Coronavirus, muoiono sei medici: le condizioni di lavoro in Cina
Mancano le tute protettive e le mascherine, mentre alcuni dottori non hanno il tempo per andare in bagno
A una settimana dalla morte del dottore che per primo diede l’allarme per l’epidemia da coronavirus, salgono a sei le vittime tra i medici. I contagiati, tra i sanitari, risultano essere 1.716, ovvero il 3,8% del totale nel Paese.
Il vice ministro e membro della Commissione sanitaria nazionale, Zeng Yixin, ha spiegato che sono 1.102 gli operatori sanitari contagiati nella sola città di Wuhan. Gli altri 400 si sono ammalati sempre nella provincia di Hubei.
Coronavirus, sei medici morti: le condizioni di lavoro
Scoppia la polemica intanto sulle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i medici in Cina. Come ripota Agi, infatti, i sanitari sono stati costretti ad assistere i pazienti senza maschere o tute protettive.
I dottori, infatti, avrebbero riutilizzato le tute già adoperate al posto di sostituirle regolarmente.
Alcuni medici, oltre a non avere abbastanza tute di ricambio, non avrebbero neanche il tempo per andare in bagno e sarebbero costretti a lavorare con il pannolone.
“I medici di ogni specializzazione sono chiamati a ricevere 400 pazienti in otto ore”, ha spiegato un medico all’Afp. “I colleghi”, in questo lasso di tempo, “non possono mangiare, bere o andare in bagno”.
Ogni giorno, sarebbero necessarie 59.900 tute, ma i medici e le infermiere di Wuhan ne hanno solo 18.500, come ha rivelato il vice sindaco Hu Yabo. La situazione non è molto diversa per quanto riguarda le mascherine N95. A fronte di un bisogno di 119mila al giorno, i medici ne hanno a disposizione soltanto 62.200.
In Cina, nel frattempo, alcune ricerche hanno rivelato il modo in cui il coronavirus resiste nel corpo umano. In Italia cresce l’attesa per il rientro del 17enne rimasto bloccato a Wuhan.