Strage di Buffalo, il killer si è ispirato all'italiano Luca Traini: la confessione dell'assassino neonazista
Payton Gendron, il killer di Buffalo, è stato arrestato dopo aver ucciso a sangue freddo 10 persone in un supermercato. Se da un lato il massacro riapre il dibattito sulle armi e sulla necessità dei social media di sorvegliare i contenuti che viaggiano sulle loro piattaforme, visto che Gendron avrebbe iniziato a pensare all’attentato venendo radicalizzato su 4Chan durante il lockdown, dall’altro questa vicenda tocca anche l’Italia. Il killer, infatti, ha confessato di essersi ispirato a Luca Traini, autore dell’attacco razzista di Macerata del 2018 contro degli immigrati.
Chi è Luca Traini
Il 3 febbraio 2018, a Macerata, una persona inizia a sparare in pieno centro mentre è al volante della sua auto. Obiettivo: persone di colore.
I proiettili finiscono su negozi ed edifici, vengono ferite 6 persone ma per fortuna non si registrano vittime.
L’autore della sparatoria è Luca Traini, ex candidato della Lega: nel 2017 si era presentato al voto a Corridonia (comune di 15 mila abitanti in provincia di Macerata), prendendo zero preferenze.
Un suo amico lo aveva definito come una persona vicina a Forza Nuova e CasaPound.
Dopo la sparatoria è sceso dall’auto, si è tolto il giubbotto e, con indosso una bandiera tricolore sulle spalle, è salito sui gradini del monumento a Caduti: voltatosi verso la piazza ha fatto il saluto fascista, prima di essere bloccato dai carabinieri. Al momento dell’arresto ha ammesso di essere l’autore del ferimento degli immigrati. Nel marzo 2021 è stato condannato dalla Cassazione a 12anni di reclusione per strage: oggi ha 32 anni.
Cosa ha detto Gendron su Traini
Nel suo manifesto di 180 pagine, Gendron afferma che la “teoria critica della razza è un’invenzione degli ebrei per mettere in pericolo i bianchi“.
Fa riferimento a Dylan Roof, il killer che ha ucciso sei afroamericani in una chiesa in South Carolina, ma anche a Brenton Tarrant, autore della strage in Nuova Zelanda.
In un passaggio cita anche Traini.
Gendron e il legame con il battaglione Azov
Nel manifesto spicca poi un particolare abbastanza inquietante: spunta una versione alterata del Sole nero, simbolo nazista usato anche in uno degli stemmi del battaglione Azov.
Si tratta di un’icona che ricorda un sole e una ruota, usata nella Germania nazista e da altri gruppi neonazisti.
A spiegare la vicenda, con alcuni tweet, il caporedattore di Meduza, testata indipendente russa: si chiama Kevin Rothrock e, secondo lui, anche il battaglione Azov, nonostante abbia dismesso lo stemma ormai da sette anni, continua ad adottarlo su alcune uniformi.