Viktor Orban
Tutto su Viktor Orban, presidente dell’Ungheria che molti definiscono dittatore e populista. Chi è l’araldo dei sovranisti che spaventa l’Europa
Viktor Orban (nome completo Viktor Mihály Orbán) è il Ministro Presidente dell'Ungheria, figura omologa al Presidente del Consiglio italiano. Per Orban quello attuale è il quinto mandato.
Orban è il leader di Fidesz - Unione Civica Ungherese (Fidesz – Magyar Polgári Szövetség), un partito di destra conservatrice e illiberale, per esplicita ammissione.
Chi è Viktor Orban
Nato a Székesfehérvár il 31 maggio 1963, ha studiato Giurisprudenza all’Università Loránd Eötvös di Budapest, conseguendo la laurea nel 1987. Per un breve periodo si è trasferito nel Regno Unito per studiare Scienze Politiche a Oxford, ma ha interrotto gli studi dopo due anni per entrare in politica diventando guida del movimento studentesco Alleanza dei giovani democratici (Fiatal Demokraták Szövetsége).
Sotto la sua direzione l’Alleanza, poi divenuta il partito Fidesz, si è spostata dalla destra moderata verso posizioni più estremiste sposando retoriche populiste orientate verso la difesa dei confini, il contrasto alle mescolanze delle culture e delle etnie, l’euroscetticismo e il rifiuto dei tradizionali valori occidentali.
Orban è sposato con Anikó Lévai, avvocata e imprenditrice più volte indicata da Forbes fra le donne più influenti d’Ungheria. La coppia ha cinque figli: Rachel, Gáspár, Sarah, Róza e Flóra.
Tutti gli Orban sono cristiani: Viktor Orban è calvinista, il figlio Gaspar è pentecostale, il resto della famiglia è cattolico.
Viktor Orban premier dell’Ungheria
Orban è diventato premier ungherese per la prima volta dal 6 luglio 1998 al 27 maggio 2002. È successivamente stato eletto per quattro volte consecutive nel 2010, 2014, 2018 e 2022.
Nel corso dei suoi governi Orban ha adottato una politica fiscale conservatrice, con una forte enfasi sulla riduzione del debito pubblico e sulla riduzione delle tasse. Ha anche introdotto una serie di riforme economiche volte a rafforzare l'economia ungherese e ha assunto una posizione forte sull’immigrazione sostenendo che l'Ungheria deve proteggere i propri confini. Ciò ha portato a stringenti misure volte a limitare l'immigrazione. Ha anche sostenuto che l'Ungheria deve mantenere la sua identità culturale e religiosa.
Ecco, in sintesi, i mandati presidenziali di Viktor Orban:
Orban I - 6 luglio 1998 / 27 maggio 2002
Orban II - 29 maggio 2010 / 10 maggio 2014
Orban III - 10 maggio 2014 / 10 maggio 2018
Orban IV - 10 maggio 2018 / 24 maggio 2022
Orban V - 24 maggio 2022 / in corso
Orban dittatore
A livello europeo Orban viene considerato un interlocutore e un modello dai partiti di destra. Da sinistra, invece, gli aggettivi più spesso utilizzati per descrivere la sua politica sono xenofoba, islamofoba, omofoba, sovranista, autocrate, discriminatoria e filorussa.
Viktor Orban viene definito ‘dittatore’ dai suoi oppositori interni e dai critici esterni all’Ungheria e dall'Ue per via della lunghezza della sua permanenza al potere e per il carattere espressamente illiberale delle sue posizioni politiche.
“Dobbiamo abbandonare i metodi e i princìpi liberali nell’organizzazione di una società. (…) Stiamo costruendo uno stato volutamente illiberale, uno stato non liberale. (…) I valori liberali dell’Occidente oggi includono la corruzione, il sesso e la violenza”.
Queste frasi estrapolate da un discorso tenuto a luglio 2014 esprimono il manifesto politico di Viktor Orban, che anziché guardare all’Unione europea strizza l’occhio a stati autoritari e illiberali come Cina, Russia e Turchia, da lui considerati il modello di società del futuro.
Ungheria e Unione europea
L’Ungheria è entrata nell’Europa unita il 1° maggio del 2004 quando, con l’ultimo allargamento dell’Unione, si vide l’ingresso di 10 nuovi Stati.
