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Scuola, Valditara propone ai docenti stipendi con differenziazione regionale: cosa significa e la polemica

Critiche al ministro Valditara per la proposta sulla differenziazione regionale degli stipendi dei docenti

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Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara attira a sé numerose critiche dopo le parole dette nel corso di un incontro voluto da PwC e Gedi. Da parte del titolare del dicastero dell’Istruzione, infatti, è arrivata la proposta di una differenziazione regionale degli stipendi dei docenti, idea che non è piaciuta all’opposizione che ha gridato alla discriminazione territoriale.

La proposta sulla differenziazione regionale degli stipendi

Nel corso del suo intervento, il ministro Valditara ha lanciato una nuova proposta sulla scuola per avere nuove forme di finanziamento, anche privato, per coprire gli stipendi dei professori. La retribuzione dei docenti, secondo il ministro, potrebbe quindi subire una differenziazione regionale perché “chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più“.

Comunque, osserva, anche con l’autonomia differenziata “non credo che il contratto nazionale verrà toccato”. Gli insegnanti “devono essere in numero sufficiente, avere una preparazione adeguata e garantire la continuità educativa. Lanceremo un importante reclutamento”.

Scuola, Valditara propone ai docenti stipendi con differenziazione regionale: cosa significa e la polemicaFonte foto: ANSA

Cosa significa differenziare regionalmente gli stipendi

Ma cosa significa, in parole povere, la proposta del ministro Valditara? Dopo un 2022 di crisi economica inaspettata, conseguente allo scoppio della guerra in Ucraina, il caro vita ha portato gli italiani a stringere i denti da Nord a Sud, anche se il costo della vita tra le città del Settentrione e quelle del Meridione è ben diverso.

Sulla base di questa idea, infatti, il ministro ha voluto proporre compensi equi al costo della vita per i docenti, con un professore di Milano che potrebbe quindi prendere di più rispetto a un suo collega di Palermo. Da sempre nota la differenza del costo della vita, per Valditara sarebbe quindi arrivato il momento di pensare a stipendi diversi da Nord a Sud in base alla localizzazione dell’impiego (qui vi abbiamo parlato della maturità 2023).

Tutti contro Valditara

L’eventuale aumento di stipendi su base regionale non è piaciuta a molti. I primi a puntare il dito sono stati i capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera, Luca Pirondini e Anna Laura Orrico, che hanno definito la scuola voluta da ministro come “quella delle disuguaglianze“. “Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico”, si legge nella nota del M5s.

“Il disegno di Valditara ci inquieta: il suo piano è esattamente quello che gli contestammo in Parlamento e le sue parole ci stanno dando ragione” hanno concluso. Parole che sono state prese al balzo dal Pd, con la presidente dei senatori Simona Malpezzi che ha sottolineato che si tratterebbe di una scelta molto grave che potrebbe andare a creare “insegnanti di serie A e di serie B“.

Presidi e Zangrillo appoggiano l’idea

Diverse, invece, le valutazioni dell’Anp Lazio e del ministro della PA Paolo Zangrillo. Il presidente dell’Anp Lazio Mario Rusconi ha infatti sottolineato che “l’idea degli stipendi differenziati per il personale della scuola mi sembra che sia realistica perché nasce dal divario molto forte che esiste nel tenore di vita fra Nord e Sud d’Italia”.

Zangrillo invece si dice d’accordo con la proposta di Valditara in quanto “dobbiamo considerare quella retributiva una leva importante su cui lavorare per riconoscere capacità ed esperienze alle persone che lavorano nelle nostre strutture”.

valditara Fonte foto: Ansa
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