Sileri: "Così ho sconfitto il virus e vi dico quando ne usciremo"
INTERVISTA ESCLUSIVA Il vaccino, 'la Fase 2' e la sua esperienza personale con il virus: il viceministro Pierpaolo Sileri a Virgilio Notizie
L’emergenza coronavirus è ancora alta ma ci sono segnali positivi. L’attenzione è ora puntata sulla ‘Fase 2’, ovvero il graduale ritorno alla normalità. Noi di VirgilioNotizie abbiamo intervistato Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute nel Governo Conte, risultato positivo al virus, ora guarito.
Il 24 marzo ha annunciato – in seguito ai due tamponi negativi, come da protocollo – la sua negatività al Covid-19. Ad una settimana di distanza, come si sente?
“Molto meglio, grazie. Sono passate più di due settimane ormai, sto recuperando anche olfatto e gusto, che avevo perso durante la malattia, e ho ripreso a pieno ritmo l’attività istituzionale”.
Le va di raccontarci i suoi giorni di convivenza con questo ospite sgradito? Qual era il pensiero più ricorrente?”
Essendo un medico, fin da subito, ho cercato di avere un approccio lucido e di ancorarmi all’aspetto sintomatologico con più scientificità possibile. Anche nei momenti in cui sono stato preoccupato, ho cercato di mantenere la calma, di tracciare una memoria dei sintomi, di misurare alcuni parametri per avere capacità di intervento, qualora ve ne fosse bisogno. Tutte azioni che un paziente affetto da Covid-19 potrebbe non saper fare, perché non è un medico: per questo è importante che i medici del territorio seguano coloro che sono in isolamento domiciliare. E che la medicina territoriale sia rafforzata ovunque ve ne sia bisogno: questa è una battaglia che non si combatte solo negli ospedali”.
In queste settimane abbiamo imparato un po’ tutti noi a convivere con la paura di un nemico sconosciuto, che ha rivoluzionato le nostre vite, le nostre abitudini, in molti casi anche il nostro lavoro. A che punto siamo, Dott. Sileri: abbiamo già raggiunto il fatidico picco?
“Lo abbiamo raggiunto anche se non è un vero e proprio picco, il termine può ingannare. É il cosiddetto plateau: detto meno elegantemente è un pianoro, un andamento lineare e stabile della curva dei contagi che, giunto a una certa “altezza”, ci consente di dire che stiamo controllando il picco e anche che ci sono picchi diversi in tutto il Paese. Al tempo stesso, per seguire l’evoluzione del virus, dobbiamo andare a tracciare il picco dei contagi dei giorni scorsi, il 31 marzo, per ipotizzare che possano esserci ancora dei rialzi nei decessi”.
Lei crede – come sostengono alcuni – che il virus fosse in circolazione da ben prima di quel 18 febbraio a Codogno?
“Credo che il virus fosse in circolazione da prima del 18 febbraio ma su questo mancano ancora dei dati, che ho chiesto e su cui saremo in grado di fare delle analisi più specifiche, non appena disponibili”.
Il Ministro Speranza ha annunciato che “fino al vaccino, per un periodo non breve, dovremo evitare “l’esplosione di nuovi focolai”. Contemporaneamente nelle ultime ore si parla molto del caso Hong Kong, dove a seguito dell’allentamento delle misure restrittive, è arrivato un nuovo secondo picco di contagi. Come possiamo evitare che anche qui in Italia si verifichi un caso simile?
“Con le restrizioni ancora per un po’ di settimane e con una mappatura dei positivi ancora più attenta, oltre a un’attenta ricognizione sul territorio tramite medici competenti, possiamo e dobbiamo evitare una riattivazione dei contagi. In questa fase, tuttavia, siamo ancora nella condizione di necessità di ridurre i contagi. Quando avremo dati maggiormente esaustivi sulla riduzione della diffusione sapremo come organizzare la riapertura e quindi istituire misure per prevenire nuovi contagi. É un percorso complesso, serve molta attenzione”.
Le mascherine, per esempio: come si faranno a fornire a tutti i cittadini?
“Stiamo incrementando di ora in ora la produzione e la distribuzione delle mascherine, mano a mano sasaranno rifornite anche le farmacie in cui potranno essere acquistate a un prezzo maggiormente contenuto anche dai cittadini, evitando le speculazioni che abbiamo visto in questi giorni. Abbiamo un accordo per 180 milioni di mascherine e mentre parliamo ne stanno arrivando delle altre. La fase 2 sarà necessariamente gestita con le mascherine ma questo non vuol dire che non debba essere rispettata la distanza fisica: le mascherine chirurgiche non proteggono dal virus se non manteniamo la distanza”.
Personalmente, in che tempi pensa arriverà il vaccino?
“È da gennaio che in Cina si sta lavorando sul vaccino e il tempo necessario, si è detto più volte, sono 12-18 mesi. Credo che in questo caso, per come stanno procedendo le ricerche scientifiche sul Covid-19, il vaccino arriverà prima dei 18 mesi e mai come ora c’è stata una spinta alla condivisione delle informazioni da parte dei ricercatori. Il vaccino è l’unica misura in grado di garantirci contro il virus, quindi un’accelerazione accorta, con il rispetto di tutte le regole, può essere d’aiuto”.
Nel frattempo, come dovranno cambiare i nostri comportamenti anche quando pian piano torneremo alla normalità?
“Dovremmo fare come i Paesi asiatici: dal punto di vista della rapidità decisionale, dell’alta tecnologia per il controllo dei contagiati e dei loro contatti, e sempre nell’osservanza delle regole sul distanziamento fisico da parte della popolazione. Tutto questo calandolo nel nostro Paese, adattandolo al contesto e forforzando lo status quo dove serve ma sempre declinandolo al rispetto delle regole. Perché se così non fosse perderemmo la più grande delle battaglie: il rispetto dei diritti dell’individuo. Se la tecnologia non ci rende migliori allora significa che stiamo sbagliando qualcosa”.
Avete già pensato a un possibile calendario delle riaperture?
“Ci stiamo lavorando, dopo Pasqua il quadro sarà più chiaro”.
Si è parlato in questi giorni di possibili revoche alle restrizioni, per esempio nel caso di bambini autistici.
“Nel caso di persone e bambini autistici, come nel caso di disabilità, l’uscita per le cure, le terapie e la socialità – con le dovute accortezze – rappresenta uno stato di necessità. Mi sono fatto carico da subito di questo aspetto e verrà considerato in ogni circostanza di controllo sul territorio”.
Mi permetta – per salutarci con un po’ di ottimismo – una domanda personale: quale sarà la prima cosa che farà, quando tutto sarà finito?
“Porterò un bel ramo del glicine, che cresce nel mio balcone, a mia mamma e l’abbraccerò. Ricordandomi di quando guardavo quel glicine fiorire da malato e soffrivo nell’ascoltare il bollettino giornaliero dei morti”.