Vaccini, nuova stretta dell'Ue: le regole per bloccare l'export
La Commissione europea ha introdotto due nuovi criteri che ampliano la possibilità di bloccare l'esportazione dei vaccini dai Paesi Ue
La Commissione europea ha rivisto il meccanismo per l’autorizzazione all’esportazione dei vaccini, per limitare l’export e far fronte così ai problemi e alle lentezze della campagna vaccinale anti covid nei Paesi dell’Unione. Le nuove regole, subito in vigore, sono molto più stringenti di quelle approvate a gennaio e applicate finora in un solo caso, dall’Italia.
Il nuovo meccanismo ha introdotto due nuovi criteri da valutare per il via libera alle esportazioni, la “reciprocità” e la “proporzionalità“. Ampliando notevolmente la discrezionalità dei Paesi Ue nel decidere di bloccare le esportazioni.
In sostanza i Paesi membri dell’Ue potranno bloccare l’invio di vaccini o di componenti per la loro produzione verso Paesi che a loro volta non esportano i loro farmaci nell’Unione Europea, e verso i paesi le cui campagne vaccinali sono molto più avanti di quelle dei Paesi Ue. Le domande saranno valutate caso per caso.
“L’Ue è l’unico grande produttore dell’Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala in dozzine di Paesi. Ma le strade devono correre a doppio senso”, ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.
“Questo è il motivo per cui la Commissione europea introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità nel meccanismo di autorizzazione esistente dell’Unione. Dobbiamo garantire consegne tempestive e sufficienti di vaccini ai cittadini dell’Unione. Ogni giorno conta”, ha aggiunto.
L’obiettivo della stretta della Commissione è che le richieste di export non costituiscano una minaccia per la sicurezza dell’approvvigionamento per i 27 Paesi dell’Ue. L’iniziativa revoca l’esenzione per 17 Paesi, mentre i 92 Paesi a basso e medio reddito del Covax restano esclusi dal campo di applicazione dello strumento.
Le aziende dell’Unione “hanno esportato grandi quantità di prodotti coperti dal meccanismo di autorizzazione all’esportazione verso Paesi che hanno una grande capacità propria di produzione, mentre tali Paesi limitano le proprie esportazioni verso l’Unione per legge o tramite accordi contrattuali o di altro tipo conclusi con i produttori di vaccini stabiliti nel loro territorio. Questo squilibrio porta a carenze di approvvigionamento all’interno dell’Unione”, si legge nel regolamento appena approvato.
Dall’avvio del meccanismo Ue di autorizzazione all’export sono state accolte 380 richieste di esportazione verso 33 Paesi per un totale di circa 43 milioni di dosi. Una sola richiesta di esportazione non è stata accolta, quella bloccata dal governo italiano verso l’Australia.
Le nuove regole vanno a colpire soprattutto il Regno Unito, principale destinazione dell’export Ue con circa 10,9 milioni di dosi. Seguono Canada (6,6 milioni), Giappone (5,4 milioni), Messico (4,4 milioni), Arabia Saudita (1,5 milioni), Singapore (1,5 milioni), Cile (1,5 milioni ), Hong Kong (1,3 milioni), Sud Corea (1 milione) e Australia (1 milione).