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Tumori generazione Millennials e X, aumento dei casi per i nati tra 1965 e 2000: il motivo secondo i medici

Uno studio americano rivela l'aumento dei casi di tumore nella Generazione X e nei Millennials

Pubblicato:

Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Sono in significativo aumento i casi di tumore nelle generazioni più giovani. Un ampio studio realizzato dall’American Cancer Society (Acs) indica che la Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) e i Millennials (1980-2000) hanno un rischio maggiore di ammalarsi di cancro rispetto alle generazioni più anziane.

Generazione X e Millennials, tumori in aumento

L’incidenza dei tumori è in aumento nelle generazioni più giovani. Un preoccupante trend già evidenziato da tanti esperti a livello internazionale, ora confermato da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Public Health.

Si tratta di una ricerca condotta dall’American Cancer Society (Acs), che ha esaminato i dati di oltre 23 milioni di casi di cancro registrati tra il 2000 e il 2019.

Dallo studio è emerso che la Generazione X e i Millennials, ovvero i nati dal 1965 ai primi anni 2000, correrebbero un rischio maggiore rispetto alle generazioni precedenti di sviluppare 17 tipi di tumore.

Non solo l’incidenza, lo studio ha evidenziato anche l’aumento della mortalità in queste fasce d’età, in particolare per quanto riguarda i tumori del fegato (solo nelle donne), dell’utero, della cistifellea, dei testicoli e del colon-retto.

Lo studio nel dettaglio

Lo studio si basa sui dati di 23.654.000 diagnosi di tumore registrate nei database statunitensi (North American Association of Central Cancer Registries e US National Center for Health Statistics) nel periodo dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2019.

Sono stati presi in esame 34 tipi di cancro in pazienti di età compresa tra 25 e 84 anni. I ricercatori hanno quindi confrontato i tassi di incidenza e i dati sulla mortalità nelle diverse generazioni.

Dalla comparazione dei dati è emerso che i tassi di incidenza sono aumentati per ogni gruppo di nascita successivo dal 1920 per 8 dei 34 tipi di cancro.

In particolare, si legge nello studio, “il tasso di incidenza è stato circa due o tre volte più alto nella coorte di nascita del 1990 rispetto alla coorte di nascita del 1955 per i tumori del pancreas, del rene e dell’intestino tenue sia negli uomini sia nelle donne; e per il tumore al fegato nelle donne”.

Anche i tassi di mortalità sono aumentati nelle fasce d’età progressivamente più giovani insieme ai tassi di incidenza per il cancro al fegato (solo nelle donne), al corpo uterino, alla cistifellea, ai testicoli e al colon-retto.

I motivi, il parere degli esperti

“Questi risultati si aggiungono alle crescenti prove di un aumento del rischio di cancro nelle generazioni post-Baby Boomer”, afferma Hyuna Sung, epidemiologa dei tumori dell’Acs Surveillance & Health Equity Department e prima autrice della ricerca.

L’esperta ha sottolineato che “non abbiamo ancora una spiegazione chiara del motivo per cui stanno aumentando questi tassi di incidenza” nelle generazioni più giovani.

“Senza interventi efficaci a livello di popolazione, in futuro potrebbe verificarsi un aumento complessivo del carico di cancro, arrestando o invertendo decenni di progressi contro la malattia”, avverte Ahmedin Jemal, vice presidente dell’Acs Surveillance & Health Equity Department.

“Su tale aumento non sono ancora disponibili in Italia dei dati definitivi pubblicati, ma è un fronte sul quale stiamo lavorando insieme ai Registri Tumori”, ha detto all’Ansa Massimo Di Maio, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).

“Possiamo però dire – ha aggiunto – che nella pratica clinica molti oncologi stanno registrando casi di tumore tra i più giovani abbastanza frequentemente ed anche per neoplasie finora caratterizzate da una insorgenza in età più tarda”.

Secondo Di Maio “gli stili di vita sono cruciali per spiegare l’aumento registrato nei gruppi di età più giovane; molti esperti concordano nell’ipotizzare che l’aumento sia dovuto ad una diversa esposizione a fattori di rischio ambientali e comportamentali”.

Fonte foto: ANSA

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