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Coronavirus e malattia di Kawasaki: la spiegazione del pediatra

I chiarimenti di Lorenzo D'Antiga sullo studio italiano sulla correlazione tra coronavirus e malattia di Kawasaki nei bambini

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è intervenuto pubblicamente per far chiarezza sullo studio dell’ospedale bergamasco sulla possibile correlazione tra coronavirus e malattia di Kawasaki nei bambini. A ‘Il Fatto Quotidiano’, D’Antiga ha spiegato che i dieci pazienti oggetti di studio (“Trenta volte l’incidenza“) hanno un’età media di 7-8 anni, cioè “un’età più avanzata rispetto alla classica malattia, in cui i pazienti hanno un’età media tra i 2 e i 3 anni”.

Il pediatra ha dichiarato: “È una caratteristica, questa dell’età, associata al coronavirus. Sono bambini più grandi. È difficile dire perché c’è questa differenza. È una informazione importante anche perché abbiamo avuto anche il caso di un 15enne. Meccanismi ipotetici sul perché non li farei, nessuno può rispondere a questo in questo momento”.

D’Antiga ha riferito che tutti i pazienti sono “guariti in circa 15 giorni“. Aggiungendo: “I pazienti hanno una forma più grave della malattia, ma la terapia standard per fortuna funziona, guariscono e poi tornano a casa. In due casi c’è stata una dilatazione delle coronarie che dovrà essere controllata in età adulta”.

Il pediatra ha anche detto che “solo un bambino su 10 aveva tampone positivo, mentre in 8 su 10 c’è stata la risposta immunologica“.

E ancora: “Il numero dei casi è in rapporto alla diffusione dell’infezione e al timing. In Italia, a Bergamo la malattia si è manifestata di più”.

A proposito dell’allarme lanciato dalla Gran Bretagna nei giorni scorsi, il pediatra ha detto: “Noi abbiamo deciso di non parlarne un mese fa perché non volevamo scatenare una preoccupazione generale o fare terrorismo. Serviva una conferma scientifica, ufficiale. Gli inglesi hanno cominciato a vedere dei casi adesso e li hanno subito segnalati. Tutti i paesi in cui il coronavirus si è diffuso stanno cominciando a vedere questi casi”.

Infine, D’Antiga ha spiegato perché il risultato dello studio condotto dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è importante: “La malattia si conosce da 50 anni e si è sempre ipotizzato che fosse provocata da un virus. È il sistema immunitario che causa i danni alle arterie di piccolo calibro causando la vasculite. Questo virus, però, non si è mai trovato essendo la vasculite non un danno diretto del virus ma immunologico. Quando si presenta la malattia, il virus non c’è già più e per questa ragione non si è mai trovato il virus responsabile. Era stato già ipotizzato in passato che uno dei virus della famiglia dei coronavirus potesse essere responsabile di questa malattia, ma non era mai stato confermato”.

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