Luca Traini, confermata la condanna a 12 anni
La Corte d'Assise si è espressa in relazione al raid in cui Traini ferì sei migranti a Macerata
Confermata in appello la condanna a 12 anni per Luca Traini. Il processo, come riporta Ansa, si è tenuto a porte chiuse con rito abbreviato davanti alla Corte d’Assise d’Appello. L’uomo, lo scorso anno, ferì a colpi di pistola sei migranti a Macerata, danneggiando anche negozi ed edifici tra cui la sede del Partito Democratico.
Uscendo dall’aula accompagnato dai poliziotti, Luca Traini ha commentato: “Mi aspettavo la condanna per strage, ora aspetto la verità anche per Pamela, Osegale non può aver fatto tutto da solo”.
Giancarlo Giulianelli, il legale di Traini, aveva chiesto per il suo assistito i domiciliari con il braccialetto elettronico. La Procura, invece, aveva sostenuto la conferma della sentenza di primo grado.
Detenuto nel carcere anconetano di Montacuto, Traini era arrivato in tribunale con il furgone della polizia penitenziaria scortato dagli agenti vestito con giacca nera, camicia bianca e jeans. Il suo difensore, prima dell’udienza, oltre alla rinnovazione della perizia psichiatrica per l’imputato, aveva sostenuto per Traini la non configurabilità del reato di strage, l’assenza dei motivi razziali e l’applicazione delle attenuanti generiche.
La strage del 3 febbraio 2018
Secondo la ricostruzione dei fatti, Luca Traini il 3 febbraio del 2018 avrebbe ferito sei persone, tutti migranti di origine sub-sahariana dai 20 ai 32. Sarebbe partito da Tolentino per poi scendere dall’auto con il tricolore legato al collo e avrebbe fatto il saluto romano prima di gridare “Viva l’Italia” davanti al monumento ai Caduti.
In seguito, si arrese alle Forze dell’Ordine. A casa sua furono rinvenuti elementi riconducibili all’estrema destra, tra cui una copia del “Mein Kempf” di Hitler e una bandiera con una croce celtica.
Secondo alcuni, Traini conosceva una ragazza, Pamela Mastropietro, vittima di un episodio di cronaca nera che vedeva coinvolto un migrante e che il suo gesto fosse una vendetta. Traini dichiarò che le sue intenzioni iniziali erano di recarsi in tribunale per uccidere Innocent Oseghale, il nigeriano arrestato con l’accusa di omicidio della ragazza.