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Bonus Inps: i due leghisti sospettati hanno staccato il cellulare

La vice presidente dell'Inps si smarca dalla questione Privacy sui nomi dei deputati del bonus, ipotesi su due leghisti

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

“Io i nomi non li so e se li sapessi non li direi”, lo ha detto in un’intervista al Corriere la vicepresidente dell’Inps, Marialuisa Gnecchi, in merito alla vicenda dei  tre i deputati che avrebbero ricevuto dall’Inps il bonus per gli autonomi. E dal Corriere si fa riferimento ai nomi di due sospettati della Lega. Ad aggiungere un ulteriore tassello alla vicenda è poi stato il quotidiano La Repubblica che ha individuato due esponenti del Carroccio sospetti. I loro telefoni risultano spenti da due giorni. E anche oggi, dopo ripetuti tentativi di contatto fatti sempre da La Repubblica, nessuno dei due parlamentari ha risposto. Pare che i cellulari restino muti per ordine dei vertici. Nella Lega infatti si stanno chiedendo chiarimenti, ma sembra che ci sia quasi certezza su chi siano le due persone che hanno richiesto il bonus. “Il Carroccio ha imposto loro il silenzio sia verso i cronisti che verso i colleghi di partito, in attesa di delucidazioni sulla vicenda”, conclude il quotidiano.

Bonus Inps, questione Privacy dei deputati:

Da più parti del Parlamento si fa sempre più insistente la richiesta di accedere ai nomi dei tre rappresentanti alla Camera. I responsabili non si dichiarano e il diritto alla Privacy rimane un fattore dirimente.

“Credo che a pronunciarsi debba essere il Garante della privacy. Ma se la legge prevede che la prestazione va erogata, l’Inps non può fare altro che procedere“, ha spiegato la vicepresidente dell’Inps, aggiungendo che bisognerebbe “riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili”.

Gnecchi ha spiegato che “è un problema di etica e responsabilità individuale. Quelle domande – ha commentato – sono eticamente discutibili, ma in caso devono essere i diretti interessati a farsi avanti. Spero che questo caso serva a far riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili”.

La questione della possibile deroga alla Privacy è stata sollevata per ultimo dal capo politico del M5s Vito Crimi. Come soluzione sarebbe stata ventilata anche la creazione di una commissione parlamentare apposita per potere convocare il presidente dell’Inps Pasquale Tridico e riferire sui nomi.

“Siamo ancora in tempo per fare un’operazione di giustizia”, la vice presidente dell’Inps Gnecchi ne fa una questione di giustizia in generale.

“Con il primo decreto, quello di marzo, l’intenzione del governo poi confermata dal Parlamento è stata quella di aiutare tutti e subito – ha continuato nell’intervista. Ma per fare in fretta non c’è stata nessuna selettività”.

A marzo “nessuno immaginava che ancora adesso saremmo stati qui a girare con le mascherine. Ma poi bisognava usare i Codici Ateco, che indicano il ramo di attività: se il negozio è chiuso, il bonus c’è, se il negozio è aperto, il bonus non c’è. Ma la selettività è arrivata solo a maggio”.

Bonus Inps, questione Privacy: “Bilanciare gli interessi” la versione dell’esperto

C’è chi però propone un punto di vista diverso sul diritto alla riservatezza. Giorgio Resta ordinario di Diritto privato comparato all’Università di Roma3,  esperto in materia di leggi sulla privacy, espone al Fatto Quotidiano una diversa interpretazione del problema:“Il titolare del trattamento dei dati personali deve bilanciare i diversi interessi: in questo caso il diritto alla protezione di quei dati e la trasparenza.”

“E lo deve fare tenendo conto che parliamo di persone con emolumenti pubblici e un mandato conferito dagli elettori. Anche secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo questo giustifica una compressione della privacy, se necessario per garantire il controllo sociale sul loro operato”, conclude il professore.

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