Covid, il vaccino è sicuro per i giovani? Risponde l'immunologo
L'immunologo Alberto Mantovani ha risposto ad alcune delle domande più diffuse tra i giovani. A partire dall'opportunità o meno di vaccinarsi
Fare il vaccino, se si è giovani, è sicuro? Su questo tema è intervenuto, ai microfoni del Corriere della Sera, l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e professore Emerito dell’Humanitas University a Milano.
Covid, il vaccino è sicuro per i giovani? Risponde l’immunologo
Tra le domande che si sente porre, una delle più frequenti è “Ho gli anticorpi anti-coronavirus alti, perché mi dovrei vaccinare?”, ha detto Mantovani.
Risposta: “La misura degli anticorpi nel sangue non può orientare la scelta della vaccinazione. Primo perché i test che li misurano sono diversi e non hanno la stessa affidabilità, secondo perché non dicono se questi anticorpi sono neutralizzanti, se sono in grado, cioè, di bloccare il virus”.
In sostanza, al momento non è possibile sapere se una persona sia o meno protetta nei confronti del virus.
Molti dei giovani dai 12 ai 19 anni allora si chiedono perché vaccinarsi, essendo giovani e correndo meno rischi rispetto agli adulti: “È vero, i ragazzi fra i 12 e i 18 anni, si ammalano poco e raramente hanno forme gravi. Però, ci sono un po’ di ‘però'”.
Per esempio, il fatto che in Italia siano stati segnalati “28 morti” in questa fascia d’età. All’ospedale San Gerardo di Monza sono stati ricoverati 4 adolescenti, sui 60 totali, finiti in terapia intensiva. Senza dimenticare il “long Covid, disturbi che colpiscono chi ha avuto la malattia e che si trascinano nel tempo come quelli legati alla memoria”.
Covid, quanto è protetto chi lo ha avuto? Risponde Mantovani
In sostanza, Mantovani ha sottolineato che il vaccino è come una cintura di sicurezza: “Non ci protegge al 100% se passiamo con il rosso. Quindi, non dimentichiamoci tutte le altre precauzioni, mascherina compresa”.
Per quanto riguarda invece chi ha avuto il Covid, l’immunologo ha spiegato che queste persone non sono protette poi così tanto: “Soprattutto fra gli anziani. Uno studio, firmato Pfizer, condotto su circa 44 mila individui fra i 12 e i 90 anni e pubblicato online, dimostra che, nelle persone anziane, la malattia dà una protezione da una nuova infezione, solo nel 47% dei casi“. Il consiglio quindi è quello di vaccinarsi con una dose.
Sul tema della terza dose, invece, “il problema riguarda le persone fragili, per esempio perché colpite da tumori del sangue, e che reagiscono poco ai vaccini. Cercheremo di dare risposte concrete con uno studio, che si chiama Vax4Frail, sostenuto dal ministero della Salute, e che ci vede partecipi come Istituto Humanitas, con altri partner come l’Istituto Tumori di Milano e il Regina Elena di Roma. I risultati dovrebbero arrivare entro l’estate”.