Coronavirus, "chiudere tutto" in Lombardia: la posizione di Conte
I sindaci della Lombardia hanno espresso la volontà di "chiudere tutto". Segnali di disponibilità dal governo
La richiesta dei sindaci, in una lettera inviata al governo, è chiara: in Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia da coronavirus, bisogna chiudere tutto ad eccezione dei generi alimentari e del servizio a domicilio. L’appello, firmato anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, prevede quindi un’ulteriore stretta sulle misure anti contagio. Il premier Giuseppe Conte sarebbe disponibile al sì, con la richiesta di ulteriori dettagli.
Nel testo della lettera, come riporta Adnkronos, si legge la richiesta di “chiusura degli uffici e servizi pubblici, salvo quelli che adottano la modalità di lavoro smart working e salvo il mantenimento delle funzioni essenziali, a titolo di esempio: servizi sociali, raccolta rifiuti, polizia locale”.
I sindaci chiedono anche “la chiusura delle attività professionali e di impresa che non facciamo ricorso integrale allo wmart working, salvo le attività ritenute fondamentali per la produzione di beni e servizi primari e le aziende a ciclo continuo e relativa filiera, purché adottino rigorosi controlli e presidi sanitari”.
RICCIARDI (OMS): “CHIUDERE SOLO LA LOMBARDIA”
Queste misure, secondo i firmatari, sarebbero “necessarie a fronte del continuo aumento dei contagi e dell’urgenza di tutelare la tenuta, già messa fortemente a rischio in alcune regioni, del sistema sanitario.
“Come noto, la Lombardia presenta il numero più alto di contagi e, nonostante le misure delle scorse settimane, tale crescita non pare arrestarsi, né diminuire. Nonostante gli sforzi importanti e straordinari in corso da settimane negli ospedali lombardi”, prosegue la lettera, “senza ulteriori misure restrittive qui corriamo seriamente il rischio di veder crollare il primo diritto di un sistema sanitario universale: il diritto alla cura per tutti”.
La lettera è stata firmata dai sindaci Giuseppe Sala di Milano, Giorgio Gori di Bergamo, Sara Casanova di Lodi, Gianluca Galimberti di Cremona, Emilio Del Bono di Brescia, Mario Landriscina di Como, Virginio Brivio di Lecco, Mattia Palazzi di Mantova, Dario Allevi di Monza, Fabrizio Fracassi di Pavia, Marco Scaramellini di Sondrio, Davide Galimberti di Varese.
Coronavirus, la replica di Conte all’appello dei sindaci
Il premier Giuseppe Conte, in seguito alla richiesta avanzata dalla Lombardia, starebbe lavorando a un nuovo decreto. Secondo il Corriere della Sera, il provvedimento potrebbe essere pronto già nella giornata di oggi e potrebbe consentire alle Regioni di decidere in autonomia in merito a ulteriori chiusure.
“Ragioniamo insieme”, ha fatto sapere il premier, “purché non si fermino la produzione e i servizi essenziali”.
Coronavirus, anche il Piemonte è pronto a chiudere
Anche il Piemonte è pronto a chiudere per l’emergenza Coronavirus. A dichiararlo è il governatore Alberto Cirio ai microfoni di Radio 24: “Se il governo deciderà che la Lombardia farà questo passo credo che anche il Piemonte dovrà in qualche modo essere compreso”.
“Se le parole del presidente Fontana – ha aggiunto – vanno nella direzione di chiudere tutto, credo che a questa riflessione vada prestata grandissima attenzione. È per questo che l’ho sottoposta all’unità crisi e al comitato scientifico regionale, per avere già oggi un parere da trasmettere al governo”.
Coronavirus, chiusura totale: Confindustria si oppone
Secondo il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, di fronte alle crescente emergenza del coronavirus “è indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende”. Per lui, infatti, “le imprese lombarde, fortemente orientate a continuare a garantire la continuità aziendale, si impegnano a rafforzare le proprie misure di prevenzione e contenimento della diffusione dell’epidemia in linea con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità”.