Coronavirus, quanto dura la polmonite. Terapia e decorso
Renata Colombi, medico di emergenza all'ospedale di Bergamo, ha fatto il punto sulla polmonite causata dal coronavirus
Renata Colombi, medico di emergenza al pronto soccorso dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha sottolineato alcune differenze fra la normale polmonite e quella causata dal coronavirus. Secondo quanto riporta l’Ansa, il medico ha precisato: “Le terapie intensive si intasano perché quella provocata dal Covid-19 è una polmonite che dura due o tre settimane e non sette giorni come quella batterica”.
“Dal mio osservatorio e in base alla quantità di persone che arriva sembra che i numeri dei contagi non siano in calo”, ha aggiunto Colombi, in accordo con le osservazioni dell’assessore al Welfare Giulio Gallera in merito all’incremento dei contagi nel Bergamasco.
Coronavirus, la terapia per la polmonite
Il laboratorio dell’ospedale è stato attrezzato per analizzare direttamente in loco i tamponi, potendo dunque contare sull’ottenimento dei risultati in 24 ore anziché 5-6 giorni. Ma come riferisce l’Ansa, i medici emanano subito la diagnosi senza aspettare il tampone.
“Procediamo con la valutazione dei sintomi, sulla difficoltà respiratoria del paziente, radiografia, controlliamo la febbre e i contatti”, ha illustrato Colombi. “I più gravi arrivano in ambulanza. Il pronto soccorso è stato diviso in diverse aree: una ‘zona pulita’ per i non sospetti, una zona per i sospetti, una zona per i contagiati che hanno già fatto il tampone”.
La terapia viene decisa in base ai sintomi e la diagnosi, mentre il tampone viene effettuato solo a chi ha la polmonite. Vengono usati gli antivirali simili a quelli per l’Hiv e anche antibiotici, in quanto la malattia spesso si accompagna a sovra-infezioni batteriche.
Coronavirus, il decorso della polmonite
Il decorso va dai dieci ai venti giorni, anche se per gli anziani e i pluripatologici può protrarsi oltre. Per i pazienti con polmonite viene decisa la ventilazione a seconda della gravità: se la condizione non desta preoccupazioni è sufficiente l’utilizzo della mascherina dell’ossigeno.
Per i casi meno lievi si utilizza un casco in materiale morbido e trasparente con un sistema di ventilazione non invasivo che fa entrare l’aria a una pressione calibrata sul paziente.
Per i casi ancor più gravi, si fa uso di una maschera su tutta la faccia che favorisce l’accesso dell’aria nei polmoni. I pazienti in condizioni critiche, invece, vengono intubati e sedati.