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Alluvione nelle Marche, l'incompiuta del Misa: quaranta anni fa il progetto per una cassa d'espansione

Nonostante i fondi stanziati da anni, l'opera per proteggere Senigallia dalle piene del fiume Misa non è stata ancora realizzata

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Una bomba d’acqua improvvisa e imprevedibile, certo. Ma tra le cause della devastante alluvione che ha colpito le Marche il 15 settembre ci sono anche l’incuria e la mancata realizzazione di opere a difesa del territorio. Come una vasca di espansione lungo il Misa per proteggere Senigallia: il primo progetto risale al 1982 e nonostante i fondi già stanziati, l’opera non è stata ancora realizzata.

Una cassa di espansione sul Misa: il primo progetto nel 1982

Il Misa è esondato nella giornata di giovedì 15 settembre, portando devastazione nei comuni di Arcevia, Barbara, Ostra, Trecastelli e Senigallia. 11 i morti accertati finora dell’alluvione.

Il corso d’acqua che sfocia a Senigallia è un fiume a carattere torrentizio lungo 45 chilometri: imprevedibile, può aumentare di molto la sua portata in breve tempo. Ed è già esondato varie volte negli ultimi decenni: nel 1940, nel 1955, nel 1976 e nel 2014.

Necessario quindi intervenire e realizzare opere idrauliche in grado di evitare le esondazioni, o almeno ridurne i devastanti effetti. Risale al 1982 il primo progetto per una vasca d’espansione per proteggere Senigallia dalle piene del Misa.

Il progetto inizialmente prevedeva una grande vasca da 3 milioni di metri cubi di capacità, poi ridotta a 800 mila metri cubi, nella frazione di Bettolelle, a circa 8 chilometri dalla foce. Vennero stanziati 4 miliardi di lire, in seguito trasferiti alla provincia di Ancona, ma l’opera rimase sulla carta.

Alluvione nelle Marche, l'incompiuta del Misa: quaranta anni fa il progetto per una cassa d'espansione
 Una immagine dell’alluvione del 2014 a Senigallia

Misa, altri progetti dopo l’alluvione del 2014

Il 3 maggio 2014 il Misa uscì di nuovo dagli argini a Senigallia: una ondata di acqua e fango travolse la città, provocando la morte di tre persone. E si ritornò a parlare di mettere in sicurezza il territorio, l’intero bacino idrografico del Misa.

“Hanno risistemato gli affluenti, hanno pulito l’alveo da alberi e arbusti e hanno rafforzato gli argini”, ha ricordato l’allora sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, ora consigliere regionale di opposizione.

Governo e regione Marche si misero al lavoro. Proprio nel 2014 l’esecutivo guidato da Matteo Renzi aveva creato la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico guidata da Erasmo D’Angelis.

Vennero fatti altri progetti di opere idrauliche: la Giunta regionale con a capo Luca Ceriscioli del Pd inviò a Roma i progetti per sei vasche di espansione lungo il corso del Misa. La struttura di Palazzo Chigi stanziò 45,2 milioni.

Le opere fantasma

Nonostante i soldi già stanziati, quei progetti non hanno ancora visto la luce, tra ritardi e burocrazia. Per bandire la gara relativa alla prima vasca sono serviti cinque anni. Nel frattempo il governo Conte aveva chiuso la Struttura di missione, lasciando da sola la Regione.

A Repubblica l’ex governatore marchigiano Ceriscioli spiega che “dei lavori doveva occuparsene la Provincia, poi sono passati alla Regione perché le Province sono state abolite, poi al Consorzio di bonifica”. A questo, aggiunge, si sono sommati “i rallentamenti dovuti ai controlli Anac, le proteste dei comitati, la difficoltà per fare gli espropri”.

I fondi tagliati e l’avvio dei lavori

Nel 2020 la guida della Regione Marche passa a Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia. Tra i suoi primi provvedimenti come commissario per la lotta al dissesto idrogeologico ci fu la cancellazione dei finanziamenti regionali (4 milioni stanziati da Ceriscioli).

L’iter per la vasca d’espansione sul Misa è proseguito, tra ritardi e intoppi vari. Dopo altri due anni, nello scorso aprile è stato finalmente aperto il cantiere a Bettolelle. Se i tempi verranno rispettati, l’opera verrà ultimata nel 2023. A 43 anni di distanza dal primo progetto.

Spetterà ora alla Procura di Ancona che ha aperto un’inchiesta sull’alluvione fare luce sui ritardi e le possibili negligenze sulle mancate opere che avrebbero potuto ridurre gli effetti dell’esondazione del Misa.

In questo quadro si inserisce anche l’arresto, avvenuto due mesi fa, di un funzionario regionale sospettato di ricevere mazzette per truccare gli appalti della manutenzione ordinaria dei fiumi, tra cui il Misa.

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