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Tregua tra Ucraina e Russia, Putin prende tempo dopo Gedda: cosa può succedere e che ruolo ha l'Arabia Saudita

A Gedda, in Arabia Saudita, il sì dell'Ucraina ai negoziati con la Russia: Putin temporeggia, una pace è davvero possibile? L'analisi dell'esperto

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Il primo incontro fra le delegazioni di Ucraina e Usa, dopo quello avvenuto il 28 febbraio alla Casa Bianca tra Volodymyr ZelenskyDonald Trump, è andato in scena a Gedda, capitale dell’Arabia Saudita. Pur funestato alla vigilia dall’attacco di droni su Mosca, ha portato a un primo risultato: il sì di Kiev ai negoziati di pace immediati con Mosca. Vladimir Putin però prende tempo: una tregua è davvero possibile? Le sensazioni di Giuseppe Dentice, analista nell’Osservatorio Mediterraneo OSMED dell’Istituto per gli Studi politici S.Pio V, ai microfoni di Virgilio Notizie.

Verso i negoziati per la tregua tra Ucraina e Russia dopo l’incontro a Gedda

L’Ucraina ha accettato la proposta dell’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, giunto in Arabia Saudita per presentare un piano che prevede una tregua di 30 giorni, quindi un cessate il fuoco con la Russia.

Gli Usa, dal canto loro, “revocheranno immediatamente” la sospensione degli aiuti all’Ucraina e della condivisione di informazioni di intelligence, come chiarito nella dichiarazione congiunta delle due delegazioni.

zelensky bin salmanFonte foto: ANSA
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante l’incontro con il principe dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman Al Saud, a Gedda 

“Quanto prima” sarà anche sottoscritto un accordo per lo sfruttamento dei minerali nel territorio ucraino, ossia le terre rare che fanno gola a Trump.

Gli accordi commerciali e il ruolo dell’Arabia Saudita

Proprio gli aspetti commerciali avevano aperto l’incontro, in particolare tra Arabia Saudita e Ucraina, che hanno concordato sull’importanza di “un’azione congiunta per sviluppare il volume degli scambi”.

Dopo il vertice tra il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato diramato un comunicato congiunto:

“Le due parti (araba e ucraina, ndr) hanno espresso la loro determinazione a rafforzare i rapporti di investimento creando partnership economiche e di investimento in settori prioritari per entrambi i Paesi, tra cui il settore energetico, l’industria alimentare e le infrastrutture”.

La cooperazione riguarda “i settori del petrolio, del gas, dei loro derivati e del petrolchimico”.

Vladimir Putin prende tempo

Il prossimo passo sarà la discussione dei termini di una tregua sul campo con i rappresentanti del Cremlino, come ha chiarito il segretario di Stato americano, Marco Rubio, da Gedda: “Ora la palla per la tregua in Ucraina è nel campo della Russia”.

Nel frattempo, però, Vladimir Putin prende tempo e non esclude una telefonata “di alto livello” con gli Stati Uniti.

A riferirlo è stato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino: “Assumiamo che il segretario di Stato Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Walz ci informeranno nei prossimi giorni attraverso diversi canali dei negoziati che si sono svolti e degli accordi presi”.

L’intervista a Giuseppe Dentice

L’incontro tra il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sono iniziati affrontando questioni economiche e, in particolare, accordi commerciali tra i due Paesi. Perché?

“Sarebbe stato difficile immaginare un approccio differente, ossia prettamente diplomatico: l’Arabia saudita è diventato un attore influente nell’area, ma questa dimensione non è sufficiente per influenzare la dinamica del conflitto russo-ucraino. L’interesse di Kiev, infatti, è anche di poter immaginare un possibile scenario futuro, nel quale il paese sia pacificato e possa affrontare una ripresa economica. Quindi è normale che si punti anche accordi di natura commerciali per la ricostruzione del Paese”.

Che interessi ha, invece, l’Arabia nel diventare parte importante nella negoziazione, almeno in questo stadio?

“Sicuramente il business è importante anche per i paesi mediorientali, che da tempo puntano a diversificare le strategie economiche e commerciali. Non va comunque sottovalutata anche la componente politica dell’incontro, che ha a che fare con i rapporti con Mosca: negli ultimi anni il Cremlino ha intrecciato un dialogo con i paesi del Golfo, assumendo posizioni in taluni casi molto vicine a loro, in chiave anti-occidentale, dunque soprattutto anti americana. Non a caso queste posizioni sono diventate più evidenti dopo la pandemia Covid e hanno visto un forte allineamento tra la Russia e l’Arabia Saudita, soprattutto sul fronte energetico”.

Quale ruolo ha avuto, invece, l’America di Trump nella scelta di discutere del futuro dell’Ucraina proprio a Gedda?

“Si tratta di un interrogativo per il quale la risposta non è semplice, perché non è semplice immaginare i piani di Trump. Possiamo comunque intuire che le intese siglate a Gedda possano non essere sgradite a Trump per due motivi: una tregua sul versante russo-ucraino rappresenta un’opportunità di business, ma anche un minor impegno economico nella ricostruzione dell’Ucraina; da un punto di vista strategico e politico, invece, può riavviare il percorso per concludere i Patti di Abramo. Resta, comunque, un ostacolo che è rappresentato dalla posizione di Israele nel conflitto a Gaza. Uno dei principali motivi di frizione e resistenza alla firma degli accordi di normalizzazione con Tel Aviv è che Gedda è preoccupata dalla politica israeliana: non perché sostenga la causa palestinese, quanto perché non vuole un eccessivo rafforzamento (e dunque un predominio) israeliano nei già fragili equilibri nell’area”.

È plausibile che prevalga, quindi, la via “realistica” di un abbandono delle rivendicazioni dei territori persi dall’Ucraina, a vantaggio di una prospettiva di sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie del Paese. Che ruolo gioca o giocherà l’Europa?

“Purtroppo l’Europa continua a rimanere un attore secondario nello scenario internazionale o quantomeno in quei teatri nei quali, invece, ci si aspetterebbe in maggior ruolo. Le divisioni che erano già emerse con la precedente Commissione, specie sulla questione mediorientale ma non solo, continuano a rimanere. L’Ue ha ancora una sensibilità molto diversificata nelle questioni scottanti, compresa quella del futuro ucraino: nonostante sia il momento della sintesi, non si riesce ad assumere una posizione chiara. Questa difficoltà ha riflessi anche sul tavolo diplomatico, come si è visto nei giorni scorsi, con il ritorno di un interventismo francese, che rientra nel solco di uno storico attivismo di Parigi. Ma lo si è visto anche in Libano: nonostante i numerosi viaggi della premier Giorgia Meloni, la tregua con Israele alla fine è stata concordata da Macron, ancora una volta. Ora la Germania, che rappresenta l’altro attore principale europeo, ha una nuova leadership: bisognerà attendere per capire quali saranno le sue prossime azioni”.

putin-zelensky-tregua-russia-ucraina Fonte foto: ANSA
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