Quello fra Ungheria e Ue è un rapporto difficile e conflittuale, tanto che a settembre 2022 il Parlamento europeo ha definito il Paese “un regime ibrido di autocrazia elettorale”. Quindi una via di mezzo fra una democrazia e una dittatura. O, in altre parole, un autoritarismo travestito da democrazia.
L’Europa considera il governo ungherese una minaccia alla coesione comunitaria e il governo ungherese considera l’Europa una minaccia ai valori tradizionali della Nazione.
Più volte, con fatti e con parole, Orban ha mostrato disprezzo per l’articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, secondo il quale “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
I rapporti tesi fra il governo di Orban e l’Ue hanno più volte portato al rischio di un taglio ai fondi comunitari destinati all’Ungheria.
Nel mirino dell’Europa i diritti delle persone LGBT, il diritto all’aborto, i diritti dei migranti e delle minoranze, la parità di genere, il libero associazionismo, la libertà d’espressione e di insegnamento, il pluralismo dei media ma anche la mancanza di leggi adeguate contro corruzione, conflitti d’interesse e indipendenza della magistratura.
Orban ha dapprima denigrato il rapporto europeo che definiva l’Ungheria come un paese non democratico: “Il Parlamento europeo già due-tre volte ha adottato simili documenti di condanna dell'Ungheria. Prima pensavamo che avessero una qualche importanza, ma ora vediamo che si tratta di una barzelletta”.
Poi però i ripetuti scontri con L’Unione hanno spinto l’Ungheria verso parziali aperture che hanno portato all’annuncio di 17 riforme legislative come, ad esempio, una nuova legislazione anticorruzione. Il tutto al fine di salvare le sovvenzioni europee.
A dicembre 2022 l’Europa è tornata alla carica, sostenendo l’insufficienza delle misure messe in atto dall’Ungheria e minacciando nuovamente lo stop all’erogazione dei fondi.
Alla base del braccio di ferro c’è infatti il meccanismo di condizionalità, che lega l’erogazione dei fondi al rispetto degli standard minimi di democrazia.
Il difficile rapporto fra Europa e Ungheria nasce anche dallo statuto europeo che, sulle materie più importanti, richiede voti all’unanimità. L’Ungheria ha più volte fatto mancare il suo voto, facendo saltare importanti iniziative, come ad esempio lo stanziamento di 18 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina nel dicembre 2022.
Orban e il sovranismo
Uno dei pilastri dell’Unione europea è la cessione di sovranità nazionale che gli Stati aderenti offrono all’Ue e, di conseguenza, il fatto che le indicazioni comunitarie possano orientare le politiche nazionali.
Viktor Orban, da sovranista, rifiuta questo modello e lo ribalta.
“Non abbiamo bisogno di una politica comune europea sui migranti, e non abbiamo bisogno di un'agenzia comune europea per i migranti, perché porteranno soltanto caos, difficoltà e sofferenza”, disse ad esempio Orban nel 2015. Negli stessi anni, mentre l’Europa cercava soluzioni umanitarie e politiche, il premier ungherese invocava la costruzione di muri e interventi militari per fermare l’immigrazione.
Ciò che l’Europa teme sopra ogni cosa è che l’Unione possa essere indebolita dall’interno da quell’asse sovranista che vede in Viktor Orban un perno che negli anni ha trovato varie sponde: Mateusz Morawiecki in Polonia, Marine Le Pen in Francia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in Italia, Janez Jansa in Slovenia, Jimmie Åkesson in Svezia e Santiago Abascal in Spagna, per citarne alcuni.
Orban e Putin, un rapporto ambiguo
Alcuni osservatori hanno definito Viktor Orban come il cavallo di Troia di Putin in Europa. Orban, da parte sua, non ha mai fatto mistero di apprezzare il pugno di ferro con il quale il presidente russo governa il suo Paese.
E sulla questione ucraina Orban ha espresso posizioni ambigue: allo scoppio della guerra l’Ungheria ha approvato le sanzioni europee mentre, come detto, a dicembre 2022 ha posto il veto sugli aiuti all’Ucraina.
Se da una parte Orban prova ammirazione per i metodi putiniani e ha più volte utilizzato la vicinanza a Putin per mettere in discussione i valori occidentali più progressisti, dall’altra parte non ha mai messo in discussione l’adesione alla Nato, definita addirittura “pietra angolare della sicurezza dell'Ungheria” all’articolo 14 della nuova Strategia di sicurezza nazionale approvata nel 2020.