Stop AstraZeneca, cosa succede ora alla campagna vaccinale
Con lo stop al vaccino AstraZeneca per gli under 60 la campagna vaccinale rischia una battuta d'arresto
Lo stop al vaccino AstraZeneca per le persone al di sotto di 60 anni di età, comprese quelle che avevano già ricevuto la prima dose, ha catalizzato l’attenzione dei media negli ultimi giorni, dopo la morte della 18enne a Genova. Ma quale sarà l’impatto sulla campagna vaccinale, ora che mancano all’appello 26 milioni di italiani che devono ancora ricevere la prima dose e altri 13,6 milioni a cui spetta la seconda dose?
Le prossime tappe della campagna vaccinale
Sono 900mila quelli che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca e ora faranno la seconda con Pfizer o Moderna, avendo meno di 60 anni, secondo le indicazioni del ministero della Salute. A questi si aggiungono tutti gli italiani che devono ancora completare il ciclo vaccinale e quelli che non l’hanno ancora nemmeno iniziato.
Il commissario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo, aveva previsto il raggiungimento dell’immunità di gregge entro settembre; un traguardo che rischia di slittare a causa delle nuove direttive di somministrazione per il vaccino AstraZeneca.
Come riporta l’Ansa, fonti del governo hanno però fatto sapere che “la campagna vaccinale italiana procederà con la stessa intensità di prima”, vista “l’ampia disponibilità” di “oltre 55 milioni di dosi Pfizer e Moderna” in arrivo entro il terzo trimestre.
Figliuolo: “Non faccio fosche previsioni ma se ci sono altri intoppi non ce la faremo”
Tuttavia lo stesso Figliuolo ha espresso qualche perplessità: “Se si fa un piano che poggia su 4 gambe, più una che poteva essere Curevac, e se poi una di queste gambe viene azzoppata o limitata, è chiaro che tutti i piani si rivedono. Non faccio fosche previsioni, sono convinto che a settembre chiudiamo, ma se dovessimo aggiungere un’altra platea, ad esempio 6-15 anni, se Curevac non arriva e se ci sono altri intoppi è chiaro che non ce la faremo”.
Il rischio di una frenata potrebbe sì essere ammortizzato dalle forniture in arrivo dei vaccini a mRna; ma che ne sarà di quelle in disavanzo di AstraZeneca e Johnson & Johnson? Secondo le stime, se entro il terzo trimestre arriveranno tutte le dosi previste di Pfizer e Moderna, milioni di dosi degli altri due vaccini rimarranno inutilizzate o redistribuite tra i Paesi Covax.
Le prossime forniture di vaccini e le incognite CureVac e Johnson & Johnson
Nello specifico, ecco i dettagli sulle prossime dosi in arrivo forniti dal commissario Figliuolo al Cts: 7,2 milioni di dosi di vaccini a mRna (5,8 di Pfizer e 1,4 di Moderna) entro la fine di giugno; 45 milioni di dosi previste entro il terzo trimestre (31 di Pfizer e 14 di Moderna) per un totale di 52,2 milioni.
Con l’approvazione di CureVac, che potrebbe arrivare entro le prossime settimane, entro settembre all’Italia spetteranno altri 6,5 milioni di dosi, per un totale di 58,7 milioni di dosi di vaccini a mRna, appena sufficienti a raggiungere l’immunità di gregge e ridurre al minimo la circolazione del virus.
Il 10 maggio Figliuolo aveva scritto al Cts che “il fabbisogno di vaccini a mRna risulta superiore al previsionale delle forniture”, un aspetto ancor più pressante dopo lo stop ad AstraZeneca e la conseguente necessità di far confluire parte dei vaccini a mRna verso la fascia under 60.
Rappresenta un caso a parte il vaccino Janssen di Johnson & Johnson che, pur essendo a vettore virale come AstraZeneca, non ha subito la stessa sorte: questo perché in Italia le somministrazioni del vaccino monodose sono appena 1,7 milioni, e i casi di reazioni gravi si sono rivelati molto rari, non permettendo dunque di “trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio”.