Scontro magistratura-Governo, la reazione del presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia: "Accuse pesantissime"
Il numero uno dell'Associazione nazionale magistrati replica alle accuse di Palazzo Chigi sui casi Delmastro e Santanchè: si alza lo scontro sulla giustizia
L’Associazione nazionale magistrati rompe il silenzio e replica alla nota di Palazzo Chigi sui casi Delmastro e Santanchè. Lo fa attraverso la voce del presidente Giuseppe Santalucia che parla di “delegittimazione” e definisce quella lanciata da fonti della presidenza del Consiglio “un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura”. In un intervento al Comitato direttivo dell’Anm il togato respinge con durezza i riferimenti di una magistratura politicamente schierata da parte del Governo e risponde anche allo “sconcerto” manifestato da fonti del ministero della Giustizia.
Lo scontro tra Governo e magistratura
“La magistratura come istituzione nell’esercizio sue funzioni viene accusata di interferenza. È un attacco pesantissimo, insidioso, soprattutto perché anonimo – ha detto Santalucia nel suo discorso all’Anm – Pensavo che sarebbe arrivata una smentita, invece dopo la prima nota di palazzo Chigi il giorno dopo ne arrivano due dal ministero della Giustizia che intervengono sui fatti che avevano fornito l’occasione alla nota di agenzia del giorno prima”.
Il presidente dell’Anm Giusppe Santalucia
Il presidente dell’associazione dei magistrati fa riferimento alle accuse provenienti da “non meglio precisate fonti governative” rispetto alle vicende legate al sottosegretario Andrea Delmastro e della ministra del Turismo Daniela Santanchè.
Una nota di Palazzo Chigi diffusa nella giornata di giovedì 6 luglio nella quale si contesta l’operato della magistratura nei due casi affermando che “è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”.
Alle dichiarazioni non firmate arrivate dalla presidenza del Consiglio sono seguite anche due note da parte di fonti del ministero della Giustizia, che proprio alla luce dei due casi giudiziari che stanno mettendo in difficoltà il Governo evoca la riforma. Dal dicastero di via Arenula è arrivato lo “sconcerto e il disagio“, in particolare sul caso Santanchè “per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato”.
La replica di Santalucia
“Non credo che il ministero della Giustizia debba manifestare sconcerto – ha detto Giuseppe Santalucia, riportato da ‘Repubblica’ – ma avendo in mano i poteri ispettivi può attivarsi chiedendo una relazione agli uffici, ma di certo deve evitare che lo sconcerto diventi pubblico e collettivo, indaghi le responsabilità del singolo e proceda”.
“La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza, il nostro silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire con fermezza a una politica muscolare rivolta a un’istituzione di garanzia. Sarebbe un arretramento e noi non arretriamo quando si tratta di difendere i valori della Costituzione” ha aggiunto ancora il presidente dell’Anm.
La riforma della Giustizia
“Il sospetto – ha aggiunto ancora Santalucia – è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema” ma come “una misura di punizione nei confronti della magistratura“, ha sottolineato il presidente dell’Anm chiedendo con “umiltà” al governo e alla maggioranza “di cambiare passo: non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo”.
Sul tema come riportato dal ‘Corriere della Sare’, Giorgia Meloni si sarebbe espressa così parlando con i collaboratori più stretti: “Chi spera di poter mettere in discussione il governo sarà deluso. Io non posso impedire che cerchino di farci cadere, ma il tentativo non arriverà in porto. Andremo avanti con le riforme perché le ritengo necessarie per il bene del Paese, a cominciare da quella della giustizia”.