, le tre morti non sarebbero direttamente riconducibili alla rivolta nel carcere, anche se sono in corso indagini e approfondimenti per chiarire le cause e le circostanze della morte. Non sarebbero state rilevate lesioni fisiche sui corpi dei tre morti. A quanto si apprende due decessi sarebbero riconducibili all’uso di stupefacenti, mentre il terzo detenuto è stato rinvenuto in stato cianotico, di cui sono si conoscono le cause.

Secondo Aldo Di Giacomo, segretario del Sap, il sindacato della polizia penitenziaria, i carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi”. Altre proteste sono avvenute a Napoli e Pavia.

La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus, è alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale, dove alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del cosiddetto ‘passeggio’, nella zona interna del penitenziario. Parallelamente, al di fuori del carcere, c’è stata la protesta dei parenti dei carcerati, anche loro per lo stesso motivo. Indulto, amnistia o arresti domiciliari ciò che hanno chiesto per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio.

Tensione anche nel carcere di Pavia, dove i detenuti hanno devastato la struttura e si sono poi asserragliati sui tetti e i camminamenti. La protesta è rientrata attorno alle 20 dopo una trattativa con il procuratore aggiunto Mario Venditti. “C’è stata una gran confusione – ha detto il pm all’Ansa – e alcuni atteggiamenti che sono stati equivocati”.

Era circolata anche la voce che due agenti della polizia penitenziaria fossero stati sequestrati dai detenuti durante la rivolta, ma la circostanza è stata smentita dal magistrato: “Nessun atto di violenza, nessun sequestro”. Saranno comunque le indagini ad accertare la dinamica di quanto è accaduto.

Proteste più contenute anche al carcere Marassi di Genova, a Frosinone e a Bari.

Il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia: “Rivolte a tavolino”

“Quanto sta accadendo nelle carceri italiane è estremamente grave ma è altresì palese che risponde ad una logica predeterminata di qualche regista occulto che soffia su un fuoco i cui risvolti non gli sono ben chiari”. Così Felice Romano, segretario generale del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia), interpellato dall’Ansa.

“Le morti già registrate e le distruzioni degli istituti penitenziari, attuate ad orologeria e con una sequenza ben definita, hanno messo a dura prova il sistema penitenziario del nostro Paese facendo peroò emergere la professionalità e la dedizione dei colleghi della Polizia Penitenziaria”.

“A loro pensando va la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e il plauso per come stanno affrontando questa sorta di ‘rivoluzione’ orchestrata a tavolino”.

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Coronavirus, rivolta nelle carceri. Le immagini Fonte foto: Ansa
Coronavirus, rivolta nelle carceri. Le immagini
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