Variante Omicron, il tempo di raddoppio dei contagi minaccia gli ospedali: Vespignani lancia l'allarme
Il parametro che preoccupa per la variante Omicron è il tempo di raddoppio: cos'è e come cambia rispetto alla Delta
Dopo la fase Delta della pandemia da coronavirus stiamo per entrare in quella Omicron e quello che preoccupa è la “velocità di raddoppio dei contagi“. A lanciare l’allarme, sulle pagine del Corriere della Sera, è Alessandro Vespignani, epidemiologo computazionale di fama internazionale alla Northeastern University di Boston.
Cos’è il tempo di raddoppio dei contagi e quanto vale per Omicron
Prima di tutto, bisogna chiarire cos’è il tempo di raddoppio dei contagi. Si tratta di un parametro di immediata comprensione, secondo cui se in un giorno c’è un determinato numero di contagi, bisogna capire dopo quanto tempo questo numero raddoppia.
Ebbene, nel caso della variante Omicron alcuni studi inglesi “confermano una velocità di raddoppio dei contagi della nuova variante di due giorni e mezzo. Diciamo tre giorni, per ottimismo”, ha osservato Vespignani.
Così, “se in un determinato giorno ho un certo numero di infezioni da Omicron, tre giorni dopo ne avrò il doppio; altri tre giorni dopo il doppio del doppio, e così via. È una misura diretta della rapidità del contagio“.
Fino a questo momento, con la variante Delta, il tempo di raddoppio era superiore alle due settimane. E questo rende l’idea di quanto la variante Omicron sia più contagiosa.
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In merito agli ospedali, inoltre, Vespignani ha lanciato un allarme per una possibile prossima esplosione dei contagi. L’indicazione “più controversa”, quando si parla di Omicron, è che “sia meno severa di Delta. Meno pericolosa, in parole povere”.
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“L’ipotesi – ha spiegato Vespignani – trova una sua ragione d’essere nella crescita delle ospedalizzazioni e dei decessi in Sud Africa, minore di quella che ci si attenderebbe”.
Invece, ha osservato l’esperto, “se il numero delle infezioni si gonfia a dismisura, anche un impatto percentualmente ridotto di casi gravi o semigravi può diventare significativo, e mettere sotto stress il sistema sanitario, ancora una volta. In altre parole, quel 30% di riduzione della severità, se confermato, rischia di essere assorbito rapidamente dal minore tempo di raddoppio”.