Coronavirus, inchiesta su ospedale di Alzano: interviene Gallera
L'assessore al Welfare ha difeso l'operato della Lombardia e ha spiegato: "Abbiamo vissuto una guerra"
È finita al centro di un’inchiesta la gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo per l’emergenza coronavirus. La Procura di Bergamo, come riporta Ansa, ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di epidemia colposa. Sotto la lente della Procura c’è non solo la gestione dei primi malati ma anche la decisione, il 23 febbraio, di chiudere e riaprire dopo alcune ore il pronto soccorso. Sulla questione è tornato a parlare anche l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, per difendere l’operato della Regione.
Intanto, ieri e lunedì i Nas hanno acquisito alcuni documenti in seguito a una perquisizione nella struttura. All’ospedale di Alzano era stato ricoverato il primo morto per coronavirus in provincia di Bergamo e il 15 febbraio era stato ricoverato un 83enne poi risultato positivo il 23.
Coronavirus, mancata zona rossa ad Alzano: parla Gallera
In merito alla polemica della mancata istituzione di una zona rossa intorno al comune di Alzano, Giulio Gallera ha spiegato ai microfoni di Radio24: “Nel momento in cui il governo sta assumendo una decisione ha senso che io la prenda quattro ore prima? Poi ci si accusa di non avere una sintonia istituzionale”.
“In quei giorni – ha spiegato – il governo ha dato evidenza che stava procedendo e sarebbe stato non solo originale ma curioso perché una regione sapendo che il governo lo stava facendo si muoveva”.
“Il 7 il governo fa la zona rossa su tutta la Regione Lombardia impedendo gli spostamenti e a quel punto fa una zona rossa molto più ampia che ha la stessa efficacia della zona rossa di Codogno”, ha chiarito l’assessore lombardo.
Coronavirus, la gestione del pronto soccorso di Alzano: il chiarimento di Gallera
La ricostruzione secondo la quale dopo il primo contagio il Pronto soccorso di Alzano Lombardo non sia stato sanificato prima della riapertura, secondo quanto dichiarato da Gallera, “è falsa”.
“Il 22 si fa un tampone a una persona e il risultato arriva il 23, viene subito chiuso il pronto soccorso e sanificati i locali poi riaperto in condivisione con la Regione, come avevamo fatto a Codogno”, ha messo in chiaro. “Contestualmente vengono fatti i tamponi a tutto il personale e ai malati che avevano delle polmoniti interstiziali, vengono mappati subito i contagi”.
Coronavirus, in Lombardia una “bomba atomica”: le parole di Gallera
In Lombardia, ha aggiunto Gallera, “abbiamo avuto il fungo della bomba atomica, guardate che alla fine vedremo i numeri di tutto questo e non si discosteranno molto, che ha travolto in modo indistinto sui territori, negli ospedali, nelle Rsa le persone più fragili”.
L’assessore al Welfare ha poi fatto un paragone con il Veneto: “Sono stati molto più fortunati perché l’unico primo focolaio sono riusciti ad identificarlo subito, era un paziente che arrivava da una zona a rischio, cioè Codogno. Sono riusciti ad individuarlo e a soffocare il virus“.
In Lombardia, invece, “in 20 giorni il virus era arrivato a Codogno, a Lodi, a Cremona, ad Orzinuovi con la fiera del fieno, ad Alzano e si era così sparpagliato che ha creato un’ondata, uno tsunami che non ha pari in nessuna Regione italiana e probabilmente in nessun paese dell’Europa. Qui abbiamo vissuto una guerra“, ha concluso Gallera.
Infine, sulle Rsa, Gallera ha ricordato che “sono strutture private, gestite da privati e che quindi devono organizzarle e hanno la responsabilità”. La Regione, in questo caso, ha “un compito di sorveglianza che abbiamo eseguito. Adesso abbiamo fatto una commissione per capire se le indicazioni che noi abbiamo dato sono state rispettate”.