Trattativa Stato-mafia, Ingroia contro Napolitano: “Indagine incompiuta per volontà politica”
L’ex magistrato Ingroia ha rivelato dettagli sulla trattativa Stato-mafia, inerenti un’intercettazione tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino
Torna a parlare della trattativa Stato-mafia, nel corso di un’intervista, l’ex magistrato di Palermo Antonio Ingroia, che parla di “un’indagine incompiuta per volontà politica” e tira in ballo l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, interessato da alcune intercettazioni telefoniche insieme al politico Nicola Mancino.
- L’intervista ad Antonio Ingroia
- Le intercettazioni tra Napolitano e Mancino
- Ingroia, le intercettazioni di Napolitano e Berlusconi
L’intervista ad Antonio Ingroia
Nel corso di un’intervista rilasciata a La Verità, l’ex magistrato di Palermo, Antonio Ingroia, è tornato a parlare delle indagini sulla trattativa Stato-mafia, rivelando dei dettagli inerenti alcune intercettazioni telefoniche.
In particolare, Ingroia ha tirato in ballo nientedimeno che l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il politico Nicola Mancino, entrambi protagonisti di alcune intercettazioni telefoniche poi andate distrutte.
L’ex presidente del Senato Nicola Mancino, durante l’intervista nel corso della trasmissione “1/2h in piu”, nel 2018
Ingroia ha poi parlato della trattativa come di “un’indagine incompiuta per volontà politica”, accennando anche ad alcune “verità indicibili” che non sono però state chiarite, sottolineando che “se le sono portate nella tomba D’Ambrosio prima e Napolitano poi”.
Le intercettazioni tra Napolitano e Mancino
Quella delle intercettazioni tra Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica morto nel settembre 2023, e Nicola Mancino, politico oggi 92enne che nella sua carriera ha ricoperto importanti cariche istituzionali, è una storia che risale a più di dieci anni fa.
Nel 2012 Antonio Ingroia era uno dei pm dell’inchiesta “Trattativa Stato-Mafia” che avevano raccolto intercettazioni di conversazioni telefoniche tra Napolitano, allora presidente della Repubblica, e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, al tempo indagato dai magistrati della procura di Palermo per falsa testimonianza in merito alla sua deposizione nel processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano.
Napolitano incaricò l’avvocato generale dello Stato di rappresentare il Quirinale nel ricorso contro la Procura di Palermo per conflitto di attribuzione: e nonostante il ricorso alla Cassazione dei legali di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo nonché uno degli imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia, la richiesta della Presidenza della Repubblica venne accolta, e le intercettazioni tra Napolitano e Mancino vennero distrutte.
Ingroia, le intercettazioni di Napolitano e Berlusconi
Come chiarisce però l’ex magistrato nella sua intervista, ciò che all’epoca preoccupava Napolitano non era “il contenuto delle telefonate intercettate in sé, imbarazzanti per il presidente ma penalmente irrilevanti, bensì la minaccia costituita da quell’indagine che stava pericolosamente avvicinandosi a certi ‘segreti di Stato’ che andavano a tutti i costi difesi”.
Secondo Ingroia in quelle intercettazioni “c’erano più considerazioni di tipo politico istituzionale che argomenti giudiziari”, e tra queste anche diverse considerazioni su Silvio Berlusconi, che Napolitano avrebbe cercato di estromettere dalla politica, nonostante il Cavaliere premesse perché il presidente della Repubblica restasse al suo posto.
E di fronte alla domanda su una possibile interferenza di Napolitano con alcuni leader politici europei, in merito alla condivisione di informazioni che potevano danneggiare l’allora presidente del Consiglio (caduto poi effettivamente il 12 novembre 2011), Ingroia risponde: “Non posso smentire le sue deduzioni. Non è che ne ha discusso con Mancino?”.