Vaccini Covid, segnali positivi per la campagna: il punto
Emergono i primi segnali di un'accelerazione della campagna vaccinale in Italia, dopo settimane di tagli e ritardi
Rispetto all’impasse di un mese fa, la campagna vaccinale in Italia sembra essere sul punto di una svolta. Sebbene l’obiettivo di arrivare a 60 milioni di dosi somministrate entro giugno sembri ancora un miraggio lontano, dal momento che ora le somministrazioni sono circa 5 milioni e mezzo, alcuni segnali alimentano la speranza che nei prossimi mesi gran parte della popolazione italiana sarà immunizzata.
Il “segnale di fiducia” del premier Draghi
In primis, le parole del premier Draghi. In occasione della conferenza “Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere” tenutasi per la Giornata internazionale della donna, il presidente del Consiglio ha dichiarato: “La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana. Voglio cogliere questa occasione per mandare a tutti un segnale vero di fiducia“.
Un segnale che, nei fatti, si traduce in un potenziamento del piano vaccinale previsto nei prossimi giorni. I vaccini di Pfizer e Moderna saranno ancora utilizzati per gli over 80 e le persone appartenenti alle categorie più fragili, sulla base di quanto stabilito già dal governo precedente.
Qualche riserva, però, il microbiologo Andrea Crisanti ce l’ha: ad Agorà, l’esperto ha dichiarato che “bisogna promettere quello che si può fare” quindi “penso che non si debbano dare aspettative alle persone”, come la promessa di vaccinare 50-60 milioni di persone in tre mesi.
AstraZeneca anche agli over 65 in buona salute
Quanto al vaccino di AstraZeneca, il ministro Speranza ha dato l’ok anche per la somministrazione alle persone con più di 65 anni e in buona salute. Nella circolare del ministero della Salute si legge infatti: “Ulteriori evidenze scientifiche resesi disponibili non solo confermano il profilo di sicurezza favorevole relativo al vaccino in oggetto, ma indicano che, anche nei soggetti di età superiore ai 65 anni, la somministrazione del vaccino di AstraZeneca è in grado d’indurre significativa protezione sia dallo sviluppo di patologia indotta da Sars-CoV-2, sia dalle forme gravi o addirittura fatali di Covid-19″.
Finora, il vaccino di AstraZeneca è stato somministrato alle persone appartenenti al personale scolastico e universitario docente e non docente, le forze armate e di polizia, per i setting a rischio come penitenziari e luoghi di comunità e per il personale di altri servizi essenziali.
I ritardi dei primi mesi del 2021 hanno sollevato diverse polemiche e tensioni, soprattutto tra l’Europa e AstraZeneca, ma l’azienda ha promesso di recuperare nel secondo trimestre. Il primo segnale positivo si è osservato già l’8 marzo, quando sono state consegnate 684.000 dosi, cioè quelle previste e senza ulteriori tagli.
In arrivo anche il vaccino Janssen di Johnson & Johnson, ma c’è già un possibile ritardo
Un’altra spinta alla campagna vaccinale potrebbe arrivare con l’approvazione, attesa tra qualche giorno, del vaccino di Johnson & Johnson. Questo farmaco ha la caratteristica di riuscire a immunizzare le persone attraverso una singola dose; inoltre, si può conservare in un semplice frigorifero, il che faciliterebbe di molto sia la distribuzione che la somministrazione.
Ma proprio nelle scorse ore l’azienda ha fatto sapere all’Unione Europea che forse non riuscirà a consegnare 55 milioni di dosi per il secondo trimestre del 2021. Secondo quanto riferito da alcune fonti all’agenzia Reuters, infatti, Johnson & Johnson starebbe riscontrando alcune difficoltà nel reperire alcuni componenti del vaccino.
Dubbi sul vaccino Sputnik V, ma un’azienda italiana si porta avanti
Resta un’incognita il vaccino Sputnik V, sul quale l’Agenzia europea del farmaco nutre ancora alcune perplessità e dubbi circa l’efficacia. Ma nel frattempo, un’azienda italiana ha già siglato un accordo – il primo in Europa – per produrre in loco il farmaco russo.
Nella nota diffusa tramite il sito della Camera di Commercio italo-russa si legge: “La partnership permetterà di avviare la produzione già dal mese di luglio 2021, il processo produttivo innovativo aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno”.