Cècile Kyenge, ex ministra diventa medico di base: scoppia la polemica
L'ex ministra Cècile Kyenge diventa medico di base a Padova ma scoppia la polemica: il caso
Cècile Kyenge, 57 anni, cittadina italiana di origine congolese nonché ex ministra dell’Integrazione (la prima di colore della storia della Repubblica italiana – ricoprì l’incarico dal 2013 al 2014 con il governo Letta), ora è un medico di base. La professione la svolge in un quartiere di periferia di Padova rimasto scoperto dal servizio. L’Usl 6, come riferisce La Repubblica, ha assegnato un anno di contratto a Cècile, che nel 2019 ha finito il suo mandato di europarlamentare (ricoperto dal 2014 al 2019).
La Kyenge ha una laurea in medicina. Tuttavia la sua nomina a medico di base ha innescato una polemica. “Niente di personale ma farò una richiesta di accesso agli atti. La dottoressa Cècile Kyenge è un’oculista, non un medico di base: non ha fatto il tirocinio dei medici di famiglia”. Così Domenico Crisarà, segretario della Federazione dei medici di medicina generale.
Crisarà sottolinea più volte che non ha nulla contro l’ex ministra. La questione riguarda piuttosto l’Usl 6 di Padova e la procedura che ha portato alla nomina della Kyenge. Una procedura d’urgenza, scaturita dal pensionamento della dottoressa Maria Teresa Guiotto a dicembre 2020.
La conclusione del rapporto lavorativo di Guiotto ha lasciato un vuoto, ossia l’esigenza di fornire un medico di famiglia a circa 1.500 abitanti del rione. Kyenge, che figurava nella graduatoria, presenzierà in ambulatorio quattro giorni a settimana per dodici mesi, la durata del contratto.
Crisarà aggiunge: “Il caso doveva essere valutato dal Comitato aziendale a cui sediamo anche noi come associazione di categoria, invece la delibera dell’Usl è stata firmata in tutta fretta, il giorno prima che ci riunissimo. In questo modo non abbiamo avuto la possibilità di verificare né il rispetto delle graduatorie, né che il medico scelto avesse le competenze necessarie. Infatti la dottoressa Kyenge non ha mai svolto il ruolo di medico di famiglia. Non significa non sia in grado di farlo, ma che sono stati saltati dei passaggi importanti”.
La Kyenge, durante la pandemia, si è impegnata in prima linea, rispondendo presente quando il sistema sanitario nazionale ha chiesto manforte a tutti i medici per arginare la diffusione del Covid e per curare i malati. In particolare l’ex ministra ha risposto all’appello dell’Usca per l’assistenza domiciliare ai contagiati dal virus bisognosi di assistenza.
“Ho lavorato nella gestione del Covid da marzo dell’anno scorso e continuo ancora a lavorare a Montegrotto. Il mio obiettivo è sempre quello di essere al servizio del prossimo, del cittadino, dentro o fuori dalle istituzioni”, ha dichiarato al Mattino di Padova durante il suo primo giorno di lavoro in ambulatorio.
Il referente dei medici di base non smette però di nutrire sospetti sul percorso burocratico che ha attivato la nomina di Cècile: “Un neurochirurgo o un oculista non sono medici di famiglia. Cosa succederà altrimenti quando marcheranno gli anestesisti o i cardiologi? Chiameranno noi medici di base in sala operatoria?”
“La dottoressa Kyenge farà benissimo, non è lei in discussione, quanto il metodo dell’Usl che mette chiunque in qualunque luogo”, ha concluso Crisarà.